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Astronomia nello spazio romeno

L'universo ha sempre esercitato un fascino irresistibile sull'essere umano, a prescindere dal grado di civiltà della società e di educazione degli individui.

Astronomia nello spazio romeno
Astronomia nello spazio romeno

, 12.03.2019, 18:55

Il cielo, l’universo ha sempre
esercitato un fascino irresistibile sull’essere umano, a prescindere dal grado
di civiltà della società e di educazione degli individui. Al cielo è legato il
volo, quanto più in alto, per scoprire che c’è di là, quel di là che è da
sempre il mistero che stuzzica la curiosità umana. La nostra percezione sul
cielo e l’universo al di là di ciò che vediamo con i nostri occhi o con l’aiuto
degli apparecchi e strumenti è una delle più attraenti storie del mondo.
Altrettanto sinuosa, piena di imprevedibilità e ambiguità è la storia dell’astronomia
nonostante le scoperte fatte.




L’attuale rappresentazione dell’astronomia,
la scienza dello spazio cosmico, è quella legata ad un conflitto irremediabile
tra scienza e religione. L’uomo contemporaneo è convinto che l’universo e Dio
non possono coesistere, che il ragionevole e l’irragionevole non possono
funzionare simultaneamente. Ma la storia dell’astronomia ci dice che, al contrario,
il più delle volte possiamo parlare di uno sforzo comune degli scienziati che
spesso erano chierici. Anche nello spazio romeno l’astronomia è andata insieme alla religione, il primo astronomo essendo ritenuto il
frate Dionigi l’Esiguo (exiguus) che visse nei secoli
quinto-sesto a Tomi, l’odierna Costanza. Gli astronomi lo ritengono inventore
dell’era cristiana. Fu quello che introdusse l’uso di contare gli anni del
mondo a partire dalla nascita di Cristo. Eccellente conoscitore del greco e del
latino, a Dionigi l’Esiguo si deve un trattato di dogmatica cristiana.
L’astronoma Magda Stavinschi considera Dionigi l’Esiguo uno dei grandi nomi
della storia dell’astronomia, autore di una performance scientifica importante.




Anche sui territori romeni ci sono
state testimonianze delle preoccupazioni per lo studio dell’Universo, del mondo
in cui viviamo, dal punto di vista scientifico, senza che le rispettive persone
fossero credenti o teologi. Forse l’esempio più noto è Dionigi l’Esiguo o
Dionigi il Piccolo o Dionigi il Pio che visse in Scizia Minore, a Tomi,
l’odierna Costanza. Nel 525 pubblicò il Libro della Pasqua (Liber de
Paschatae). A me sembra che questo Dionigi il Piccolo fu due volte un genio.
Innanzittutto perchè a 500 anni dalla nascita di Gesù lui stimò con un errore di 4-7 anni
la sua data di nascita. Se noi, con le attuali tecnologie e informazioni
storiche e via dicendo non abbiamo potuto stabilire con precisione quella data,
mi sembra che Dionigi fosse stato un uomo speciale. Era non solo un monaco, non
solo invitato dalla Cùria papale a stabilire un calendario in cui l’equinozio e
la Pasqua non fossero più cosi’ lontani l’uno dall’altra com’era successo in
quel secolo. Il fatto che egli riusci’ con le sue cognizioni di storia, di lingue
straniere – e all’epoca non si parlava un’unica lingua – di matematica e
astronomia a stabilire con una simile precisione la data di nascita di Gesù fu
una performance. Egli fece si’ che la data di nascita di Gesù Cristo fosse
riconosciuta su piano mondiale a prescindere dalla religione. Se la gente non
conosce altri dati storici, conosce almeno la data di nascita di Gesù, ha raccontato
Magda Stavinschi.




Anche nello spazio romeno, come in
quello dell’Europa Occidentale, i monasteri furono centri di cultura ed
educazione prima della modernità del 18esimo secolo. Allo studio del cielo nella
premodernità romena è legato il nome del principe Costantino Brancovan
(1688-1714), comittente di chiese e sostenitore delle tendenze artistiche della
sua epoca. Ma Brancovan fu anche sostenitore della scienza.




Saltando i secoli, all’epoca di
Costantino Brancovan visse un personaggio molto interessante, Hrisant Notara.
Era un greco, a quell’epoca molti dei professori e letterati venivano da là, fu
chiamato da Costantino Brancovan come maestro dei suoi figli. All’epoca
Brancovan faceva ciò che facciamo anche noi oggi, inviava i figli a studiare
all’estero. Li mandava alle più note università del mondo. Nel 1667, apparve
l’Osservatorio astronomico di Parigi, fondato da Ludovico XIVesimo, sotto la
direzione di un italiano che avrebbe acquisito un nome francese, Jean Dominic
Cassini. Questo Cassini collaborò direttamente con Hrisant Notara inviato da Brancovan
e nel 1716 Hrisant Nottara pubblicò un libro, Introductio ad geographia et
sphaeram che ha capitoli di trigonometria, astronomia e scienze. Potremmo dire
che è il primo libro scientifico pubblicato sui territori romeni. Hrisant
Notara fu uno scienziato, fece osservazioni, io personalmente ho trovato le sue
firme sulle Effemeridi dell’Osservatorio
di Parigi, c’è stato anche all’Osservatorio di Padova, a Londra, e a quanto
pare anche a Mosca. Ciononostante, sali’ nella gerarchia ecclesiastica fino
all’incarico di patriarca di Gerusalemme. Egli fece un compromesso, presentò
sia il modello di Tolomeo, che il modello di Copernico come due varianti di
interpretazione dell’Universo. Secondo me è un compromesso perchè qualcuno che
lavora per l’Osservatorio astronomico di Parigi, per quello di Padova o Londra non
può non rendersi conto che il modello di Copernico è quello vero, ha detto Magda
Stavinschi.






L’astronomia nello spazio romeno è
stata una passione, ma anche uno sforzo scientifico di una serie di persone che
cercavano spiegazioni per loro e per quelli intorno a loro sul mondo fisico e su
quello spirituale. Il conflitto tra scienza e religione è stato, in fatti, in
Europa e nei Principati Romeni, lo stesso tipo di ricerca.





Foto: pixabay.com
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