La giovane generazione e la politica
Laureato al King's College di Londra, dove ha studiato Scienze Politiche, e studente del master di Politiche Pubbliche presso l'University College, Răzvan Petri è interessato all'implicazione civica e politica dei giovani nel suo Paese natale.
Christine Leșcu, 01.10.2023, 19:16
Laureato al Kings College di Londra, dove ha studiato Scienze Politiche, e studente del master di Politiche Pubbliche presso lUniversity College sempre nella capitale della Gran Bretagna, Răzvan Petri è altrettanto interessato allimplicazione civica e politica dei giovani nel suo Paese natale. E questa preoccupazione è motivata dal disinteresse dimostrato da buona parte della generazione di cui fa parte per queste questioni. Perché? Lo spiega Răzvan Petri. “Penso che ci sia un po di disinteresse, ma non credo che sia necessariamente colpa di questa generazione, cioè dei giovani o di chi non si impegna nella politica e nellazione civica. Si tratta di una fiducia molto scarsa nei leader politici, nelle istituzioni politiche e in generale, nelle istituzioni statali ed europee. Ma questa scarsa fiducia è causata più da coloro che dovrebbero guidarci e decidere per noi che da qualche caratteristica peculiare dei giovani di oggi. Loro sono interessati o disinteressati come sempre, ma semplicemente i nostri leader dopinione, come anche politici, e le nostre istituzioni non sanno comunicare con i giovani e per questo è molto difficile per loro impegnarsi in politica e essere attratti dai politici.”
E poiché linteresse si risveglia a partire dai dati, Răzvan Petri, insieme al suo amico Vlad Adamescu, ha co-fondato liniziativa civica “Politica al minuto” che mira a rendere la politica più accessibile ai giovani informandoli. Realizzato online e sui social, questo progetto cerca di sopperire allassenza di corsi di educazione civica, impartiti solo alle scuole primarie e secondarie, non alle superiori. Razvan Petri. « Raccogliamo tutte le informazioni che riteniamo necessarie e le presentiamo attraverso alcune slide che presentiamo sui social nel modo più attraente, semplice e di facile comprensione. Fondamentalmente traduciamo dal linguaggio politico e legislativo ciò che sta accadendo nel linguaggio della gente comune, qualcosa che avrebbe dovuto già essere fatto dalle persone che cercano di comunicare. (…) Penso che se cominciassimo prima, dalla scuola o dal liceo, a spiegare ai ragazzi cosa devono sapere sul sistema politico e quanto sia importante la democrazia, sarebbe più facile avere una generazione più coinvolta e informata. (…) E ancora di più: se facessero educazione civica e capissero che, per esempio, il presidente non può costruire autostrade da solo, che il primo ministro è eletto dal Parlamento e che le elezioni politiche sono forse più importanti o almeno altrettanto importanti quanto quelle presidenziali, saprebbero meglio come funziona il sistema politico e non commetterebbero lerrore di incolpare qualcuno che non ha nulla a che fare con quella situazione. »
Non tutti gli adolescenti e i giovani, però, sono disinteressati alleducazione civica e alla politica. E coloro che vogliono mettersi in gioco sono attratti soprattutto da questioni molto vicine al loro mondo, afferma Răzvan Petri. « Direi che sono molto interessati alle cose che accadono a livello locale, nelle loro comunità e città perché molte persone vorrebbero rendere la città o talvolta anche il villaggio in cui vivono un posto migliore. E poi i campi dazione sarebbero quelli locali relativi alle strade, ai parchi, ai cortili o anche alle scuole. E, naturalmente, sono molto interessati agli aspetti legati ai diritti degli studenti e alla dinamica tra insegnanti e studenti. Molti hanno chiesto e voluto sapere se abbia senso o meno partecipare ai consigli studenteschi e come farlo per rappresentare al meglio gli interessi degli studenti. »
Da diversi anni, tuttavia, tra i giovani si registra una tendenza preoccupante. Ad esempio, lampio studio condotto nel 2019 dalla Fondazione Friedrich Ebert ha dimostrato che, mentre la maggioranza dei giovani in Romania ritiene che la democrazia sia lunico modo accettabile di governare un paese, il 23% di loro ha affermato che, in condizioni particolari, prenderebbero in calcolo anche la dittatura. E recentemente, un altro studio, che questa volta non ha incluso la Romania, dimostra che questa preferenza è condivisa da una parte significativa delle giovani generazioni in tutto il mondo. Lo studio “Barometro della società aperta: la democrazia è efficace?”, condotto tra maggio e luglio 2023 in 30 paesi, ha rilevato che solo il 57% dei giovani di età compresa tra 18 e 36 anni ritiene che la democrazia sia preferibile a qualsiasi altra forma di governo, mentre il 42% di loro sostiene un regime militare. Tuttavia, Răzvan Petri ritiene che la preferenza per lautocrazia espressa nel 2019, ma anche oggi, da quasi un quarto dei giovani romeni, debba essere interpretata con attenzione in relazione al contesto romeno.
Razvan Petri. « La fiducia nelle istituzioni democratiche è molto bassa e la democrazia sembra ormai un po superata, sembra che si stia muovendo difficilmente e che i risultati non si vedano veramente. E, cosa molto importante, questo sondaggio conteneva anche informazioni relative al modo in cui gli stessi politici tornano a occupare le stesse posizioni. Sembra che qualunque cosa facciamo, le stesse persone sono al potere. Molte persone credono che, indipendentemente da chi salirà al potere, i risultati saranno sempre gli stessi. Cè bisogno di un leader forte che non segua necessariamente queste regole democratiche che rallentano il processo decisionale, che chieda azioni concrete e risolva i problemi della gente. Da qui lappetito per i movimenti politici che propongono un sistema alternativo o una riforma estrema del sistema politico odierno, che, secondo lopinione di molti, porterebbe a risultati più rapidi, ma non necessariamente più legittimi o democratici. In parte è colpa del sistema partitico romeno e del fatto che si comporta come un cartello, nel senso che i partiti politici si legittimano per il fatto che si concedono molti soldi dallo Stato e per il fatto che non permettono ad altri piccoli partiti di entrare nel sistema politico attraverso queste altissime barriere elettorali e burocratiche, come le 200.000 firme da raccogliere o la soglia elettorale del 5%. E così vediamo che al governo ci sono solo gli stessi partiti, che nulla sembra cambiare, che non cè una vera riforma e da lì la voglia di altro, di qualcosa di nuovo, veloce, efficace. »
Pertanto, secondo Răzvan Petri, non è linclinazione verso una certa ideologia estremista o autocratica a motivare la preferenza per la “mano di ferro”, ma sempre la delusione prodotta dallattuale inefficienza del sistema politico. In ogni caso, nel 2024, anno elettorale importante per la Romania, queste ipotesi potranno essere dimostrate oppure no.