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140/o anniversario del Regno di Romania

Nel 1881, sulla mappa politica dell'Europa appariva il Regno di Romania, una struttura politica nuova.

140/o anniversario del Regno di Romania
140/o anniversario del Regno di Romania

, 08.06.2021, 20:44

Nel 1881, sulla mappa politica dell’Europa appariva il Regno di Romania, una struttura politica nuova. L’idea di uno stato extracarpatico aveva circolato sporadicamente nei secoli precedenti sotto varie forme più o meno realizzabili. Alla fine del 18esimo secolo, l’idea di Dacia, che designava i due principati romeni extracarpatici, Valacchia e Moldavia, era vagamente menzionata nella corrispondenza tra l’imperatrice russa Caterina la Grande e l’imperatore asutriaco Giuseppe II. Ma fino alla metà del 19esimo secolo quell’idea di stato romeno avrebbe preso corpo. Grazie alla tenacia delle elite dei due principati romeni che cooptarono i contadini e gli abitanti delle città nel progetto dello stato formato da Moldavia e Valacchia, l’idea di Regno di Romania cominciò a diventare sempre più chiaramente una realtà. Un’altra idea-forza che sostenne la costruzione politica romena fu quella del Danubio paneuropeo, delle vie libere di navigazione sull’intero continente. Del resto, i Principati Romeni erano chiamati prima del 1859, anno della loro unione, i Principati Danubiani, un accenno alla forza e rilevanza del grande fiume Danubio. E la presenza sul trono del nuovo stato di Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen fu ciò che diede consistenza allo stato romeno, culminando nel 1881, quando l’ambizioso e tenace principe Carlo diventò Re Carol I e il suo Paese il Regno di Romania. Il 10 maggio, giorno dell’arrivo, nel 1866, di Carlo in Romania, segnava un nuovo inizio per la società romena, un buon inizio dopo un lungo e movimentato periodo di ricerche, incertezze e delusioni.



Il regno di Carlo I fu lungo e fruttuoso. Durò dal 1866 al 1914. Ma non fu tutto dato per scontato, la nuova struttura sociale e istituzionale essendo ottenuta con grande difficoltà. Lo storico Alin Ciupală, dell’Università di Bucarest ha definito i primi anni del regno del nuovo principe, dal 1866 al 1871, un periodo di transizione, l’arrivo di Carlo stesso essendo guardato con riserbi. Oltre alla classe politica romena, i romeni accolsero Carlo con parecchia indifferenza in quanto non lo conoscevano, era un principe tedesco, cattolico, quindi uno straniero per la maggior parte di loro. L’elite politica lo ricevette, invece, con grandi speranze. Dopo la delusione del regno di Alexandru Ioan Cuza, riposero le proprie speranze sul futuro Re Carlo I, ha spiegato Alin Ciupală.



D’altra parte, dobbiamo dire che il principe regnante ebbe, all’arrivo a Bucarest, un vero shock. Più tardi, la Regina Elisabetta avrebbe raccontato, con molto umorismo, l’episodio dell’arrivo di Carlo a Bucarest, dopo un lungo viaggio, stancante e rischioso, al termine del quale, a Bucarest, Carlo fu deluso dalle realtà che incontrò. Era una città che, rispetto alle città tedesche, era provinciale. Ebbe la sorpresa di constatare che la sua residenza, la Case Golescu di Bucarest, non si assomigliava per niente a una residenza principesca. Al di là di queste delusioni del momento, Carlo si adattò e riuscì a superare il difficile periodo iniziale.



La Costituzione del 1866, una delle più moderne in quella data, ricalcava la costituzione belga, motivo per cui la Romania fu soprannominata Il Belgio dell’Oriente. Elemento-chiave del nuovo stato, la costituzione fu pronta sin dall’inizio del nuovo regno. All’arrivo nel Paese, la Costituzione era quasi pronta. I politici romeni avevano fatto uno sforzo notevole per lasciare le divergenze da parte. La Costituzione fu votata dall’Assemblea Costituente ed entrò in vigore. La rapidità dell’elaborazione di questa Costituzione ebbe due cause. Innanzittutto, i politici romeni vollero sin dall’inizio di mettere davanti al nuovo re una realtà istituzionale e politica, vollero evitare la situazione apparsa durante il regno di Cuza. Desiderarono creare il sistema della monarchia costituzionale sin dall’inizio, sistema che stabiliva con grande precisione le attribuzioni dell’istituzione monarchica. In secondo luogo, i politici romeni erano pressati dal contesto internazionale e dalle complicazioni diplomatiche apparse dopo la detronizzazione di Cuza. Le grandi potenze avevano riconosciuto alla fine l’unione dei due principati romeni, Valacchia e Moldavia, solo durante il regno di Cuza. Dopo l’11 febbraio del 1866, Turchia e Austria chiesero la separazione dei Principati e il ritorno alla situazione di prima del 1859. I politici romeni dovevano risolvere rapidamente questa crisi interna con complicazioni esterne, ha raccontato Alin Ciupală.



L’apice delle difficoltà della transizione fu la crisi dinastica del 1871, quando il principe Carlo fu sul punto di firmare la sua abdicazione. Ma dopo che le redini del Governo furono prese dai conservatori diretti da Lascăr Catargiu la Romania si diresse, finalmente, con risolutezza verso il raggiungimento degli obiettivi prefissi. Alcuni storici affermano che, in realtà, il superamento del momento 1871 fu il punto di svolta decisivo nella vita della Romania moderna.



I romeni si erano avvalsi della Guerra di Crimea degli anni 1853-1856 per presentarsi davanti alle grandi potenze europee con un’offerta statale credibile, il che portò, alla fine, all’unione del 1859. Governati da Carlo I, essi non si lasciarono sfuggire neanche la seconda occasione, quella della Guerra russo-turca del 1877-1878, in cui combattettero con risolutezza e al termine della quale ottennero l’indipendenza. Il 10 maggio del 1881, 140 anni fa, l’ultimo passo fu compiuto, il Regno di Romania diventando una realtà anche de jure, non solo de facto.




Foto: pixabay.com
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