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La sicurezza stradale e la necessità delle autostrade

La situazione precaria dell'infrastruttura stradale in Romania è arcinota: molte strade nazionali o provinciali che attraversano villaggi, strade piene di buche, barriere di sicurezza deteriorate oppure semplicemente inesistenti e... tanti incidenti.

La sicurezza stradale e la necessità delle autostrade
La sicurezza stradale e la necessità delle autostrade

, 20.10.2020, 16:47

Che ci piaccia o no viaggiare spesso nel Paese o che il mestiere ci costringa o meno a spostarci sulle strade in Romania, la situazione precaria dellinfrastruttura stradale è arcinota: molte strade nazionali o provinciali che attraversano villaggi, strade piene di buche, barriere di sicurezza deteriorate oppure semplicemente inesistenti. Purtroppo, questi problemi fanno vittime: nel 2019, sono state oltre 1800 le persone morte in circa 32.000 incidenti stradali, di cui 729 pedoni. Ma queste cifre non dicono niente sulle tragedie vissute da migliaia di famiglie i cui cari sono morti oppure sono rimasti con uninvalidità permanente a causa degli incidenti stradali. Loro sono rappresentati da Oana Baciu, presidente dellAssociazione Nazionale per il Sostegno delle Vittime e la Prevenzione degli Incidenti Stradali.



“Negli ultimi 10 anni si è registrato un calo degli incidenti stradali grazie alle campagne di prevenzione, ma anche grazie a quelle svolte strategicamente dagli Ispettorati di Polizia. Lidea è che dal 2008 – lanno con il più doloroso record: oltre 3000 morti in incidenti stradali -, attualmente si parla di una media di 1800 vittime annuali a livello nazionale. Quindi, il numero di vittime è calato, ma da qualche anno ci siamo bloccati intorno a questa cifra e non riusciamo più a fare passi in avanti. Purtroppo, Romania si piazza al primo posto nellUe per numero di persone ferite e decedute in incidenti stradali”, ha spiegato Oana Baciu.



Ma come mette in pericolo la nostra vita una strada con problemi, troppo stretta o costruita nel posto sbagliato? Lo fa inevitabilmente, spiega sempre Oana Baciu. “Uno è costretto dalla situazione, il più delle volte, soprattutto se fa lautista, a raggiungere una destinazione a una certa ora. Oppure uno vuole percorrere una distanza in un arco di tempo ragionevole. Se si circola su una strada stretta, non si può sorpassare o non si può sorpassare in sicurezza, e allora uno è costretto a diverse manovre per raggiungere la destinazione in tempo. In questo modo si è esposti e si è interamente responsabili se si provoca un incidente con o senza vittime. Come si è direttamente responsabili anche se si provoca un incidente in seguito al tentativo di evitare una buca sul manto stradale. È difficile dimostrare che la colpa spetta anche allistituzione che doveva gestire meglio quel tratto di strada. Perciò, da anni ci adoperiamo a far capire alle persone che linfrastruttura non ci aiuta e che devono imparare a proteggersi. Per gli autisti, a causa delle strade strette e insufficientemente illuminate, diventa una missione impossibile, a volte, evitare qualsiasi ostacolo”, ci ha detto Oana Baciu.



Lungo gli anni sono stati pochi i casi di cittadini che hanno fatto causa alle istituzioni dello stato perchè la cattiva manutenzione delle strade che dovevano gestire ha portato a incidenti. Ma la maggioranza delle vittime nemmeno conoscono i propri diritti, nè hanno la possibilità di considerare almeno una causa in tribunale. Oana Baciu, presidente dellAssociazione Nazionale per il Sostegno delle Vittime e la Prevenzione degli Incidenti Stradali. “Il maggiore problema con cui ci confrontiamo nella lotta per la giustizia è la paura delle persone. Hanno paura di lottare per la propria giustizia, pensano sempre sia inutile. Una simile causa è molto difficile da capire per le persone e per farla uno ha bisogno di mezzi finanziari sostanziosi per lassistenza giuridica. E chi si permette di farlo deve camminare una strada lunga e difficile, e da ciò che so, non ci sono molte cause a livello nazionale contro le autorità per incidenti causati dalle condizioni precarie delle strade”, ha precisato Oana Baciu.



Più sicure sarebbero le autostrade, perchè aggirano le località e contribuiscono alla decongestione del traffico. Ma la Romania è diventata celebre grazie alla mancanza della autostrade. Alla fine dellanno scorso, solo il 4,8% delle strade nazionali erano autostrade e contavano solo 866 km nel contesto in cui la Romania è il nono stato per superficie nellUe, con 238.397 km quadri. Cosa possono fare, in queste condizioni, i cittadini abituali? Possono cercare, ad esempio, di costruire la propria autostrada, come ha fatto limprenditore Ștefan Mandachi nel 2019. Il 15 marzo dellanno scorso, Mandachi ha anche promosso uno sciopero insolito: 15 minuti di pausa alle 15.00. Molte attività sono state fermate, soprattutto landare in macchina, perchè le persone potessero protestare contro la mancanza di autostrade in Moldavia, regione nel nord-est della Romania, dove vive Ștefan Mandachi, ma anche contro la precarietà delle strade nazionali in generale. Ștefan Mandachi aveva già costruito un metro simbolico di autostrada nel comune Cumpărătura nella sua Moldavia natia, priva di qualsiasi autostrada, lunga o corta. Nonostante il successo di questa iniziativa di sensibilizzazione sullimportanza delle autostrade, oggi, più di un anno dopo, la Moldavia non ha ancora unautostrada. Essa non cè nemmeno come progetto. Ma Ștefan Mandachi non se ne sta con le mani in mano. Mandachi ha continuato lazione civica con un film documentario, intitolato “30 anni e 15 minuti.” “Questo documentario è sempre una protesta. Io protesto perchè non ci sono autostrade in Moldavia. Suceava è totalmente sconnessa, ad esempio, dalla capitale della Transilvania, Cluj, e dalla capitale romena, Bucarest. Io, per poter spostarmi tra Suceava e Cluj, Suceava e Bucarest o Suceava e Timișoara, per affari, sono giunto ad adoperare un aereo sportivo e ci metto unora e mezzo fino a Cluj, invece di passare 6 ore in macchina oppure 8 se vado a Bucarest sempre in macchina. Noi, gli imprenditori, siamo costretti dalle circostanze a cercare nuove modalità di trasporto perchè il tempo è prezioso. Inoltre, in Romania, i viaggi in auto sono molto più pericolosi dei viaggi in aereo”, ha spiegato Ștefan Mandachi.



Il documentario “30 anni e 15 giorni” parla soprattutto dei drammi di alcune famiglie che hanno avuto da soffrire in seguito a incidenti stradali, comè successo, del resto anche con la famiglia di Ștefan Mandachi. “Io sono stato a un passo dalla morte più volte circolando sulle nostre strade. Anche la mia famiglia è stata coinvolta in incidenti stradali, mia madre e mio fratello. Tutti intorno hanno conosciuto in un modo o in un altro vittime degli incidenti stradali oppure hanno avuto da soffrire a causa della mancanza delle strade moderne in Romania. Vorrei vivere in una Romania con uninfrastruttura normale. Non vogliamo degli ufo, non volgliamo autostrade sospese, vogliamo strade decenti sulle quali le nostre vite non siano più in pericolo ogni giorno. Ho fatto moltissimi viaggi sin da giovanissimo, accanto ai miei genitori. Il viaggio verso il mare, da Suceava a Costanza, lho fatto molte volte e sono stato testimone di moltissimi incidenti stradali. E ho voluto comparire anchio nel documentario con la mia storia accanto alle storie delle vittime e dei genitori rimasti senza figli. Abbiamo voluto raccontare insieme una storia”, ci ha detto Mandachi.



Una storia che, crede Oana Baciu, presente anche lei nel documentario di Ștefan Mandachi, va raccontata costantemente per sensibilizzare le autorità, ma anche perchè i cittadini capiscano la forza della propria voce allorquando lottano per i propri diritti.




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