Il dramma del bambino interiore
Migliaia di bambini vivono annualmente il trauma dell'abbandono, sin da piccoli, e gran parte di essi hanno ferite emotive difficilmente affrontabili dagli specialisti.
Monica Chiorpec, 17.02.2020, 18:40
Il dramma del bambino interiore – attaccamento ed empatia è il titolo del dibattito organizzato dall’Editrice Herald nell’ambito della proiezione del film tedesco System Crasher/La bambina-problema al Cinema Il Museo del Contadino di Bucarest. A nove anni, Benni è già ciò che gli assistenti sociali chiamano una bambina-problema. Ha un unico scopo: giungere a casa, da sua madre, e i dipendenti della Tutela dell’Infanzia cercano di trovare una famiglia stabile per la piccolina. Purtroppo, simili drammi non restano solo finzione, sono la storia di moltissimi bambini in Romania e nel mondo, come ci ha spiegato Sorin Lucaci, PR dell’Editrice Herald.
Gli specialisti che noi abbiamo scelto sono invitati a condividere alcuni punti di riferimento pratici delle teorie psicologiche ed educative attuali, che ci possono aiutare ad avere una migliore comprensione, più empatia e compassione per i bambini e i loro problemi. Una buona comunicazione, una dinamica più armoniosa nel rapporto genitore-bambino. Affronteranno le ferite emotive, il respingimento, l’abbandono, le paure, i traumi, le vulnerabilità e la rivolta, le dipendenze e le sfide, la connessione, l’attaccamento e l’empatia e le radici della violenza durante l’infanzia, ci ha detto Sorin Lucaci.
La storia del personaggio Benni della pellicola La bambina-problema riflette una realtà cruda della società odierna. Migliaia di bambini vivono annualmente il trauma dell’abbandono, sin da piccoli, e gran parte di essi hanno ferite emotive difficilmente affrontabili dagli specialisti. Ho avuto l’occasione di collaborare per 5 anni con varie direzioni di tutela dell’infanzia in Romania. Ho visto bambini con comportamenti simili a quello di Benni, educatori, psicologi, assistenti sociali che cercano da anni di fare tutto il possibile per aiutare questi bambini-problema. Si tratta anche di realtà, non solo di finzione. Purtroppo ci sono moltissimi bambini – che diventano ulteriormente adulti – che non hanno goduto di sufficiente sicurezza durante l’infanzia o di sufficiente comprensione dei loro bisogni da parte degli adulti, ci ha spiegato Iulia Feordeanu, psicologa e psicoterapeuta.
L’ambiente in cui si sviluppa un bambino nei primi mesi e nei primi anni di vita è molto importante per il profilo psicoemotivo del futuro adulto. Per sfortuna, i sistemi di tutela dell’infanzia non possono assicurare il recupero dei bambini con simili defficienze, nè in Romania, nè in altri Paesi.
In assenza di un ambiente stabile e di genitori sufficientemente responsabili, i bambini non si possono sviluppare armoniosamente. Il loro equilibrio emotivo è seriamente sconvolto. Putroppo, devo dire che, il più delle volte, non hanno la chance di un recupero, nonostante le migliori intenzioni della maggioranza degli adulti. Ho avuto l’occasione di lavorare su progetti di sostegno emotivo sia in Romania, con i bambini nel sistema, che in altri Paesi, compresi Paesi dell’Asia, ma anche l’Ucraina. Dapperttutto, i bambini istituzionalizzati, i bambini-problema, i bambini abbandonati, i bambini abusati sono nello stesso modo, ci ha detto Iulia Feordeanu.
Gli specialisti fanno tutto il possibile affinchè un simile bambino, che subisce il trauma dell’abbandono ripetuto, sia reintegrato, a volte ripetutamente, in ciò che potrebbe diventare per lui una famiglia. Ma i problemi di attaccamento permangono. La guarigione è possibile solo nell’ambito di una relazione. I sistemi di tutela dell’infanzia nell’intero mondo rappresentano una soluzione imperfetta, in realtà, per questi bambini. Il più delle volte, essi sono spostati da una casa all’altra e ogni volta che vivono la rottura della relazione, essi rivivono l’abbandono. È come se venissero ritraumatizzati con ogni nuova relazione e con qualsiasi nuova situazione in cui si attaccano, dopo di che perdono quella relazione, ci ha detto Sorina Petrică, psicologa clinica.
Sorina Petrică spiega perchè il trattamento e la guarigione di questi bambini sono resi difficili proprio dagli adulti che non sono preparati ad affrontare correttamente un simile problema. La guarigione è possibile solo se questi bambini riescono, in fine dei conti, con molto sforzo, ad attaccarsi ad un adulto, perchè hanno bisogno di una figura costante nella loro vita. Nel momento in cui ciò succede, occorre non solo una figura costante, occorre che questi bambini ricevano ciò che non hanno mai ricevuto: rispetto per ciò che sono come persone, non per ciò che desiderano i loro genitori che siano, comprensione, accettazione, amore incondizionato. Tutto ciò è molto difficilmente ottenibile per un bambino con una storia di abbandono. L’abbandono insegna che non ci si può fidare degli altri, che gli adulti sono una fonte di pericolo. Essi sviluppano una serie di difficoltà emotive difficilmente gestibili. Vivono e sperimentano emozioni di un’intensità molto forte e hanno grandi difficoltà nel calmarsi da soli, ha precisato Sorina Petrică.
Sabina Strugariu, psicoterapeuta integrativa, parla dei bisogni degli adulti di capire il proprio bambino interiore, per poter far fronte all’integrazione dei bambini istituzionalizzati. Ho un grosso problema con questo sintagma, il bambino-problema. Mi piace molto di più il titolo iniziale, System Crasher, perchè mette l’accento su tutt’altra cosa, perchè non credo che quel bambino sia un problema. I bambini non sono mai il problema, proprio a causa dello stile di attaccamento, del fatto che, allorquando siamo bambini, adottiamo lo stile di attaccamento del genitore o dell’adulto che si prende cura di noi e ci aiuta a svilupparci. Esiste questo bambino-problema e tutto ciò che succede nel sistema e a casa con i bambini-problema che sono demonizzati e di cui abbiamo paura, perchè le loro emozioni sono difficilmente gestibili. In realtà, ciò succede molte volte perchè, come adulti, abbiamo questo bambino interiore che è altrettanto ferito e di cui abbiamo paura. E allora, perchè ci risulta difficile avere cura di noi, progettiamo sui propri figli ciò che non possiamo fare per noi, ha spiegato Sabina Strugariu.
Alla fine del 2018, circa mille bambini erano abbandonati, ogni mese, negli ospedali romeni, appena nati. Questi giungono, ulteriormente, dagli assistenti maternali oppure nei centri di accoglienza per gli orfani. Il processo di adozione si svolge, però, con difficoltà, e i traumi di questi bambini hanno, a volte, effetti irreversibili.