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L’integrazione dei migranti

Secondo l'Indice di Integrazione degli Immigrati realizzato dal Centro per lo Studio Comparato della Migrazione, la Romania si trovava, nel 2018, nel mezzo di una transizione verso lo status di Paese di destinazione dei migranti.

L’integrazione dei migranti
L’integrazione dei migranti

, 04.03.2020, 18:36


Secondo l’Indice di
Integrazione degli Immigrati realizzato dal Centro per lo Studio Comparato
della Migrazione, la Romania si trovava, nel 2018, nel mezzo di una transizione
verso lo status di Paese di destinazione dei migranti. I principali motivi per
cui i migranti scelgono la Romania sono il ricongiungimento famigliare nel caso
dei parenti dei rifugiati o dei richiedenti di asilo politico, il lavoro, dato
che la Romania si confronta con una crisi della manodopera in certi settori, e
la continuazione degli studi, soprattutto quelli universitari. I cittadini
stranieri con permesso di soggiorno in Romania possono essere divisi in tre
categorie: cittadini da Paesi terzi, cittadini degli stati membri dell’UE/SEE e beneficiari di protezione internazionale. I più
importanti Paesi di origine dei cittadini da stati terzi sono: la Repubblica
Moldova, la Turchia, la Cina, Siria e Israele. E tra il 2005 e il 2017, la
percentuale di immigrati in Romania è cresciuta 4 volte da circa lo 0,5 al 2% della
popolazione (circa 380.000 persone). Chi vuole stabilirsi in Romania è aiutato
da certe organizzazioni non governative. Tra cui Activ Random creata tre anni
fa da alcuni giovani entusiasti che avevano intorno a 25 anni. Da uno di essi, Iosif
Prodan, apprendiamo adesso chi sono questi migranti.




Si può trarre la conclusione che la Romania è il Paese Ue
con uno dei più bassi numeri di migranti o rifugiati. Si tratta di al massimo
il 2% della popolazione totale. Siamo fanalino di coda, la Romania non è
necessariamente un Paese di destinazione per tutte queste persone che migrano. Uno
dei motivi è la situazione economica che non è proprio straordinaria. Il
secondo motivo è simile a quello dei romeni che decidono di migrare per
lavorare altrove. Loro non scelgono Paesi dove non conoscono nessuno e di cui
non sanno niente. In generale, vanno in Paesi dove hanno parenti, amici e
automaticamente, in quegli stati, le comunità di stranieri crescono. La stessa
cosa è valida anche per chi viene dal Medio Oriente. Se hanno parenti in
Francia o Germania, vogliono piuttosto stabilirsi là che in Romania dove non
hanno nessuno», ha detto Iosif
Prodan.




L’Associazione ActivRandom
lavora con i migranti che scelgono di restare qui, offrendo loro lezioni
gratuite di romeno o inglese e aiutandoli ai corsi che devono seguire per
ottenere la cittadinanza romena. Inoltre, anche i bambini sono aiutati a
integrarsi tramite atelier di pittura, l’organizzazione di attività sportive e
spettacoli di teatro. Denisa Colțea fa volontariato presso l’associazione,
tenendo corsi per l’ottenimento della cittadinanza.




Tra i corsisti ci
sono anche persone che vivono in Romania da oltre 20 anni. Inizialmente sono
venute per studiare, si sono laureate qui e poi ci sono rimaste per metter su
famiglia. E adesso vogliono ottenere la cittadinanza romena. Nell’ambito dei
corsi, si studiano la storia, la Costituzione romena, la geografia, la cultura
e civiltà romene e alcune discipline separate che si concentrano sull’Inno
della Romania e dell’Ue, ci ha detto Denisa Colțea.




Una delle beneficiarie
delle attività dell’ActivRandom è anche la 18enne Fatima Zarwari, dell’Afghanistan,
venuta in Romania tre anni fa assieme alla madre e al fratello per il
ricongiungimento famigliare. Suo padre si è era già stabilito in Romania come
rifugiato politico. I motivi per cui hanno lasciato l’Afghanistan sono,
evidentemente, l’insicurezza e la paura indotte dai talebani nella popolazione.
Adesso, qui, in Romania, si sta benissimo, viviamo in pace, siamo tranquilli,
io vado a scuola e siamo felici. All’inizio, è stato più difficile. Nel primo
mese in Europa ci è sembrato ok. Era tutto nuovo. Poi mi sono sentita molto
triste perchè ci eravamo separati dai parenti in Afghanistan, dai colleghi e
dagli amici. Ci è stato molto difficile. Poi ci siamo concentrati sullo studio
della lingua e cosi’ ci siamo abituati alla nuova vita, ci ha detto Fatima
Zarwari.




Per ora, Fatima è
allieva nella XIIesima classe in un liceo di Bucarest, ha imparato il romeno e
racconta che a scuola è stata accolta molto calorosamente dai colleghi e dai
professori. Tuttavia, ci sono stati anche eventi spiacevoli. La cosa più brutta
è successa a mia madre perchè lei non aveva imparato bene la lingua e non può
parlarla molto bene. È venuta a casa piangendo perchè qualcuno le era passato
vicino e l’aveva sputata o l’aveva guardata male. È successo anche a me,
qualche volte, quando ero con la famiglia. Una volta eravamo tutti nel tram e
andavamo verso l’Accademia di Studi Economici dove dovevo parlare dei
rifugiati. Ero ancora nel periodo in cui aspettavo la risposta alla domanda
d’asilo e avevo caputo che il trasporto pubblico e gratuito per noi. Avevo solo
una tessera di richiedente d’asilo. Anche se eravamo stati verificati anche
prima sui mezzi pubblici di trasporto e tutto era risultato a posto, questa
volta, i controllori ci hanno detto che non avevamo il diritto di viaggiare
gratuitamente e che dovevamo pagare. Si sono comportati molto male. Quando
siamo scesi dal tram e venuta la polizia, la gente si è fermata a guardare e
alcuni ci domandavano cosa facessimo in Romania, ci hanno detto che tornassimo
nel nostro Paese. Ci sono restata male e ho pianto molto allora, ci raccontato
Fatima Zarwari.




Dalla sua
esperienza di volontaria, Denisa Colțea racconta che i migranti che vengono ai
suoi corsi considerano gli episodi di discriminazione dei casi isolati. Ciononostante,
da alcune settimane, i pochi lavoratori srilankesi di un panificio di Ditrău,
in provincia di Harghita (centro della Romania) sono stati al centro delle
proteste della popolazione locale, scontenta che i proprietari preferiscono
assumere stranieri. Il caso è ancora poco chiaro, in quanto non si sa esattamente
se si tratti di xenofobia o della rivolta della popolazione contro datori di
lavoro che rifiutano di offrire condizioni lavorative o retributive decenti agli
abitanti. Fino al chiarimento della situazione, non sono da tralasciare certe
propensioni verso la discriminazione degli stranieri.




Noi, romeni, ci
riteniamo molto ospitali. Questa percezione l’avevamo piuttosto nei confronti
di quelli che venivano dall’ovest. Non ci abbiamo pensato troppo che qualcuno
dall’Oriente avrebbe desiderato venire qui per stabilirsi e lavorare in
Romania. In una prima fase non sappiamo bene come reagire. E, ulteriormente,
appaiono due tipi di manifestazioni: sia li respingiamo completamente, sia li
accogliamo tra di noi. Io faccio parte di una generazione con genitori emigrati
alla ricerca di lavoro all’estero, cosicchè l’empatia funziona facilmente nel
nostro caso. È una prova minima di umanità capire che ci sono persone nel mondo
che hanno vissuto esperienze traumatiche e hanno vissuto con la paura per molto
tempo. A me sembra impossibile non poter capire una simile cosa e non
accogliere accanto a te una simile persona per aiutarla ci ha detto Iosif
Prodan.




Per aiutare di più
i migranti a integrarsi e gli abitanti ad accettarli, ActivRandom organizza dal
2018 il festival OmFest, una manifestazione interculturale che mette in
evidenza la diversità delle comunità di stranieri in Romania.

(foto: Anqa / pixabay.com)
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