Romania – 35 anni dall’accesso dei metodi contraccettivi al mercato libero
La società romena ha un passato turbolento in termini di salute riproduttiva, passato iniziato nel 1966 con il decreto volto ad accelerare la crescita della popolazione.
Iulia Hau, 10.11.2024, 18:19
Per le generazioni precedenti, a partire dal periodo comunista, l’accesso ai metodi contraccettivi era al limite della legalità, e l’interruzione della gravidanza era considerata un reato. Qual è il rapporto dei romeni con i metodi contraccettivi oggi? Andrada Cilibiu, attivista femminista del Centro Filia ed esperta in diritti sessuali e riproduttivi, spiega: “Dato che non esiste una contraccezione gratuita soprattutto per le più vulnerabili tra noi, non c’è informazione né un’educazione sessuale completa nelle scuole, ovviamente il tasso di utilizzo della contraccezione sarà basso. Ciò è preoccupante, soprattutto da due punti di vista: 1) un tasso sempre crescente di infezioni a trasmissione sessuale di cui non parliamo molto, perché purtroppo in Romania l’intero argomento è associato alla salute riproduttiva e i diritti sessuali rimangono un tabù, e un altro aspetto è quello delle gravidanze adolescenziali, delle gravidanze indesiderate e di una società che purtroppo finisce per equiparare la contraccezione all’aborto, cosa che non vogliamo. Vogliamo che tutte le donne abbiano accesso, innanzitutto, alla contraccezione, all’informazione, all’educazione sessuale e all’interruzione sicura della gravidanza. Ma vediamo che, purtroppo, negli ultimi dieci anni abbiamo registrato una regressione rispetto a come appariva la società romena un decennio fa.”
Andrada Cilibiu racconta come, negli anni 2000, in Romania è stata creata una rete di pianificazione familiare, che offriva accesso a colloqui individuali con medici specializzati sui metodi contraccettivi, paure e impasse emotive riguardanti i rapporti sessuali, la gravidanza o altri aspetti della salute riproduttiva. Inoltre, aggiunge l’esperta, la rete ha offerto metodi contraccettivi gratuiti e il dibattito sull’educazione sessuale si è svolto in termini più positivi. Quello che è successo, secondo l’esperta, è che quei medici sono andati in pensione senza aver formato altri specialisti e senza che la rete ricevesse altre risorse.
Inoltre, gli anni 2000 sono stati caratterizzati da enormi progressi nella preparazione all’ingresso nell’Unione Europea, che ha richiesto il rispetto di determinati standard. La confinante Repubblica di Moldova, invece, viene offerta come esempio positivo, disponendo di cliniche specializzate per giovani di età compresa tra 10 e 24 anni, che ricevono servizi gratuiti di salute riproduttiva. Alla domanda da dove possiamo prendere le buone pratiche, Andrada Cilibiu ha risposto: “Chiaramente dai modelli di educazione sessuale integrale che troviamo nei paesi nordici o nel Regno Unito o nei Paesi Bassi, e dove l’educazione sessuale viene fatta, in alcuni paesi, a partire dai primi anni di vita, con informazioni che i bambini possono comprendere – soprattutto riguardo al consenso e all’autonomia corporea – e poi, gradualmente, man mano che si invecchia, con altre informazioni su sane relazioni emotive e sessuali. Abbiamo esempi di buone pratiche in termini di interruzione di gravidanza, che provengono anche dai Paesi Bassi, dalla Francia, che ha appena introdotto nella Costituzione l’accesso al diritto all’aborto. Abbiamo anche la Spagna, ad esempio, con un ottimo programma di distribuzione di contraccettivi. Ma, in realtà, la maggior parte degli stati dell’UE dispone di piani contraccettivi nazionali e offre contraccezione gratuita, principalmente ad adolescenti e giovani, ma anche a gruppi vulnerabili. La Romania, infatti, è in questo gruppo minoritario di paesi che non hanno, non offrono affatto contraccezione gratuita.”
Nella primavera di quest’anno, il Centro Filia ha lanciato lo studio “La cura della democrazia”. Gli interessi politici delle donne nel 2024″, con un capitolo dedicato all’uso della contraccezione da parte delle donne in Romania oggi. Secondo esso, il 37% delle intervistate ha riferito di aver utilizzato metodi contraccettivi negli ultimi 10 anni, il 62% ha detto di no e l’1% ha rifiutato di rispondere. Del gruppo di donne partecipanti allo studio che utilizzavano un metodo contraccettivo, il 63% ha utilizzato il preservativo, il 55% la pillola contraccettiva, il 42% il metodo di astinenza, il 38% il metodo del calendario, il 24% la pillola del giorno dopo (considerata più di emergenza) e in percentuali molto minori metodi più invasivi, come lo IUD, la legatura delle tube o l’impianto contraccettivo.
A livello europeo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme sulla preoccupante diminuzione dell’uso del preservativo da parte degli adolescenti. Lo studio dell’OMS è stato condotto tra il 2014 e il 2022, ha incluso più di 240mila adolescenti di 42 paesi europei e ha dimostrato che l’uso del preservativo da parte dei ragazzi di 15 anni è diminuito del 9% tra il 2014 e il 2022 (dal 70% a 61). Per le ragazze, nello stesso periodo, la percentuale è scesa dal 63% al 57%. Lo stesso studio ha dimostrato che il 30% delle ragazze e il 22% dei ragazzi sessualmente attivi in Romania non hanno utilizzato il preservativo o qualsiasi altra forma di contraccezione durante l’ultimo rapporto sessuale.
Andrada Cilibiu spiega: “Purtroppo vedo che molti giovani usano piuttosto la pornografia come sistema di riferimento su come avere rapporti sessuali sicuri. C’è molta confusione tra loro e finiscono per credere a molti miti e stereotipi e provare molte ansie riguardo alla loro immagine corporea, alle relazioni romantiche o emotive che intrattengono, ai rapporti sessuali e così via. Non avendo né in famiglia, né soprattutto a scuola unl’autorità che fornisca informazioni convalidate dalla scienza e che entrino in quest’area dell’informazione completa sull’educazione sessuale, purtroppo lasciamo i nostri giovani a se stessi e finiscono per avere rapporti sessuali o entrare in relazioni in cui non riconoscono la violenza, non riconoscono che ciò che sta accadendo loro non va bene. A questo proposito, abbiamo soprattutto bisogno di un’educazione sessuale obbligatoria e completa per tutti, senza il consenso dei genitori, e di servizi di salute sessuale adatti ai giovani”.
A livello regionale, un altro studio pubblicato nel 2022 dalla rivista medica britannica “The Lancet” ha evidenziato che, mentre la scelta media del preservativo come metodo contraccettivo nell’Est Europa (da parte di chi sceglie di usarne uno) è del 37,8%, in Romania, la percentuale non arriva al 31%. Il metodo del calendario, invece, è utilizzato dal 19,9% dei romeni che scelgono un metodo contraccettivo, contro il 5,9% dell’Europa dell’Est. Il metodo del ritiro è preferito dal 12,8% dei romeni e dal 10% degli intervistati della regione.