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Bucarest, monumenti di una volta

Come qualsiasi città in via di trasformazione, Bucarest ha cambiato costantemente aspetto a cominciare dalla prima metà del 19-esimo secolo.

Bucarest, monumenti di una volta
Bucarest, monumenti di una volta

, 14.05.2017, 17:14

Come qualsiasi città in via di trasformazione, Bucarest ha cambiato costantemente aspetto a cominciare dalla prima metà del 19-esimo secolo. Città piuttosto orientale fino intorno all’anno 1800, senza monumenti pubblici importanti, Bucarest era considerata dai viaggiatori stranieri, come si può vedere anche nei dipinti dell’epoca, una città precaria dal punto di vista dell’abitazione e del tenore di vita. I monumenti di Bucarest non erano quelli che vediamo noi oggi. A cominciare dal 19-esimo secolo, ciascuna generazione ha imortalato i momenti storici importanti e le personalità in monumenti pubblici. Molti di quelli descritti da Cezar Petre Buiumaci del Museo del Municipio di Bucarest non ci sono più, ma il loro ricordo mostra la trasformazione di Bucarest da un piccolo borgo orientale in una città con aspirazioni di capitale europea: “Nella Pizza della Vornicia, laddove oggi c’è il Museo delle Collezioni d’Arte su Calea Victoriei, il 23 giugno 1848 fu collocata la statua della Romania liberata, realizzata dall’artista Constantin Daniel Rosenthal e descritta nel quotidiano “Pruncul român / Il bambino romeno” come segue: il monumento rappresenta una Fama togata e coronata di allori sui capelli folti, sparsi sulle spalle, e le si vedono ancora ai polsi pezzi delle catene che l’avevano fino allora incatenata. Con una mano tiene un bastone crucigero, con l’altra, la bilancia, simboli delle fede e della giustizia. Con un piede calpesta i nemici rappresentati da un serpente. Questa prima statua resistette per soli 5 giorni perché Emanoil Băleanu, luogotenente del principe, temendo un possibile intervento russo-turco, dichiarò reinstaurati i Regolamenti organici e la distrusse. Nel giornale “Il bambino romeno”, C.A. Rosetti descriveva così l’azione: “la statua rappresentante la “Romania liberata”, con il simbolo della giustizia e del cristianesimo, la bilancia e la croce, fu abbattuta per ordine del signor Emanoil Băleanu che nel commettere questo atto di vandalismo utilizzò parole talmente cattive e orrende che la nostra penna si rifiuta di contaminare la carta. Allo stesso modo fu abbattuto anche il piedistallo, “che si trovava lì, senza rispetto per la proprietà.” Così il monumento, che sarebbe dovuto durare un’eternità, ebbe un’esistenza effimera.”



Calea Victoriei / La Via della Vittoria di oggi oppure il Ponte di Mogoşoaia, come era chiamata all’epoca, fu per molto tempo il principale luogo in cui furono eretti monumenti pubblici a Bucarest. Cezar Petre Buiumaci: “Di fronte al neo-erretto Auditorium troviamo “La Colonna con aquila” di Storck, spostata nel 1890 dal sindaco Pache Protopopescu in una piazzetta del nuovo viale, dove rimase per poco tempo, perché nel 1903 vi fu scoperta la statua di Rosetti. Davanti all’edificio dell’Auditorium, da dove era stata spostata la “La Colonna con aquila”, furono collocati, per un breve periodo, “Gli atleti” di Boucher, sostituiti con la statua di Eminescu e spostati su Calea Victoriei, all’incrocio con la Chiesa Amzei. “La Colonna con aquila” arrivò nella Piazza Regina Maria dove rimase fino al terremoto del 1977 quando si rovinò e alla fine andò persa. Il Giardino dell’Auditorium aveva dei monumenti a sinistra e a destra che furono traslocati, ad un certo momento, a Cişmigiu, e in quell’occasione la statua di Ienăchiţă Văcărescu venne smarrita.”



Il museografo Cezar Petre Buiumaci ha descritto come si è modificato uno dei luogo emblematici della Calea Victoriei di oggi, la Piazza del Piaţa Tricolore: “Su Calea Victoriei, al posto del monastero Sărindar, venne allestita in occasione della visita dell’imperatore Francesco Giuseppe nel 1896, la cosiddetta Fontana della Pace, detta anche Fontana Sărindar, molto bella, ma che purtroppo, a causa del materiale di scarsa qualtià di cui era stata fatta, si rovinò e scomparì. Poco dopo vi fu costruito il Circolo Militare e ulteriormente la municipalità decise di ricordare la Fontana Sărindar e vi allestì un’altra fontana che si può vedere anche oggi, nella cosiddetta Piazza del Tricolore.”



Anche l’Arco di Trionfo, monumento rappresentativo di Bucarest, ha una storia piena di trasformazioni. Cezar Petre Buiumaci: “Per le celebrazioni occasionate dall’incoronazione di Ferdinando e di Maria fu proposta l’idea di una Porta Trionfale e l’architetto Petre Antonescu fu scelto per costruire un arco di trionfo entro un periodo relativamente breve, di meno di un anno. Il base era di calcestruzzo, però gli elementi decorativi furono realizzati in materiali poco resistenti, una specie di intonaco lucidato che doveva resistere all’acqua. Per decorare l’arco, Antonescu si rivolse a noti scultori. I soldati erano alti 5 metri e mezzo ed erano 8, 4 per ciascuno dei due piedi dell’arco. Si tratta del soldato romeno di Storck, del soldato daco di Spathe, di quello di Mircea il Vecchio di Medrea, di Stefano il Grande realizzato da Paciurea, di Michele il Bravo opera di Alexandru Severin, di Tudor Vladimirescu realizzato da Jalea, del soldato dell’indipendenza di Ion Iordănescu, del soldato dell’unità di Dumitru Măţăoanu. Sull’arcata, Alexandru Călinescu realizzò le effigie di Ferdinando e Maria, gli unici elementi del nuovo arco di trionfo di oggi che si conservano ancora dal vecchio arco, che man mano cadde in degrado perché la sua gestione fu passata da un’istituzione all’altra: dal Ministero della Cultura al Comune, dalla Commissione dei Monumenti Storici al Ministero dei Lavori Pubblici, dal Ministero dell’Agricoltura al Ministero della Difesa. Anche se furono stanziati fondi per il suo restauro, si rovinò. Grazie a Re Carlo II abbiamo un nuovo arco di trionfo, progettato sempre da Petre Antonescu, e inaugurato nel 1936.”



La lista dei monumenti scomparsi di Bucarest è molto più lunga. Ma ciò non significa che siano andati del tutto persi, perché si conservano ancora nella memoria. (tr. G.P.)


Foto: pixabay.com
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