Imprenditoria femminile in Romania
Secondo le statistiche, in Romania, il 29% degli imprenditori sono donne e negli ultimi anni il loro numero è aumentato del 7%.
Christine Leșcu, 20.07.2017, 14:51
Lo spirito imprenditoriale, come segno di indipendenza delle donne di oggi, sembra aver preso il sopravvento. Secondo le statistiche, in Romania, il 29% degli imprenditori sono donne e negli ultimi anni il loro numero è aumentato del 7%. Inoltre, secondo l’indice dell’imprenditoria femminile calcolato dall’Istituto per l’Imprenditoria e lo Sviluppo Globale (GEDI), la Romania si piazza al 33esimo posto sui 77 Paesi analizzati, con 49 punti (su 100 possibili) per il clima e le condizioni generali di sostegno agli affari avviati da donne. Si tratta di donne che, avendo già accumulato una ricca esperienza professionale come dipendenti di varie compagnie, vogliono mettersi in proprio. Oppure di donne che, una volta diventate mamme, vogliono lavorare a casa per gestire il proprio tempo da sole e dedicarsi di più ai figli. Oppure, semplicemente di donne che trasformano una passione o un hobby in affare.
Dei tipi di affari avviati dalle donne romene, abbiamo parlato con Adina Filculescu, proprietaria di una bottega di arrangiamenti floreali. Adina Filculescu ci ha detto quali sono i settori prediletti delle donne d’affari: Le industrie creative, l’educazione, le attività mediche, il turismo, l’organizzazione di eventi. In generale, partono dalla passione per un certo settore o, come risulta da alcune ricerche, le donne sono propense verso affari nel settore in cui hanno anche studiato. Ovviamente, l’aspetto finanziario conta moltissimo, ma io conosco i casi di alcune donne che hanno rinunciato a lavori molto bene pagati presso compagnie private, per avviare i propri affari, con tutti i rischi che ne derivavano.
I rischi e le difficoltà appaiono sin dall’inizio, dal tentativo di ottenere un credito bancario. Le banche sono abbastanza riservate nel concedere finanziamenti alle donne che avviano affari. Adina Filculescu: Le donne sono propense soprattutto verso industrie creative, investono piuttosto per passione e non sono necessariamente orientate verso modalità di crescita accelerata del profitto. Quindi la restituzione del credito è vista come rischiosa.
Forse anche per questo motivo, ci sono più iniziative delle istituzioni europee volte a incoraggiare e finanziare l’imprenditoria femminile oppure le piccole e medie imprese dirette da donne. Sull’utilità di questi strumenti, Adina Filculescu afferma: Ci sono soprattutto fondi che arrivano dai programmi strutturali e di coesione dell’UE. C’è il programma SRLD (SRL debuttanti) tramite cui viene offerto un finanziamento di 10.000 euro all’inizio di un affare e diversi altri stimoli, come l’esenzione dal pagamento del contributo al budget delle assicurazioni sociali per i datori di lavoro. Però, è abbastanza difficile accedere a tutti questi programmi, perché c’è anche molta burocrazia. Per questo ci sono molte donne che si arrangiano da sole quando avviano un affare.
Una di loro è Bibiana Stanciulov, che dirige una compagnia che fabbrica il primo prodotto romeno inserito nel catalogo europeo dei marchi di qualità: la marmellata di prugne di Topoloveni che, nel 2011, ha ottenuto la certificazione Indicazione Geografica Protetta. Degli inizi di quest’affare, segnati da ottimismo, ma anche da difficoltà, Bibiana Stanciulov ricorda: Ho preso, nel 2001, quello che era rimasto di una fabbrica di Topoloveni in seguito alla liquidazione giudiziaria. Era rimasto il dipartimento di marmellate disidratate e acquaviti. L’inizio è stato terribile, perché speravo che, di tutto quello che avevo comprato, funzionasse almeno una rotella. Ce l’ho fatta con uno slancio che ora non riconosco più, non so da dove sia saltata tutta la mia energia di allora. Probabilmente è stata la paura che non mi succedesse qualcosa di grave a determinarmi ad andare avanti e a cercare di fare qualcosa, nel contesto in cui mi ero laureata in sociologia e filosofia e non avevo mai avuto niente a che fare con gli affari o con l’industria alimentare.
La salvezza è arrivata con il ritrovo della passione per la tradizione e con la scoperta di un’antica ricetta, risalente a 100 anni fa, quella della marmellata di prugne, tipica per la regione di Topoloveni. La tradizione non è però bastata. C’è stato bisogno di soldi per produrre la marmellata agli standard che Bibiana Stanciulov si era prefissa e per ottenere anche la qualità di Indicazione Geografica Protetta. Ovviamente il finanziamento non è stato ottenuto facilmente. Bibiana Stanciulov ricorda: Mi era stato promesso che, tramite il fondo Farmer, saremmo riusciti ad accedere ad altri fondi europei con un interesse del 2%-3%, però io che ero indipendente, non affiliata a nessun partito o gruppo di interessi, non ho ricevuto il finanziamento tramite il fondo destinato ai farmer. Allora, la banca mi ha offerto un mutuo in euro con un interesse del 7% – 8%, ponendomi la condizione di avere un contributo proprio del 20%. Questo, per me, è stato uno sforzo sovrumano. Non era legato al fatto di essere donna. In Romania, quello che conta è essere affiliato ad un partito o ad un gruppo di interessi. Io, paradossalmente, ce l’ho fatta senza avere questa appartenenza. È vero che, dal punto di vista finanziario, il credito è stato un peso enorme, ma io non ho mai preso in considerazione esclusivamente il profitto. Ho pensato, in primo luogo, alla continuazione di una tradizione centenaria.
Oggi, tutte quelle difficoltà sono superate, ne sono apparse altre. Tuttavia, Bibiana Stanciulov incoraggia le donne a non rinunciare all’imprenditoria se è questo quello che vogliono: Se avviano un affare, è importante che appartenga a loro, che mettano la loro impronta personale su tutto quello che fanno. Devono fidarsi di quello che fanno. Se non è così, è meglio che non comincino neanche. Non è facile fare affari, ma c’è quella soddisfazione totale dell’indipendenza che ti fa dire: Con i miei soldi faccio quello che voglio. (tr. G.P.)