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90 anni dalla firma dell’Intesa Balcanica

Dal punto di vista della Romania, l'Intesa Balcanica faceva parte di un sistema di alleanze intese a difendere i suoi confini da tutti e quattro i punti cardinali.

90 anni dalla firma dell’Intesa Balcanica
90 anni dalla firma dell’Intesa Balcanica

, 03.03.2024, 18:12

Dopo la Prima Guerra Mondiale, gli stati vincitori del blocco dell’Intesa, Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone, Stati Uniti e Romania, hanno voluto mantenere la pace attraverso i trattati di pace, la Società delle Nazioni, l’antenata dell’ONU, e le alleanze regionali. Così nell’Europa centrale e sudorientale sono sorte alleanze regionali che cercavano di bloccare la politica degli stati revisionisti. Una delle alleanze fu l’Intesa Balcanica firmata ad Atene, la capitale della Grecia, 90 anni fa, il 9 febbraio del 1934, tra Jugoslavia, Romania, Turchia e Grecia. Essa era stata preceduta 10 anni prima, nel 1924, dal Blocco Balcanico.

 

Dal punto di vista della Romania, l’Intesa Balcanica faceva parte di un sistema di alleanze intese a difendere i suoi confini da tutti e quattro i punti cardinali. La dottrina della difesa nazionale della Romania vedeva nell’Unione Sovietica il principale pericolo per la sua sicurezza, quindi la firma dell’alleanza con la Polonia nel 1921 assicurò il nord e l’est. A ovest, la Romania aveva assicurato i propri confini firmando la Piccola Intesa con la Jugoslavia e la Cecoslovacchia nel 1921. E a sud, la sicurezza doveva essere garantita dall’Accordo sui Balcani. La principale ispiratrice e custode delle alleanze nell’Europa centrale e sudorientale era la Francia.

 

Perché gli Stati formano alleanze? È una domanda alla quale gli specialisti di relazioni internazionali hanno dato risposte partendo dagli interessi economici, dalla somiglianza dei sistemi politici, dai valori, dalle ideologie, dalle affinità culturali e linguistiche, dalle pressioni delle Grandi Potenze. Il politologo americano Randall Schweller ha identificato due motivazioni principali che spingono gli stati a formare alleanze militari. La prima motivazione è il bilanciamento, che solitamente è difensivo e cerca di bloccare l’aggressione di altri stati. La seconda motivazione è l’allineamento, che è offensivo. Da questo punto di vista, l’Intesa balcanica fu un’alleanza militare di bilanciamento, difensiva, volta a isolare la Bulgaria, promotrice di una politica aggressiva nell’area, attivamente sostenuta dall’Unione Sovietica. Lo storico militare Petre Otu ha delineato le caratteristiche geopolitiche e geostrategiche dell’Intesa balcanica. “Fu un’alleanza regionale. Gli attori furono quattro stati, si basava sui principi del bilanciamento con l’obiettivo di proteggere il proprio status quo nella regione stabilito dalla conferenza di pace di Parigi del 1919 e 1920. Alcuni dicono che fosse contro la Bulgaria e non nego una simile intenzione dei suoi promotori. Ma c’è un’altra premessa importante, ovvero quella menzionata da Nicolae Titulescu: i Balcani erano conosciuti come la polveriera d’Europa. Penso che ciò che ha detto Titulescu fosse suggestivo, e aveva ragione, che si doveva porre fine a questo carattere endemico bellicoso dei Balcani, che di doveva raggiungere un accordo e si doveva creare uno spazio di pace e cooperazione.”

 

Pur animati da interessi comuni, gli stati dell’Intesa balcanica misero al primo posto i propri interessi. Petre Otu: “Tre dei partner erano stati mediterranei, Jugoslavia, Grecia e Turchia, e i loro sforzi di sicurezza andavano in questa direzione. Non miravano a ciò che interessava particolarmente alla Romania. La Grecia aveva riserve su una possibile aggressione italiana nella penisola balcanica. Allo stesso modo, l’Italia rappresentava un pericolo per la Jugoslavia. Romania e Turchia erano due paesi pontici e avrebbero dovuto avere una maggiore cooperazione. Ma qui c’era la cosiddetta riserva turca. Secondo gli accordi tra Kemal Pascià e Lenin all’inizio degli anni ’20, i due paesi sarebbero stati alleati e la Turchia si sarebbe impegnata a non avere un conflitto con Mosca.”

 

Lodevole in teoria, l’Intesa Balcanica è stata priva di coesione nella pratica. Petre Otu: “Un’altra caratteristica di questa alleanza regionale era la mancanza di uno stato sponsor, un egemone. L’Intesa balcanica dovette affrontare i tentativi di controllo della Francia, dell’Italia e della Gran Bretagna, tra i quali esistevano forti contraddizioni. Nel 1931, Italia e Gran Bretagna incoraggiarono la creazione di un’Unione Bulgaria-Turchia-Grecia. Ma la Francia si è opposta e ha scommesso su un accordo Jugoslavia-Romania-Bulgaria.”

 

Le alleanze regionali erano buone dal punto di vista diplomatico, ma inutili dal punto di vista militare. Per ragioni proprie, nel quadro della Piccola Intesa, la Cecoslovacchia non si era impegnata chiaramente a sostenere la Romania in caso di un eventuale attacco. Per gli stessi motivi, né la Grecia, né la Turchia si sono impegnate a sostenere la Romania in caso di attacco da est. Secondo Petre Otu, le alleanze regionali funzionano solo se sono coinvolti anche i grandi attori. “L’Intesa Balcanica era un’alleanza di piccoli attori e non ha resistito agli interessi contrastanti delle grandi potenze. In generale, le alleanze regionali di attori più piccoli hanno scarsa vitalità nel sistema delle relazioni internazionali. Esse possono essere sostenute dai grandi attori internazionali, quindi la Piccola Intesa, l’Intesa Balcanica e l’Intesa romeno-polacca non hanno resistito alle straordinarie pressioni delle grandi potenze e alle tensioni nelle relazioni internazionali.”

 

Verso la fine degli anni ’40, i sistemi di alleanze regionali stavano crollando e stava scoppiando la Seconda Guerra Mondiale. Seguì un lungo e sanguinoso conflitto, dal quale l’umanità emerse nel 1945, colpita da altre tragedie e aspirazioni insoddisfatte.

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