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35 anni dalla Rivoluzione Anticomunista Romena

Si parla spesso di grandi reset quando un tipo di leader vince le elezioni in un grande paese del mondo come gli Usa, come è avvenuto nel novembre 2024 con la vittoria di Donald Trump. Ma i grandi reset sono quelli che si verificano quando si verificano cambiamenti radicali in spazi geopolitici ampi e importanti, come è avvenuto nel 1989 nell’Europa centrale e orientale.

35 anni dalla Rivoluzione Anticomunista Romena
35 anni dalla Rivoluzione Anticomunista Romena

, 27.12.2024, 17:56

Si parla spesso di grandi reset quando un tipo di leader vince le elezioni in un grande paese del mondo come gli Usa, come è avvenuto nel novembre 2024 con la vittoria di Donald Trump. Ma i grandi reset sono quelli che si verificano quando si verificano cambiamenti radicali in spazi geopolitici ampi e importanti, come è avvenuto nel 1989 nell’Europa centrale e orientale. Allora, i regimi comunisti in Polonia, Ungheria, nella Repubblica Democratica Tedesca, in Cecoslovacchia, Bulgaria e Romania cedettero il potere o furono violentemente rovesciati dalla rabbia popolare. Il caso romeno è quello del rovesciamento di un regime con mezzi violenti, il più violento di tutti i cambiamenti avvenuti dal 1989.

A lungo commentata a partire dal 1989, anche se meno visibile che in altri anni, la Rivoluzione anticomunista romena continua ad essere, 35 anni dopo, il riferimento principale di tutto ciò che collega i romeni alla vita quotidiana. La sua eredità è indiscutibilmente positiva e i cambiamenti avvenuti da allora hanno portato un significativo aumento del tenore di vita, una presenza consistente nelle più importanti alleanze militari e civili quali la NATO, l’Unione Europea e l’area Schengen. Tutto ciò è stato possibile grazie al sacrificio dei rivoluzionari del dicembre 1989 e allo sforzo costante compiuto da decine di milioni di romeni durante 35 anni.

Lo storico Virgiliu Țârău, professore all’Università Babeș-Bolyai di Cluj, ha parlato a RRI del cambiamento avvenuto 35 anni fa e del difficile percorso chiamato “la transizione”. “Anche se abbiamo ancora un po’ di tempo, circa un decennio, prima di eguagliare e superare il tempo del comunismo nell’Europa orientale, notiamo che la transizione da questo regime a quello democratico è stata sia breve che lunga. Il tempo del cambiamento è stato breve, intenso, rivoluzionario, mentre il tempo della trasformazione e, soprattutto, della metabolizzazione della trasformazione è stato lungo, vario e complesso. Esso ha avuto traiettorie distinte nella transizione a livello regionale e nazionale. Pertanto, se il cambiamento è stato apparentemente rapido, la transizione è stata un processo lungo, in cui il trapianto di un nuovo sistema sulle radici sociali, politiche, economiche, culturali e mentali del comunismo si è rivelato laborioso e talvolta contraddittorio. La lettura del momento di cambiamento ha sempre recato l’impronta del contingente, delle congiunture della transizione, di un presente che ha sempre condizionato e influito sulla comprensione del recente passato, sia in Occidente che nell’Europa centro-orientale.”

La rivoluzione anticomunista romena può essere compresa solo nello spirito del tempo europeo che l’ha prodotta. È solo un caso particolare del grande reset di 35 anni fa che ha portato alla realtà di oggi, cui si sognava allora. Virgiliu Țârău: “Gli eventi cumulativi del 1989 hanno portato il mondo in una nuova direzione. Si è detto che fosse una europocentrista, democratica, liberale e integrativa, in cui l’Europa orientale si sarebbe trasformata, rinunciando pacificamente o meno all’ordine politico e ai regimi di potere comunisti. Fu una che portò all’unificazione della Germania e poi dell’Europa, in un progetto ambizioso: dal Portogallo ai Paesi Baltici. Le finestre aperte allora crearono le premesse di un’altra globalizzazione, ma anche di un mondo che sembrava aver superato la realtà della Guerra Fredda”.

Nell’analisi del 1989 dello storico britannico Timothy Garton Ash, i modi in cui il potere comunista nei paesi dell’Europa centrale e orientale fu rimosso furono pacifici, attraverso le elezioni, o furono la violenza rivoluzionaria. Virgiliu Țârău ha parlato del modo in cui fu rimosso in Romania, la rivoluzione. Track: “Ciò è stato associato agli eventi che hanno avuto luogo nella Germania dell’Est, in Cecoslovacchia e in Romania negli ultimi mesi del 1989. Questa distinzione formulata da Timothy Garton Ash è stata avanzata tenendo conto soprattutto della contestazione del potere comunista in piazza, della pressione dal basso, che germogliò e portò alla rimozione dal potere delle élite comuniste. L’opacità degli anziani Honecker, Husak e Ceaușescu, la cecità e la violenza delle loro reazioni, la mancanza di dialogo all’interno degli ambienti del potere comunista, ma anche di dialogo con le strutture dell’opposizione, sono stati altri ingredienti di questo secondo tipo di cambiamento nella concezione di Garton Ash. Proteste, contestazioni e sconvolgimenti politici furono associati alla Caduta del Muro di Berlino, alla rivoluzione di velluto o alla presa di potere sanguinosa che accompagnò il cambiamento del 1989”.

Indipendentemente dal modo in cui uscirono dalla scena della storia, pacifico o violento, i regimi comunisti erano marci. Virgiliu Târău: “Al di là delle influenze esterne, dei giochi strategici, i documenti storici ci mostrano che i sistemi comunisti hanno ceduto dall’interno, che i colpevoli di questa implosione sono stati gli stessi leader comunisti, incapaci di gestire un sistema sempre più corrotto e disfunzionale. In sostanza, non più vitale e legittimo, il comunismo fu abbandonato dalle stesse persone che ne amministravano il destino, apparatčiki e tecnocrati. In conclusione, trasformando la Cortina di Ferro in una di nylon, la sovversione al suo interno è diventata sempre più consistente. La mancanza di risorse per affrontare il problema del debito li ha messi nella posizione di negoziare e, alla fine, di cedere il potere quando la protesta di piazza non poteva più essere gestita”.

La Rivoluzione anticomunista romena del 1989 è parte del grande reset dell’Europa centrale e orientale. Ha prodotto effetti positivi in tutti gli aspetti della vita delle società che 35 anni fa lottavano disperatamente con la miseria economica e gli orizzonti chiusi.

Foto: pixabay.com
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