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La Romania, nel Rapporto della Commissione Europea sull’Istruzione

Il sistema d'insegnamento romeno resta privo di performance, senza riuscire a raggiungere i target che si era proposto per il 2020 per una scuola di qualità. Lo rileva l'Osservatorio dell'Istruzione e della Formazione pubblicato dalla Commissione Europea.

La Romania, nel Rapporto della Commissione Europea sull’Istruzione
La Romania, nel Rapporto della Commissione Europea sull’Istruzione

, 21.11.2018, 17:33

Il sistema dinsegnamento romeno resta privo di performance, senza riuscire a raggiungere i target che si era proposto per il 2020 per una scuola di qualità. Lo rileva lOsservatorio dellIstruzione e della Formazione pubblicato dalla Commissione Europea questautunno. Con un sistema scolastico obsoleto, in cui gli allievi non hanno nè il piacere, nè la motivazione di imparare, con insegnanti scarsamente retribuiti, con un divario tra le zone urbane e quelle rurali che permane, la Romania non ha compiuto progressi significativi, negli ultimi anni, nel settore dellistruzione. Se ci riferiamo agli stanziamenti dal Pil alleducazione, anche se sono in crescita, restano di molto sotto la media dellUe – il 3,7% nel 2016 rispetto alla media Ue del 4,7 del Pil. Nel periodo 2014-2017, la percentuale di giovani che hanno abbandonato la scuola alla fine dellottava classe, della fascia detà 18-24 anni, è stata pari al 18,1%, rispetto ad una media europea del 10,6%, vicina al target del 10% per il 2020. Ma cè anche un abbandono scolastico che non è incluso nelle statistiche – giovani che si iscrivono al liceo, ma vi rinunciano ulteriormente.



Gli specialisti nellistruzione affermano però che questi obiettivi sono stati stabiliti negli anni 2008-2009 in base alla situazione del rispettivo momento e di una serie di prognosi sul modo in cui il nostro sistema distruzione potrebbe fare dei progressi e che non tutti i Paesi hanno avuto lo stesso punto di partenza, nellanno in cui hanno prefisso i loro obiettivi. Per quanto riguarda il tasso di abbandono scolastico precoce, Ciprian Fartuşnic, direttore dellIstituto di Scienze dellEducazione, ha spiegato che “attualmente, siamo messi molto male per quanto riguarda questo indicatore, perchè nel 2009, abbiamo deciso di prefiggerci un target dell11,3%. Praticamente, fino al 2020 vogliamo raggiungere questo valore. La proiezione si è basata su uno scenario moderato, perchè, in quel momento, potevamo raggiungere questo target senza problemi. Solo che è arrivata la crisi economica, le cose non si sono evolute più cosi come ci eravamo auspicati e, attualmente siamo abbastanza lotani da questo target. In questo momento ci collochiamo intorno al 18%. Attualmente, uno su cinque giovani in Romania non riesce a ultimare 10 classi.”



Per quanto riguarda linsegnamento universitario in Romania, la media di coloro con un titolo di studio universitario resta lontana dalla media europea, con alcune eccezioni, come racconta sempre Ciprian Fartuşnic.



“Stiamo un po meglio per quanto riguarda lindicatore sul tasso di partecipazione allinsegnamento terziario, alluniversità. E qui cè un certo gruppo di età, che viene preso in calcolo, quello di 30-34 anni, dove siamo molto vicini al target che ci siamo prefissi per il 2020 e siamo uno degli stati che hanno registrato un progresso significativo in questarea rispetto al 2010. Attualmente, linsegnamento terziario è lunico ad avere un livello di finanziamento, almeno percentuale dal budget totale per listruzione, che si avvicina allo stanziamento fatto da altri Paesi Ue. Invece, lincidenza delle spese sul totale delle spese per leducazione nellinsegnamento prescolastico, primario e secondario è molto minore e credo che il principale messaggio dellOsservatorio è la necessità di riconsiderare le misure correnti e di promuovere nuovi programmi di sostegno per la base del sistema di insegnamento rappresentata da questi livelli. Perchè, attualmente, rischiamo di avere una polarizzazione: i bambini che riescono a ultimare gli studi superiori e andare oltre con un master o dottorato e moltissimi bambini (uno su cinque) che non riescono a portare a termine gli studi di base”, ha spiegato Fartuşnic.



Anche se in Romania, solo il 45% degli allievi supera lesame di maturità, ci sono anche allievi che raggiungono la performance. Annualmente, migliaia di allievi partecipano alle olimpiadi nazionali e internazionali, e alcuni studiano presso le più prestigiose università nel mondo. La stessa scuola produce sia geni, che analfabeti, afferma lo specialista nelleducazione, Ciprian Fartuşnic.



“Noi, se avessimo un sistema dinsegnamento, come dicono molti “a terra”, non avremmo tanti bambini che fanno fronte facilmente alle esigenze quando vanno a studiare allestero, non avremmo olimpionici, non avremmo un numero cosi alto di bambini che vanno a studiare presso università prestigiose dellEuropa Occidentale per occupare poi posizioni professionali importanti. Invece, il grande problema che abbiamo è che questi rappresentano solo una parte dellintera storia. Abbiamo, invece, moltissimi bambini che giungono ad avere difficoltà reali nellandare di pari passo con le esigenze della scuola e che giungono facilmente a “staccarsi” dal sistema dinsegnamento, abbandonarlo… Il numero dei bambini fuori dal sistema di insegnamento, secondo uno studio realizzato da noi, è di centinaia di migliaia, perciò è molto importante che nel futuro laccento sia messo su misure di prevenzione del fenomeno. Perchè, nel momento in cui un bambino si abitua a non frequentare più la scuola, è difficile riportarlo a scuola. Il sistema scolastico La seconda chance funziona laddove ci sono scuole che hanno un simile programma, solo che, a livello nazionale, la distribuzione dei centri e delle scuole che offrono La seconda chance è molto diversa e vale la pena di lottare moltissimo per la prima chance, affinchè un bambino possa trovare un posto nella scuola in cui raggiungere il suo potenziale, in cui si senta sicuro e incoraggiato. Il più delle volte, le scuole stesse sono una causa dellabbandono scolastico, perchè non riescono ad adattare sufficientemente lofferta educativa, le strategie didattiche alle esigenze cosi diverse dei bambini in aula”, ha detto Fartuşnic.



Lo studio europeo rileva inoltre che il tasso di impiego nei neolaureati (20-34 anni), nel periodo 2014-2017, è stato del 76% rispetto ad una media europea dell80,2%. Quelli con un titolo di studio universitario sono pari all87,4%, oltre la media Ue dell84,9%.




(foto: Anqa / pixabay.com)
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