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L’impatto della crisi sanitaria sui bambini svantaggiati

Come c'era da aspettarsi, la pandemia e le restrizioni economiche, sociali e mediche per contenere la diffusione del coronavirus stanno, per certi aspetti, peggiorando la condizione di alcune categorie vulnerabili, tra cui i bambini.

L’impatto della crisi sanitaria sui bambini svantaggiati
L’impatto della crisi sanitaria sui bambini svantaggiati

, 11.05.2020, 11:32

Come c’era da aspettarsi, la pandemia e le restrizioni economiche, sociali e mediche per contenere la diffusione del coronavirus stanno, per certi aspetti, peggiorando la condizione di alcune categorie vulnerabili, tra cui i bambini. L’UNICEF Romania, in collaborazione con istituzioni pubbliche e associazioni non governative, ha fatto una valutazione tempestiva delle difficoltà che i più giovani di noi e le loro comunità già svantaggiate stanno attraversando. I più colpiti sono i bambini provenienti da famiglie che vivono in povertà, i bambini rom, i bambini i cui genitori lavorano all’estero e i bambini con disabilità. Le misure adottate per limitare gli effetti della pandemia di COVID-19 possono persino peggiorare la loro situazione riducendo l’accesso ai servizi sociali e medici, aumentando l’incidenza della violenza domestica e della disoccupazione. Inoltre, la chiusura delle scuole e il proseguimento dell’istruzione su Internet sono ulteriori problemi, soprattutto nelle aree più colpite dall’abbandono scolastico.

Carmen Lică, direttrice esecutiva del Centro per l’istruzione e lo sviluppo professionale Step by Step, ha valutato l’impatto delle misure adottate nel campo dell’istruzione. I bambini che vivono in famiglie povere e vulnerabili sono i più colpiti dall’attuale contesto della didattica online a causa dell’accesso limitato ai dispositivi IT e a Internet. Le disuguaglianze nell’accesso ai servizi di insegnamento online contribuiscono ad aggrandire i divari giá esistenti. Queste disuguaglianze sono causate dalla mancanza dei strumenti necessari per l’istruzione online. A questi problemi si aggiunge anche il fatto che ci sono aree con scarsa connessione a Internet o completamente senza connessione. Ci sono limiti all’uso di tali strumenti che sono dovuti principalmente alle competenze digitali basse o sottosviluppate sia dei bambini, che dei genitori e gli insegnanti. Un aspetto molto importante è quello dei bambini rom che incontrano ulteriori difficoltà, siccome la mancanza di accesso alla tecnologia IT e Internet è una questione comunitaria. Perciò, l’intervento istituzionale in questi contesti è quindi molto più complesso, spiega Carmen Lică.

Anche l’assistenza sociale erogata dai dipartimenti specializzati all’interno degli enti locali è a rischio durante questo periodo. Ad esempio, gli assistenti sociali non possono più recarsi sul territorio con la stessa frequenza come prima e non tutti dispongono di equipaggiamento protettivo adeguato. Inoltre, il personale non è sufficientemente formato per intervenire nelle condizioni imposte dalla pandemia e dallo stato di emergenza. In questo contesto, una situazione particolare è quella dei giovani istituzionalizzati nel sistema della tutela dei minori, come si apprende da Andreeas Novacovici, Presidente del Consiglio dei Giovani Istituzionalizzati. I principali problemi sono la limitazione delle visite per valutare la situazione dei bambini nelle comunità servite dai centri residenziali, la mancanza di materiali igienici e sanitari sia per i bambini nella cura delle direzioni per la tutela dei minori che per il personale dei centri di assistenza affidataria. I giovani che ci hanno contattato nelle ultime settimane si sono lamentati del fatto che non hanno il permesso di andare nemmeno al negozio o nelle vicinanze per visitare i loro amici. La situazione non gli è stata adeguatamente descritta, non sono stati sufficientemente informati per capire cosa sta accadendo durante questo periodo e perché alcuni diritti vengono temporaneamente violati. L’accesso dei bambini istituzionalizzati ai servizi sanitari è stato notevolmente ridotto. La limitazione dei consulti medici diretti nei centri e l’uso principalmente di consulti online o telefonici, nonché la chiusura degli studi odontoiatrici sono stati i problemi sanitari principalmente segnalati insieme alla difficoltà di acquistare farmaci per le malattie croniche o autoimmuni, spiega Andreeas Novacovici.

Anche le carenze di comunicazione sembrano essere abbastanza diffuse. Non solo i bambini istituzionalizzati non sono stati informati abbastanza bene della necessità di imporre restrizioni, ma neanche la comunità rom. In questo caso, l’intervento delle organizzazioni non governative rom é essenziale per aiutare una delle comunità più svantaggiate, come lo rivela anche la valutazione tempestiva della Banca Mondiale in collaborazione con l’UNICEF. Tatiana Proskuryakova, dirigente Banca Mondiale per la Romania e l’Ungheria. La prima osservazione che voglio fare è che nelle comunità rom c’erano svantaggi preesistenti a questa crisi. Circa il 68% delle famiglie rom non dispone di acqua corrente, mentre il 78% di queste famiglie non dispone di servizi igienici e bagni all’interno della casa. È chiaro che, in queste condizioni, è difficile mantenere l’igiene necessaria. L’affollamento abitativo rende impossibile la distanza sociale e ci aspettiamo che il tasso di infezione nelle comunità rom sia superiore alla media nazionale. Inoltre, in termini di accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria, la comunità rom è stata svantaggiata prima. E l’erogazione di questi servizi online complica le cose. Sappiamo che ci sono anche conseguenze economiche della pandemia. Molte persone rimangono senza lavoro, e nel caso dei rom, le cose sono ancora più complicate, perché spesso hanno un lavoro temporaneo o lavorano in nero, indica la rappresentante della Banca Mondiale.

La diminuzione dell’attivitá degli studi di medicina di famiglia influisce anche sulla salute di queste comunità svantaggiate e i bambini sono coloro che soffrono di più anche in questo caso. E’ questa la conclusione della valutazione che é stata eseguita sotto l’egida dell’UNICEF e che verrá continuata anche in una fase futura.

(foto: Anqa / pixabay.com)
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