La percezione dei romeni sui mutamenti climatici
Avviato di recente dall'adolescente svedese Greta Thunberg, il movimento per il clima Fridays for Future ha già sostenitori anche in Romania.
Christine Leșcu, 01.10.2019, 19:05
Avviato di recente dall’adolescente svedese Greta Thunberg, il movimento per il clima Fridays for Future ha già sostenitori anche in Romania. Nella settimana 20-27 settembre, diverse organizzazioni ambientali hanno avviato una serie di proteste e attività volte ad attirare l’attenzione delle autorità competenti sul livello di inquinamento globale e sui suoi incontenstabili effetti nocivi. Eventi all’insegna dei Fridays for Future si erano già svolti in Romania nell’ultimo anno, all’inizio nella capitale Bucarest, come racconta Mădălina Scarlat, una delle promotrici.
Dopo Bucarest siamo scesi in piazza anche in altre città, per protestare e abbiamo pensato insieme questa campagna che si è svolta nella settimana 20-27 settembre. Già si sa che è stata la Settimana del Clima, svoltasi in concidenza con il Vertice di ONU di New York, dove sono andati anche rappresentanti del Movimento Fridays for Future nel tentativo di convincere i governi mondiali a riconoscere l’emergenza clima con cui ci confrontiamo e adottare le misure necessarie per ridurre l’impatto dei mutamenti climatici, ha precisato Mădălina Scarlat.
Alla marcia di protesta iniziata il 20 settembre, davanti alla Biblioteca Nazionale di Bucarest, cui hanno partecipato intorno a mille giovani tra i 16 e i 17 anni, hanno fatto seguito anche altre attività, in oltre 75 scuole partner della protesta. Le attività sono state destinate a informare e mobilitare gli allievi affinchè contribuiscano un po’ al rallentamento del riscaldamento globale o alla riduzione del livello di inquinamento. Tutto punta sull’idea che qualsiasi contributo individuale conta, se si aggiunge ad altri simili, spiega Mădălina Scarlat.
Ciascuna persona può recare il proprio piccolo contributo che, se aggiunto all’immagine d’insieme, reca un miglioramento significativo. Il fatto che non consumiamo più tanta plastica, che abbiamo la nostra bottiglia personale, che al mercato non usiamo più sacchetti di plastica per la frutta e verdura, bensi’ i sacchetti di tela che portiamo da casa, tutte queste azioni individuali, oltre al fatto che possono convincere anche gli altri, tutte insieme, hanno un impatto maggiore di quanto avessero separatamente, ha detto Mădălina Scarlat.
Tuttavia, secondo un recente sondaggio demoscopico che valuta le percezioni dei romeni sui mutamenti climatici e il riscaldamento globale, del movimento #fridaysforfuture hanno sentito solo il 6% degli interpellati, mentre due terzi di loro hanno sentito dell’Ora della Terra, cui hanno partecipato il 36%. Inoltre, il 73% dei romeni non hanno sentito dell’Accordo di Parigi. D’altra parte, lo studio indica un alto livello di preoccupazione per i problemi ambientali. Il 96% degli interpellati dichiarano di aver sentito del riscaldamento globale e l’86% dei partecipanti allo studio che hanno risposto al questionario ritengono che il riscaldamento globale sia un problema molto serio. I dati sono rallegranti, soprattutto se li paragoniamo a quelli di un altro sondaggio demoscopico del 2009. Allora, i cambiamenti climatici rappresentavano una preoccupazione solo per il 16% dei romeni. Mentre adesso, poco più del 25% ritengono che il più serio problema del mondo siano proprio i mutamenti climatici, considerati il secondo più grave problema dell’umanità dopo la povertà. Quali sarebbero le cause di questa modifica di percezione, ci spiega il sociologo Dan Jurcan.
La mediatizzazione, in fin dei conti, di questo tema ha avuto effetti. Non basta che abbiamo politici che parlino dell’Accordo di Parigi. Più convincenti sono tutti gli eventi meteo che si sono verificati, anche su piano locale. Solo quest’anno ci sono stati due mini-tornado che hanno provocato danni in Romania, e l’anno scorso è avvenuto qualcosa di simile a Timișoara. È chiaro che l’impatto dei mutamenti climatici sulle comunità piccole seguito dalla mediatizzazione produce modifiche comportamentali e cognitive, ha detto Dan Jurcan.
Secondo lo stesso studio, la percentuale di interpellati che si dichiarano interessati a campagne di ecologizzazione/raccolta di rifiuti è un po’ più bassa (75%) rispetto a quella degli interpellati interessati alle campagn di rimboschimento (86%). Ciononostante, il tasso di partecipazione è più basso per quanto riguarda queste ultime (33%), rispetto alle prime (38%). Perciò, occorre fare la differenza tra l’intento e l’azione propriamente detta, ma anche tra il desiderio dei cittadini e le realizzazioni delle autorità, considera Dan Jurcan.
Se esistesse una cultura dell’ecologia tra i cittadini, allora i comportamenti sarebbero diversi. Ad esempio, dal nostro studio emerge che ai romeni piace dire di fare una raccolta differenziata dei rifiuti, ma in realtà sappiamo che non succede proprio cosi’. E non è colpa dei cittadini, perchè il loro buon proposito esiste. Ma, molte volte, la responsabilità spetta alle autorità e alle aziende che si occupano della raccolta dei rifiuti. Ci sono anche storie di successo con autorità locali che hanno messo a disposizione dei cittadini sacchi di vari colori per separare i rifiuti casalinghi dai rifiuti di plastica o da quelli riciclabili di vetro e carta. E i cittadini si sono conformati, prova del fatto che a livello intenzionale c’è la disponibilità ad adottare un comportamento ecologico. È ciò che risulta dal nostro studio. Occorre solo che la autorità creino il quadro adeguato a tal fine, ha precisato Dan Jurcan.
Come conclusione, sebbene lo studio abbia sufficienti elementi per temperare l’ottimismo iniziale, c’è qualcosa di rallegrante: i problemi ambientali sono sull’agenda pubblica dei romeni. Allorquando il tema è percepito come avente un alto tasso di popolarità, è normale che anche le risposte siano positive, alla pari della popolarità del tema. Ma è molto importante che questo tema è giunto nella coscienza del pubblico e che la gente ne parla. Quindi, il tema dei mutamenti climatici non è solo uno veicolato dai politici e che alcuni scienziati cercano di far inserire sull’agenda pubblica. Esso già si trova sull’agenda pubblica, ha spiegato Dan Jurcan.