Le assistenti domiciliari romene nell’Ue
Sin dall'inizio degli anni 2000, quando l'ondata migratoria dalla Romania verso l'Ue si è intensificata, le donne dalle zone disagiate che cercavano lavoro all'estero trovavano un impiego, nella maggioranza dei casi, come assistenti domiciliari.
Christine Leșcu, 03.12.2021, 16:42
Sin dallinizio degli anni 2000, quando londata migratoria dalla Romania verso lUe si è intensificata, le donne dalle zone disagiate che cercavano lavoro allestero trovavano un impiego, nella maggioranza dei casi, come assistenti domiciliari. Il loro numero è aumentato lungo gli anni come anche il numero di coloro che hanno sviluppato una serie di disturbi psichici noti come “La sindrome Italia”. Perchè Italia? Perchè molti casi si verificavano tra le assistenti domiciliari straniere, non solo romene, in Italia, che ospita la più numerosa comunità romena in un Paese dellUe. Molte di queste donne finiscono allIstituto Psichiatrico “Socola”, di Iasi, dove lavora anche la psichiatra Petronela Nechita. “Io ho cominciato a lavorare a Socola a gennaio 2008 come medico tirocinante. Sin da allora ho cominciato a sentire di questi casi di pazienti che tornavano dallestero con vari disturbi pshichici, sia depressione, sia psicosi. Sappiamo benissimo che Italia è un Paese con unaltissima percentuale di popolazione anziana, dove moltissime donne romene sono andate a fare le badanti. Loro hanno più responsabilità oltre alla cura degli anziani. Devono somministrare i farmaci o effettuare certe procedure mediche che non sono di loro competenza, il che rappresenta un fattore di stress. Un anziano ha bisogno di cure 24 ore su 24, soprattutto se parliamo di uno con disabilità neuropsichica. Normalmente un simile anziano avrebbe bisogno di tre persone che lo accudiscano nelle 24 ore perchè ciacuno di noi ha bisogno di 8 ore di sonno, otto di lavoro e otto di riposo attivo. Molte donne che fanno le badanti allestero lavorano moltissimo nelle 24 ore e durante la settimana pocchissime hanno ore libere o un giorno di ferie. Chi va a lavorare allestero dovrebbe assicurarsi di avere un contratto molto chiaro per quanto riguarda lorario di lavoro e le ore di pausa”.
Del resto, un contratto di lavoro legale di questo tipo in Italia prevede, ovviamente, un numero limitato di ore di lavoro. Il problema è che molte badanti sia lavorano in nero, sia si trovano nella situazione in cui il contratto non viene rispettato, come ha constatato lattivista Silvia Dumitrache, presidente dellAssociazione Donne Romene in Italia. “In generale, i contratti di lavoro per le assistenti domiciliari prevedono 40 ore di lavoro settimanali. In realtà, queste donne lavorano e abitano nella casa in cui lavorano e non escono quasi mai, il che non è per niente normale. Sono a disposizione di chi le ha assunte, ma non direttamente, bensì indirettamente, perchè nemmeno conoscono queste persone. Ho visto che anche nel caso della Romania, come di altri Paesi, non viene specificato chi è veramente la persona che fa firmare allassistente domiciliare il contratto di lavoro e chi è responsabile per il modo in cui viene applicato. Le ambiguità sono tante è probabilmente lasciate apposta come tale. Queste assistenti domiciliari non hanno la chance di socializzare, e molte nemmeno riescono a dormire, perchè neanche la persona che devono accudire ha un sonno ininterrotto e ha delle esigenze speciali. E i membri delle famiglie per cui lavorano vengono anche loro con certe esigenze supplementari rispetto al contratto. Le famiglie per cui lavorano qeste donne non sono preparate per avere in casa unassistente che abbia anche diritti, non solo obblighi.”
Ma nonostante la stanchezza, la limitazione della libertà di movimento e dello spazio intimo, queste donne confessano che è lassenza della propria famiglia il prezzo più alto che devono pagare. Il medico Petronela Nechita ci racconta cosa le turba di più. “È la nostalgia della propria famiglia, del coniuge, dei figli, genitori, fratelli, delle sorelle. Molte di queste donne vanno via a causa delle difficoltà finanziarie, per permettersi di inviare soldi al coniuge per lallevamento dei figli. Molte dicono di andare via per qualche mese e di tornare, ma i mesi diventano anni. E questa distanza tra loro e i coniugi e i figli ha moltissime conseguenze negative. Molte giungono alla separazione dal partner e col tempo si verifica anche un distacco tra il genitore che lavora lontano e i figli. E, quando tornano dopo qualche anno a casa, non ritrovano più lo stesso comfort emotivo di prima. I figli fanno rimproveri ai genitori andati via a lavorare allestero perchè loro hanno bisogno della presenza emotiva del genitore, non solo di sicurezza finanziaria.”
Tutto ciò lascia, ovviamente, unimpronta sulla psiche di una persona già vulnerabilizzata dalla situazione anomala e spesso illegale in cui si trova. Dopo anni di campagnie di sensibilizzazione, Silvia Dumitrache considera che le autorità allestero e quelle in Romania conoscano benissimo la situazione delle donne affette dalla “sindrome Italia”. Per ora, si aspetta lapplicazione integrale della legge e un più attento monitoraggio di quelli che non la rispettano. Le campagnie svolte da attiviste come Silvia Dumitrache hanno anche altre finalità. “Io milito anche per aumentare la consapevolezza delle assistenti domiciliari affinchè si rendano conto in che situazione di vulnerabilità stanno per entrare. Si può portare un simile fardello per un mese, due, tre o un anno, ma dopo si è colpiti da una depressione insuperabile. Ciascuno può decidere cosa vuole. Non tutti i casi sono disperati. Ci sono situazioni in cui le assistenti domiciliari si adattano benissimo nelle rispettive famiglie. Ma la situazione non è proprio legale, perchè chi lavora esclusivamente come assistente domiciliare non ha un contratto che rispetti la legislazione italiana, ad esempio.”
Non tutte le assistenti domiciliari in Italia sono romene, ma la loro situazione è, forse, molto più grave, in quanto la Romania è uno dei più poveri Paesi nellUe. Perciò la loro scelta può essere influita anche da cause esterne. Molte delle pazienti guarite della psichiatra Petronela Nechita scelgono di tornare al lavoro. “Ci sono moltissime che tornano al lavoro allestero perchè in Romania non riescono a trovarlo. Molte dicono che resterebbero a casa accanto alla famiglia, ma devono guadagnarsi il pane per poter allevare i figli e tornano al lavoro allestero, molte volte nelle stesse condizioni lavorative.”
Perciò, attiviste sociali come Silvia Dumitrache militano per una migliore tutela delle famiglie transnazionali, a livello europeo, perchè la situazione delle badanti e il dilagare o il contrasto della “sindrome Italia” dipende anche dalla situazione delle famiglie rimaste a casa.