La Romania in prima linea a sostegno dei profughi ucraini
Circa 400.000 cittadini ucraini si sono rifugiati in Romania dall'inizio della guerra avviata dalla Russia contro l'Ucraina.
Christine Leșcu, 15.03.2022, 18:33
Circa 400.000 cittadini ucraini si sono rifugiati in Romania dallinizio della guerra avviata dalla Russia contro lUcraina. Ai valichi di frontiera tra la Romania e lUcraina, una frontiera di circa 650 km, i profughi sono iniziati ad arrivare sin dal 24 febbraio, soprattutto nella parte nord, entrando nel Paese tramite il Maramures e la Moldavia, e meno tramite lest, ossia la zona della foce del Danubio. In queste zone di confine, sono stati subito accolti dagli abitanti che, mobilitandosi immediatamente e istintivamente, hanno offerto loro vitto e alloggio. Sono seguiti i rappresentanti della società civile e poi le istituzioni ufficiali, che hanno installato tende, hanno raccolto aiuti di prima necessità, hanno offerto informazioni e trasporto a chi desiderava solo transitare la Romania. Il Consiglio Nazionale Romeno per i Rifugiati è stato presente sul posto sin dal 24 febbraio, per mettere a disposizione la sua perizia, ci ha raccontato la sua rappresentante Ana Cojocaru. “I miei colleghi sono in questo momento presenti presso molteplici valichi di frontiera. Noi siamo unONG che offre perizia giuridica. Quindi, tutto ciò che possiamo fare è offrire informazioni e consulenza, e alloccorrenza informazioni sulla procedura di asilo alle persone che vogliono la protezione dello stato romeno. Abbiamo anche due linee telefoniche dove possiamo essere contattati 24 ore su 24. Riceviamo decine o centinaia di chiamate ogni giorno su queste linee. Siamo presenti anche in tutti i centri rifugiati nel Paese nel subordine del Ministero dellInterno, più esattamente dellIspettorato Generale per le Immigrazioni.”
Molte delle domande burocratiche sul soggiorno e lattraversamento del territorio della Romania sono state centralizzate, in varie lingue straniere, sul sito dopomoha.ro, un progetto sostenuto da istituzioni pubbliche in collaborazione con associazioni non governative. Inoltre, a causa della gravità della situazione, molte delle formalità per lingresso in Romania sono state semplificate. Non è stato così sin dallinizio, racconta Ana Cojocaru. “Le domande che riceviamo sono legate soprattutto allingresso e al transito sul territorio della Romania. È vero, la Romania non ha registrato nella storia recente flussi così grandi di persone sul suo territorio. Comera naturale, è stato necessario un breve processo di addattamento, ma credo adesso siamo sulla buona strada e abbiamo maggiore chiarezza e un migliore coordinamento tra lo stato e la società civile e tra istituzioni, in generale.”
Le più impressionanti sono state la pronta reazione e lempatia dei romeni abituali nei confronti dei profughi. “Credo che neanche nei nostri sogni più belli avremmo potuto anticipare questa risposta straordinaria della società civile, delle persone fisiche in generale e delle comunità nelle zone di confine. Ci sono moltissime iniziative delle ong e dello stato romeno volte a sostenere le persone sfollate dallUcraina e la capacità di risposta è assolutamente straordinaria. Vi faccio un esempio: sabato notte alle 11 e mezzo cercavamo una soluzione per un gruppo di 14 persone di cui una parte erano bambini e abbiamo trovato in 10 minuti alloggio presso una persona di fiducia. Ci sono state, certamente, delle difficoltà, soprattutto allinizio, perchè il volume di persone che volevano aiutare era così grande che si è creato un po di caos ai principali valichi di frontiera. Intanto, a livello centrale, è iniziata la raccolta di informazioni su tutte queste iniziative. Sono state create unità di coordinamento nelle province con valichi di confine verso lUcraina e la Repubblica di Moldova. E credo che attualmente stiamo attraversando un processo di adeguamento, di sempre migliore coordinamento”, ha raccontato Ana Cojocaru.
Uno dei romeni che, sin dal primo giorno di guerra, ha aiutato i rifugiati è stato Ștefan Mandachi, un imprenditore locale di Suceava. Impressionato dalle centinaia di migliaia di profughi che “di tutto quello che hanno realizzato in una vita hanno messo ciò che hanno potuto in una borsa e sono scappati via con i loro figli e i loro animali, senza sapere se potranno tornare o meno”, Ștefan Mandachi ha offerto loro vitto e alloggio gratuiti nei suoi alberghi e ristoranti. Non sa quanti sia riuscito ad aiutare finora. “Non vi posso dire una cifra esatta. So che ogni giorno ci sono oltre 200 persone. Ad esempio, un giorno abbiamo aperto una sala pranzo in più. Credo che in quel giorno abbiamo avuto un numero record: più di 300 persone. Ogni giorno, sono più di 200 le persone che alloggiano da noi. Alla fine abbiamo messo su un call center e unequipe e grazie a questa formula trovata la gente viene da noi con offerte di alloggio, trasporto, e soggiorni a breve, medio e lungo termine. E, adesso, uno dei nostri obiettivi prioritari è di riuscire a portare queste persone nei posti dove cè lalloggio oppure portarli dove hanno bisogno di andare in Europa.”
Il loro stato danimo non è ottimo, come cera daspettarsi, racconta sempre Ștefan Mandachi. “Tutti coloro che giungono da noi hanno un pessimo stato danimo, in generale. Si riprendono un po quando i bambini cominciano a giocare. Abbiamo cercato di organizzare varie attività, per farli uscire da questo stato danimo e quando i genitori, infatti le madri, perchè gli uomini sono rari, vedono i figli allegri si rilassano un po. Ma, ovviamente, si sente una tensione nellintera comunità di ucraini e non ci sono solo ucraini, ma anche nigeriani, indiani e marocchini che studiavano a Kiev.”
Nè Ștefan Mandachi, nè le altre ong farebbero fronte alla situazione senza il sostegno dei volontari, romeni abituali che aiutano a seconda delle proprie possibilità. “Abbiamo formato unequipe di volontari straordinari. Molti sono studenti moldavi e ucraini che studiano presso ununiversità di Suceava. Sono venuti in tanti cosicchè i volontari non sono mancati. Sono molto entusiasti, una vera ispirazione per noi. Oltre il 90% di loro sono persone che non avevamo mai incontrato, arrivati dai comuni vicini. Non li conoscevamo, ma loro erano molto entusiasti e si comportavano come se ci fossimo conosciuti da sempre. Tutti erano venuti per fare volontariato”, ha raccontato Ștefan Mandachi.