L’abitazione come diritto umano fondamentale
I costi abitativi rappresentano la spesa maggiore delle famiglie nell’Unione Europea, e l’aumento dei prezzi delle case e degli affitti, i costi elevati di costruzione e l’aumento dei tassi di interesse ipotecari sono solo alcuni degli effetti.
Iulia Hau, 05.02.2025, 17:49
I costi abitativi rappresentano la spesa maggiore delle famiglie nell’Unione Europea, e l’aumento dei prezzi delle case e degli affitti, i costi elevati di costruzione e l’aumento dei tassi di interesse ipotecari sono solo alcuni degli effetti. Dove si colloca la Romania in questo panorama? “L’alloggio deve essere considerato un diritto fondamentale, affinché tutti gli europei, compresi i giovani e i gruppi vulnerabili, possano godere di condizioni di vita dignitose e sostenibili.” Questo è stato il sentimento espresso all’unisono durante il primo forum sull’edilizia abitativa tenutosi alla fine dello scorso anno a Bruxelles.
Un rapporto del 2023 ha mostrato che quasi la metà degli europei che pagano l’affitto ritiene di vivere con il rischio di dover lasciare la propria abitazione nei prossimi tre mesi perché non possono più permettersela. Nel frattempo, i senzatetto stanno diventando uno dei maggiori problemi del continente, con quasi un milione di persone senza tetto.
Secondo il segretario generale della rete Housing Europe, Sorcha Edwards, l’attuale crisi immobiliare ha molti volti. Oltre alle aree e agli alloggi sovraffollati, che contrastano con le regioni sottooccupate, dobbiamo affrontare anche la povertà energetica, ovvero alloggi che non sono stati modernizzati e isolati e che spingono le persone in condizioni precarie: troppo caldo d’estate e troppo freddo d’inverno. Un altro problema sono gli alloggi per anziani e disabili, che non sono adatti alle loro esigenze. “Ci sono anche le vittime della violenza domestica che non hanno nessun posto dove andare. Poi abbiamo, ovviamente, il volto più visibile della crisi immobiliare: i senzatetto. Ma il problema e la ragione di questi problemi in alcune aree sono complessi. In alcuni casi, proprio perché si tratta di una questione molto complessa, gli enti locali e i governi non dispongono delle risorse necessarie; spesso non hanno le conoscenze necessarie per gestire questo complicato settore. Si sperava che il mercato si occupasse di questo problema e, naturalmente, quando lasciamo un settore come quello immobiliare esclusivamente al mercato, l’opportunismo e il profitto avranno la precedenza».
Sebbene, secondo le statistiche Eurostat del 2023, la Romania sia il paese con la più alta percentuale di proprietari di casa (il 93% dei romeni possiede la casa in cui vive e solo il 7% la affitta), le case dei romeni sono tra le più affollate (40%), superati solo da quelli della Lettonia, con il 40,9%. Inoltre, le case in Romania e Slovacchia hanno il numero più basso di stanze per persona: 1,1 stanze contro una media europea di 1,6. Al polo opposto ci sono Malta e Lussemburgo, rispettivamente con 2,3 e 2,2 camere per persona. Nel 2023, solo l’1,5% dell’intera popolazione dell’UE viveva in famiglie senza servizi igienici all’interno, doccia o vasca da bagno, ma la percentuale di gran lunga più alta si trovava in Romania, oltre il 20% (seguita da Bulgaria e Lettonia, con il 7% ciascuna).
Alla domanda su quali soluzioni la Romania potrebbe adottare, ispirandosi ai progetti di successo di altri stati membri, Sorcha Edwards ha risposto : “Ovviamente nel campo dell’edilizia abitativa un semplice copia-incolla delle soluzioni non è possibile. Bisogna considerare, tra l’altro, i bisogni locali, gli scenari specifici, le tendenze, il reddito medio della popolazione. Quali sono le previsioni riguardo agli sviluppi demografici, alle opportunità di lavoro; ci sono aree in cui sono previste maggiori opportunità di lavoro? I fattori da considerare sono quindi numerosi, ma una soluzione molto efficace è aumentare il numero di alloggi pubblici, sociali o a reddito limitato, a seconda del modello che meglio si adatta alla cultura e ai bisogni locali. I benefici di un simile approccio sono quelli di ridurre il rischio di esclusione abitativa, il tasso di sovraffollamento abitativo e offrire alle persone delle opzioni».
Sebbene il panorama differisca da uno stato membro all’altro e anche da un’area all’altra, le principali difficoltà nel ridurre la crisi abitativa a livello europeo non differiscono molto da quelle affrontate dalla Romania. Sorcha Edwards: “Ora assistiamo a un aumento significativo dei prezzi dei materiali da costruzione, che rallenta il processo di consegna e al fatto che non abbiamo abbastanza accesso ai terreni necessari. Poi, se parliamo del potenziale di adattamento sostenibile degli edifici esistenti, che rappresenta un’ottima soluzione per ridurre l’impronta di carbonio (già incorporata nelle nuove abitazioni), uno degli ostacoli principali è ottenere i permessi da chi ha diritti di proprietà. Tutti questi problemi possono essere superati se abbiamo una visione chiara, una ferma volontà politica e obiettivi ben stabiliti”.
Sebbene la Romania debba riprendersi sotto aspetti diversi rispetto agli altri stati membri, e sebbene anche qui i prezzi degli affitti e delle case siano aumentati, gli aumenti sono stati meno drammatici che nella maggior parte degli Stati. Se dal 2010 all’ultimo trimestre del 2024 i prezzi sono aumentati del 230% in Ungheria ed Estonia, del 181% in Lituania, del 113% in Portogallo e del 110% in Bulgaria, in Romania l’aumento è stato inferiore al 30%.
Inoltre, secondo le parole dell’esperta Sorcha Edwards, “il settore immobiliare gioca a favore degli investitori”, e se il loro interesse non va oltre la massimizzazione del profitto nel più breve termine possibile, l’accesso alle case per tutti i cittadini europei continuerà a rimanere un problema.