I romeni e l’addestramento militare volontario
Le autorità romene stanno attualmente lavorando all'aggiornamento della legislazione sulla preparazione della popolazione alla difesa.
Roxana Vasile, 15.03.2024, 21:07
“Paese, paese, vogliamo soldati!” No, non è il leitmotiv di uno dei giochi preferiti di tanti bambini nella Romania comunista! Potrebbe essere associato, al contrario, in questo momento, piuttosto all’appello che lo stato romeno rivolge ai giovani affinché optino, nel prossimo futuro, per un tirocinio volontario retribuito di addestramento militare proposto dal Ministero della Difesa.
Le autorità stanno attualmente lavorando all’aggiornamento della legislazione sulla preparazione della popolazione alla difesa. È nel circuito di approvazione interministeriale un disegno di legge avviato nel 2019 dallo Stato Maggiore della Difesa e sottoposto a un processo decisionale trasparente nel 2022. Esso propone che le persone di età compresa tra 18 e 35 anni, indipendentemente dal sesso, con residenza permanente in Romania, possano partecipare volontariamente ad un programma di addestramento militare di base della durata massima di quattro mesi – per imparare come gestire diversi tipi di armi, per partecipare a corsi di orientamento sul campo, di decontaminazione o di primo soccorso. Durante questo periodo beneficeranno di alloggio, attrezzature e cibo gratuiti e riceveranno un’indennità mensile simile a quella dei militari con il grado di soldati, di circa 3.000 lei (600 euro). Al termine del programma è previsto un bonus pari a tre retribuzioni medie lorde. Gli studenti potranno anche loro svolgere, su richiesta, tirocini per acquisire conoscenze di base in campo militare, durante le vacanze universitarie. Tutti coloro che seguiranno un programma di formazione militare volontaria completeranno la riserva militare dell’Esercito romeno oppure potranno partecipare alla selezione per diventare militari professionisti con un contratto di impiego nell’Esercito.
Gli esponenti militari insistono e il primo ministro Marcel Ciolacu ribadisce: non si tratta né di tornare al servizio di leva obbligatorio, né, nonostante il contesto geopolitico teso, di preparare il Paese per una guerra. Ma – aggiungono gli specialisti – bisogna prepararsi alla difesa! Marcel Ciolacu: “Ogni paese deve prepararsi al peggio, ma non bisogna prendere il contesto della guerra in Ucraina e pensare che, Dio mio, c’è un pericolo che dalla Russia verrà versola Romania! Da lì non arriva nessuno pericolo, ma abbiamo davvero bisogno di un Paese normale, e poi bisogna prevedere alcune cose, come questo sistema di volontariato retribuito, dove le persone si formano e imparano le basi dell’arte della difesa. È l’approccio giusto, ma non si deve capire, nel contesto di una guerra al confine, che, ahimè, sta arrivando la guerra! Nessuna guerra sta arrivando!”
La scadenza per l’adozione in Parlamento della legge sul servizio militare volontarioè il mese di giugno. La Romania attualmente ha un deficit sia di personale militare attivo, che di riservisti. Farebbe affidamento, se necessario, su circa 70.000 militari attivi, rispetto agli oltre 300.000 degli anni ’90, e su una riserva in un processo naturale di invecchiamento composta principalmente da coloro che hanno prestato il servizio di leva obbligatorio fino al 2007, anno della sua sospensione.
In un’intervista per Radio Romania, il tenente generale di riserva Virgil Bălăceanu, presidente dell’Associazione degli ufficiali di riserva romeni, spiega perché si è arrivati qui: “Stati come la Polonia hanno avvertito, fin dalla sospensione del servizio militare obbligatorio, la necessità di una riserva fresca, giovane e permanentemente addestrata. D’altra parte, in Romania, con la sospensione del servizio militare obbligatorio, la riserva non ha più importanza. Le misure politiche tardano in questa fase e vi faccio un esempio eloquente: la Polonia adotta la legge sul riservista volontario nel 2009, quando sospende il servizio militare obbligatorio, la Romania attua tale legge dieci anni dopo la sospensione del servizio militare obbligatorio. E adesso assistiamo ad un ritardo di due anni nell’arrivo della legge sulla preparazione della popolazione alla difesa con un ritardo della disposizione riguardante il servizio militare volontario retribuito che va definito come irresponsabilità. Ciò è dovuto all’impressione sbagliata dei dirigenti politici, anche dei leader militari dell’esercito romeno, dopo la sospensione del servizio militare obbligatorio, che la riserva non sia più necessaria, che i riservisti non siano più così importanti. Siamo ormai sugli ultimi 100 metri e solo la posizione dignitosa e responsabile del generale Vlad, capo della Difesa, ha innescato un processo che avrebbe dovuto innescarsi due anni fa.”
Le opinioni dei giovani sono divise. Ecco cosa rispondono alla domanda se, se necessario, andrebbero in battaglia: “-: È il mio paese e probabilmente ci andrei, ma solo per questo. -: Vado, perché è il mio paese, sono i miei antenati, non posso non andarci. -: Se mi chiamassero, sì. -: No, non andrei, troverei soluzioni per “saltare il processo”. Principalmente, ho paura della guerra, tutto qui. -: Onestamente non vorrei, ma adesso devo. -: Farei qualsiasi cosa per aiutare l’umanità! -: Sono cittadino romeno, non è normale che tutti noi partecipiamo? -: Non voglio necessariamente che accada, se necessario, sì, ma personalmente preferirei qualcosa di più pacifista.”
Secondo un recente sondaggio condotto da Avangarde, la maggioranza dei romeni, il 71%, afferma che l’esercito romeno non farebbe fronte alla guerra se il paese venisse attaccato. Alla domanda se sono disposti a intraprendere un addestramento militare, il 37% della popolazione generale è d’accordo, il 57% no. Sulla stessa questione il 14% dei giovani tra i 18 e i 35 anni è favorevole, mentre il 77% è contrario. D’altro canto, 69 romeni su 100 credono che la Nato correrebbe in aiuto, sapendo che l’adesione alla NATO offre alla Romania le più forti garanzie di sicurezza della storia. Specialisti in campo militare richiamano, però, l’attenzione sul fatto che, nonostante la Romania faccia parte dell’Alleanza, quest’ultima non risponde, in caso di pericolo, al numero telefonico di emergenza 112, per intervenire in pochi minuti.