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Le preferenze culturali dei romeni

Le chiese (il 99%), i centri culturali (il 76%), i festival locali (il 76%), i parchi (il 75%), le case di cultura (il 72%) e le biblioteche (il 71%) sono, secondo la popolazione, i più diffusi elementi dinfrastruttura culturale in Romania.

Le preferenze culturali dei romeni
Le preferenze culturali dei romeni

, 22.06.2017, 12:35

Le chiese (il 99%), i centri culturali (il 76%), i festival locali (il 76%), i parchi (il 75%), le case di cultura (il 72%) e le biblioteche (il 71%) sono, secondo la popolazione, i più diffusi elementi d’infrastruttura culturale in Romania. Sono le conclusioni del Barometro del Consumo Culturale 2016, uno studio sociologico che misura le preferenze culturali dei romeni, realizzato dall’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale (INCFC). Secondo lo stesso studio, il 60% delle persone intervistate ritiene che siano necessarie più edicole, il 68% – più biblioteche, il 62% – più librerie e il 59% – più parchi.



Anda Becuţ, della Direzione Ricerca dell’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale: “A livello nazionale, come potete notare, ai primi posti tra gli elementi d’infrastruttura si piazzano i centri culturali, i festival, le feste e i parchi, con certe differenze da una regione all’altra. La maggiore percentuale di consumatori di cultura si registra a Bucarest e nella provincia di Ilfov e tale fatto è dovuto alla capitale, che vanta una ricca infrastruttura culturale, superiore alle altre città. Ci sono grandi differenze anche tra lo spazio rurale e quello urbano, nello spazio rurale la gente è abituata a un certo tipo di offerta culturale e in tal caso il grado di consapevolezza è più basso. Vorrei menzionare che è la prima volta che è realizzato questo indice della partecipazione culturale, abbiamo utilizzato il metodo Eurostat, e abbiamo riunito tutte le attività e il grado di partecipazione alle attività nello spazio pubblico. Vorrei sottolineare anche il tasso molto alto di consapevolezza dell’impatto culturale sulla coesione sociale, ma anche sullo sviluppo economico di una comunità.”



Lo studio realizzato dall’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale rileva inoltre che il 32% dei romeni non ha comprato un libro negli ultimi dodici mesi e il 29% non ha letto nessun libro in questo periodo. La musica folcloristica e etnica si piazza al primo posto tra le preferenze dei romeni in materia di musica e danza (il 53%), seguita dalla musica pop romena (il 30%), pop straniera (il 20%), manele (il 15%); blues (il 11%); hip-hop e musica classica e sinfonica ciascuna con il 9%, rock (il 7%), opera e operetta, jazz ed elettronica ciascuna con il 6% e sperimentale (il 3%).



Il sociologo Dan Jurcan afferma: “Il 70% dei romeni non va al teatro e nemmeno al cinema. La differenza dall’Europa potrebbe essere giustificata dalla pirateria, come rilevano i dati dei precedenti anni. Permane inoltre una grande differenza tra l’ambiente urbano e quello rurale. In generale, il consumatore di cultura ha un certo profilo: ha studi universitari e abita nell’ambiente urbano. Nel 70% delle località rurali esistono dei centri culturali, ma la domanda che ci si pone è quanto siano ancora culturali queste istituzioni. Perché la maggior parte delle attività che vi si svolgono sono rituali, matrimoni, funerali o attività elettorali. Un’altra cifra che ha attirato la nostra attenzione è legata al rapporto tra il successo sociale e la lettura. Il 77% delle persone intervistate per questo studio ha dichiarato di preferire lavorare anziché leggere, mentre il 55% è del parere che non sia necessario leggere per avere successo nella vita. Ciò dimostra che la promozione, soprattutto tramite i mass media, di alcuni modelli di facile successo, padroni di club calcistici o imprenditori, è nociva, e persone come loro sono diventate dei punti di riferimento per molti giovani. Un’ultima cifra che mi ha attirato l’attenzione: oltre il 78% delle case ha accesso alla televisione via cavo, quindi anche a internet. E solo il 12% delle persone intervistate ci ha detto di non aver mai utilizzato Facebook. Ciò dimostra che le reti sociali si sono diffuse anche tra le persone anziane, se facciamo una differenziazione per categorie di età. Evidentemente, è aumentato l’accesso all’informazione, ma sorge una domanda legata alla quantità del contenuto culturale che consumiamo quando utilizziamo Internet.”



L’indagine sociologica rileva che il 77% delle persone intervistate dimostra un basso livello d’implicazione culturale; per il 19% il livello è medio; il 3% ha un livello alto d’implicazione e solo l’1% è molto implicato culturalmente.



Carmen Croitoru, direttore generale dell’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale: “Un’altra analisi importante è legata alla distribuzione generale dell’opinione delle persone intervistate sull’impatto sociale della cultura. E’ la prima volta che misuriamo quest’aspetto ed è stata anche per noi una piacevole sorpresa, perché siamo arrivati alla conclusione che la gente considera che la cultura sia importante. Secondo le nostre osservazioni, gran parte di quello che possiamo definire consumo culturale si svolge su Internet, la gente ha accesso anche a contenuti culturali se entra su Internet. E in Romania, a differenza di altri stati europei, le persone che usano Internet sono più numerose.”



Le forme più diffuse di consumo culturale nello spazio pubblico (almeno una volta all’anno) sono state: le visite a musei e mostre (il 20%), la partecipazione a spettacoli di teatro (il 13%), il cinema (il 9%), gli spettacoli di opera e operetta (il 7%), la filarmonica (il 6%), il divertimento e la musica (il 17%) e la lettura nelle biblioteche pubbliche (il 6%). Secondo il barometro, il principale ostacolo invocato dalle persone anziane come causa della non partecipazione a eventi culturali è la mancanza di soldi — il 42%, lo stato di salute / la malattia — il 21%, l’età — il 12% o il poco tempo disponibile — il 7%. (tr. G.P.)


(foto: Anqa / pixabay.com)
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