Lavorare dopo il pensionamento
Uno studio recentemente pubblicato da Eurostat ha mostrato che solo il 13% dei cittadini dell’Unione Europea continua a rimanere attivo nel campo del lavoro dopo l’età pensionabile.
Iulia Hau, 03.01.2025, 18:21
Uno studio recentemente pubblicato da Eurostat ha mostrato che solo il 13% dei cittadini dell’Unione Europea continua a rimanere attivo nel campo del lavoro dopo l’età pensionabile. Per il 36% di loro la motivazione principale è il desiderio di rimanere produttivi e il fatto che gli piace quello che fanno, mentre oltre il 28% è spinto da esigenze finanziarie. Altri motivi menzionati dagli intervistati sono il desiderio di rimanere socialmente integrati (11%) e l’attrattiva finanziaria del lavoro (9%). Lo stesso studio mostra che i paesi baltici hanno la percentuale più alta di anziani che continuano a lavorare dopo la pensione: quasi il 55% (Estonia), 44% (Lettonia) e quasi 44% (Lituania). Al polo opposto ci sono Grecia e Spagna (rispettivamente 4,2% e 4,9%) e all’ultimo posto, con solo l’1,7% dei pensionati rimasti attivi sul mercato del lavoro, la Romania.
Tuttavia, un sondaggio condotto da BestJobs contraddice la statistica. Nel 2021, otto dipendenti romeni su dieci hanno affermato di considerare di lavorare anche dopo il pensionamento. Per comprendere meglio la realtà della Romania, abbiamo parlato con Sorina Faier, specialista in risorse umane con una carriera di oltre 17 anni nel settore. “Penso che la verità sia nel mezzo. Non credo che neanche Eurostat abbia completamente ragione, perché non dispone di tutti i dati e l’altro gruppo dice soltanto che intende lavorare, ma non che sta lavorando. Perché in realtà a molti pensionati la pensione non basta per sopravvivere – sappiamo tutti quanto siano basse le pensioni in Romania – e allora lavorano. Ma molti datori di lavoro assumono illegalmente ed è chiaro che non compaiono sul libro paga, e quindi Eurostat non potrebbe nemmeno tenerne conto.”
Alla domanda su quali siano i motivi per cui i pensionati romeni scelgono di restare nel mondo del lavoro, Sorina Faier ritiene che prevalgano le esigenze finanziarie, ma che sia importante anche il desiderio di non isolarsi. “Essendo persone socievoli, ancora dinamiche, fisicamente e mentalmente sane, desiderano moltissimo continuare la loro attività per mantenersi in forma.”
Esistono, tuttavia, differenze significative tra i dipendenti del top management e del middle management e i lavoratori qualificati e non qualificati. Nel primo caso, la maggior parte vuole restare nello stesso campo di attività. Poiché la mentalità dei datori di lavoro è cambiata negli ultimi dieci anni, afferma Sorina Faier, sono più aperti a trattenere o assumere persone che hanno superato l’età pensionabile, consapevoli dei vantaggi apportati dall’esperienza di professionisti senior in posizioni dirigenziali. “Ho notato da tutte le interviste che abbiamo e da tutti gli incontri che abbiamo con il top management che sono molto più aperti ad assumere persone anziane, il vantaggio essendo la loro anzianità e le conoscenze che hanno che possono portare come beneficio. Ma se parliamo di lavoratori qualificati e non qualificati, sicuramente la maggior parte di loro va verso altri settori e i settori principali sarebbero i servizi di sicurezza, perché vediamo guardie ovunque che sono piuttosto anziane e chiaramente in pensione. Di solito quando vanno in pensione, proprio come ho detto, (loro) si dirigono verso i servizi, possibilmente servizi di pulizia, servizi di sicurezza, forse servizi di catering e taxi.”
Ci sono anche anziani che, dopo il pensionamento, scelgono di intraprendere la strada dell’imprenditorialità, il più delle volte nel settore in cui hanno accumulato esperienza, con sufficiente fiducia da poter aprire un’attività da zero. “La maggior parte di loro hanno un piccolo affare, sufficiente a garantire loro comfort e integrare la pensione, e sì, si concentrano sulle aree che conoscono e sull’area in cui hanno formato una rete abbastanza forte da far sì che l’attività abbia successo.”
Sorina Faier afferma che la mentalità è cambiata rispetto a dieci anni fa, quando raramente si pensava di lavorare dopo l’età pensionabile. Oggi i romeni capiscono che rimanere attivi porta molti vantaggi, sia dal punto di vista della salute e dell’equilibrio mentale, ma anche dal punto di vista finanziario. Un’altra opzione è lavorare come freelance in progetti nel campo dell’istruzione, nel campo della traduzione, offrendo lezioni private o anche nel campo informatico. Questi ultimi, anche se non sono una percentuale molto elevata, tendono ad essere persone che sono costantemente migliorate e sono rimaste al passo con le ultime tecnologie.
I dati dell’Istituto Nazionale di Statistica mostrano che 4,9 milioni di romeni sono in pensione, di cui un milione non ha ancora raggiunto l’età pensionabile standard. L’età per ricevere la prima pensione in Romania è una delle più basse tra gli stati membri dell’UE: 59,5 anni, solo l’Austria ha un’età altrettanto bassa di 59,6 anni. D’altro canto, Islanda, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia hanno l’età pensionabile più elevata: tra 64 e 66,2 anni. Gli esperti romeni ritengono che, essendo una media, ci siano differenze molto grandi tra coloro che vanno in pensione anticipatamente e coloro che continuano la loro attività fino alla vecchiaia. Tra le professioni che offrono il pensionamento anticipato in Romania ci sono la polizia, la gendarmeria, i servizi segreti, il servizio militare, la magistratura e l’aviazione.