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Quando si passa più tempo on line che in classe

L'avanzo tecnologico ha avuto un profondo impatto sulla società moderna e ha portato a cambiamenti inimmaginabili (fino a due decenni fa) nelle nostre vite. Ma l'utilizzo intenso della tecnologia moderna non ha portato solo benefici.

Quando si passa più tempo on line che in classe
Quando si passa più tempo on line che in classe

, 01.12.2021, 08:00

Lavanzo tecnologico ha avuto un profondo impatto sulla società moderna e ha portato a cambiamenti inimmaginabili (fino a due decenni fa) nelle nostre vite. È diventato una parte insostituibile della nostra esistenza. Ma lutilizzo intenso della tecnologia moderna non ha portato solo benefici e comfort, ma anche nuovi problemi sociali e psicologici, tra cui la dipendenza cronica dalla tecnologia.



La dipendenza dalla tecnologia è una classe speciale di dipendenza comportamentale (non-chimica), che implica uninterazione eccessiva tra uomo e macchina e che include principalmente i fenomeni di dipendenza da Internet, di dipendenza dagli smartphone e dai videogiochi. Si è constatato che la dipendenza dalla tecnologia ha uninfluenza negativa su molti aspetti della vita, come il benessere e la salute degli adolescenti e il loro andamento a scuola. I bambini e gli adolescenti sono i più vulnerabili davanti al digitale. Ma da dove è tutto partito? Come spiegare, scientificamente e senza restarci male, le ore infinite passate dai piccoli davanti agli schermi? Maria Elena Dumitrescu è psicologa-specialista in terapie cognitivo-comportamentali e ci dice come è tutto iniziato.



“La prima emozione che proviamo quando veniamo al mondo è la paura. Il bambino lascia il grembo e comincia a confrontarsi con un ambiente totalmente sconosicuto, pieno di incertezze, provando il bisogno di sicurezza. Piange, cercando la madre, cerca di farsi vedere, sentire, notare. Il primo bisogno emotivo in vista della creazione di questo sentimento di sicurezza è quello di attenzione. La madre offre cibo, protezione, amore e cosi il bambino sente lamore che viene a sostituire la paura e a soddisfare il suo bisogno di sicurezza che associa alla sensazione di piacere. Cosi, il nostro cervello, provando questa sensazione, diventa dipendente dal piacere, che, più tardi, impariamo a sviluppare adoperando la nostra capacità ricreativa. Lattività on line, soprattutto quella che avviene tramite i social, può soddisfare parte delle nostre esigenze di base, ossia il bisogno di attenzione. Là possiamo essere visti, notati, sentiti, ci sono i like, cuoricini, commenti che possono soddisfare il nostro bisogno di apprezzamento.”



E siamo giunti anche al modello di genitore. Certo, ha le migliori intenzioni, ma, quando il genitore gli dice ripetutamente al bambino che non può niente senza di lui (cioè senza il genitore), il piccolo evaderà nel mondo virtuale, dove tutto, ma tutto è possibile. “Ho già menzionato due dei bisogni elementari del bambino. Ovviamente, ce ne sono altri e vorrei sottolineare che il genitore, con le migliori intenzioni e con tutto lamore, trasmette al bambino, quando è piccolo e interamente dipendente da lui, che non ce la può fare da solo ed è cosi, però, man mano che il bambino attraversa varie tappe di sviluppo, è bene ridargli questo potere. Affinchè abbia il sentimento di farcela da solo, fino a quando diventerà adulto e potrà fare le cose da solo. Molte volte, ladulto crede che leta biologica abbia risolto il suo bisogno di sentire di avere il controllo e di avere potere su di lui, solo che le cose non stanno proprio cosi, perchè si tratta di maturità emotiva che non ha a che fare con letà biologica. Abbiamo bisogno di ridare questo potere ai nostri figli. I giochi online possono rappresentare una manifestazione del potere. Là hanno il sentimento di poter fare tutto ciò che non possono fare nella vita reale », ha spiegato Maria Elena Dumitrescu.



7 ore e 22 minuti al giorno. È il tempo passato, in media, da un adolescente su internet. E quanto emerso da uno studio realizzato questanno e pubblicato nei “Rapporti pediatrici”. È più che il tempo riservato al sonno o alle ore in classe e alle lezioni. I giovani si rivolgono ai loro compagni di classe come al principale sistema di sostegno sociale, e i cellulari offrono loro una connessione costante con gli amici e accesso ai media popolari che definiscono e modellano spesso la cultura giovanile. “Possiamo vedere gruppi di bambini che si incontrano nella vita reale, ma comunicano virtualmente e ci chiediamo perchè. Ciò succede soprattutto durante ladolescenza, quando il bisogno di immagine, di essere visti in un certo modo è molto forte e allora questo piano virtuale facilita questo aspetto, da una parte, e daltra parte, facilita lesposizione nellinterazione con gli altri. Se cè uno sfondo di insicurezza emotiva, allora, ecco, tutto ciò che rigurda questo piano virtuale rende più facile lesposizione, perchè, in fin dei conti, tutti vogliamo che sia più facile. Ma ciò non aiuta il bambino a svilupparsi e dobbiamo trovare un equilibrio. In fin dei conti, viviamo in questepoca della tecnologia, di internet. Non è utile vietare, perchè cè la tendenza a violare un divieto, è la natura umana. Se gli impediamo di fare certe cose nonostante il bimbo nemmeno abbia la possibilità di violare i divieti, ciò lo può mandare in ansia, perchè rischia lesclusione dal gruppo di cui fa parte nel contesto in cui sente il bisogno di appartenere a un gruppo e non gli vengono soddisfatti neanche i bisogni di accettazione e rispetto. Occorre offrire sostegno al bambino e aiutarlo a provare il piacere delle cose ben fatte nella vita reale, per creare un equilibrio tra ciò che ha da mostrare nella vita reale e ciò che ha da fare nel mondo virtuale, della tecnologia digitale, perchè è questa lepoca che viviamo, e, alla fine, si tratta di soddisfare bisogni atti a mantenere questo equilibrio”, ha precisato Maria Elena Dumitrescu.




(foto: Anqa / pixabay.com)
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