I giovani in Romania – ritratto collettivo
Una recente indagine sociologica realizzata della Fondazione Friedrich Ebert Romania riguarda una fascia d'età di cui si parla molto, ma che è poco nota e, di conseguenza, troppo poco presente nelle politiche sociali: i giovani.
Christine Leșcu, 03.06.2019, 18:45
Una recente indagine sociologica realizzata su iniziativa della Fondazione Friedrich Ebert Romania mette sotto la lente di ingrandimento una fascia detà di cui si parla molto, ma che è poco nota e, di conseguenza, troppo poco presente nelle politiche sociali: i giovani. La ricerca, relativa al 2018, coglie latteggiamento, la mentalità e la percezione di sè dei romeni tra i 14 e i 29 anni su questioni quali la famiglia, leducazione, lo stile di vita, la religione e la democrazia. Inoltre, loro sono studiati accanto ai giovani di altri 9 stati europei, membri e non-membri Ue. Tutti gli indicatori economici e sociali riguardanti i giovani in Romania sono negativi, ritiene il sociologo Gabriel Bădescu, uno degli autori dello studio accanto a Daniel Sandu, Daniela Angi e Carmen Greab. Uno di questi indicatori deve però essere messo in un contesto europeo più ampio.
Ad esempio, oltre la metà degli interpellati romeni sono daccordo che la democrazia è una buona forma di governo, ma il 23% ritiene che, in certe circostanze, la dittatura sia una forma di governo migliore della democrazia. Rispetto agli altri 9 stati del sud-est Europa inclusi nellindagine, la Romania ha uno dei più bassi livelli del sostegno democratico, nel contesto in cui, comunque, una tendenza verso lautoritarismo si manifesta in tutti i Paesi europei. Da non dimenticare, però, il fatto che il cambio generazionale in sè non porti cittadini migliori, più propensi alla democrazia, ritiene Gabriel Bădescu.
“Questo declino dellattaccamento alla democrazia non è uniformemente diffuso tra tutte le fasce detà. In realtà, dipende dai giovani. Qundo parliamo della qualità della democrazia, i giovani sono una categoria vulnerabile e problematica.Problematica, perchè abbiamo degli studi che rilevano che, una volta impressi certi atteggiamenti a età giovani, essi cambiano molto difficilmente, anzi restano impressi e permangono.
Accanto allatteggiamento sociopolitico, lo studio della Fondazione Friedrich Ebert analizza e paragona il sostegno nei confronti delle minoranze in Romania e negli altri 9 stati. “Il sostegno ai diritti delleminoranze è calato tra i giovani. Per alcune categorie di minoranze, la Romania registra i più bassi valori tra tutti i 10 Paesi. La Romania ha il secondo più basso livello di sostegno ai diritti delle minoranze etniche e il terzo più basso livello di sostegno ai diritti dei poveri”, ha detto Gabriel Bădescu.
Accanto a questo tipo di mentalità, la ricerca coglie anche un altro aspetto: lesistenza dei divari in Romania non solo tra regioni, ma anche tra rurale e urbano. La differenza tra i giovani delle città e quelli delle zone rurali è chiaramente a sfavore di questi ultimi, perchè, secondo altri studi, nel 2017, il tasso generale del rischio povertà nelle zone rurali era del 37,3%, sei volte maggiore del 6,1% delle zone urbane. In questo contesto, la ricerca sui giovani realizzata nel 2018, rileva che il 23% dei giovani delle zone rurali rientrano nella cosiddetta categoria NEET (not in employment, education or training), ossia non frequentano nessuna forma di insegnamento, nè lavorano. E questa percentuale nelle zone rurali è doppia rispetto a quella per le zone urbane, un divario che non esiste in nessun altro stato Ue.
Sempre per quanto riguarda la situazione economica, gli autori dello studio spiegano anche anche la percentuale abbastanza alta di coloro che vogliono emigrare. A differenza dal 2014 – quando è stata realizzata la precedente indagine sui giovani e quando il 60% di quelli che avevano tra 14 e 29 anni volevano emigrare, nel 2018 questa percentuale è calata quasi al 30%. Si tratta di un desiderio, non necessariamente di piani concreti, sottolinea il sociologo Daniel Sandu.
« Lintensità del desiderio non è un elemento essenziale, se vogliamo sapere se emigreranno o meno. Piuttosto, il desiderio di andare via può essere interpretato come una risposta alla domanda: come valuti le opportunità di sviluppo nel proprio Paese ? », ha spiegato Daniel Sandu.
Se la situazione economica nel proprio Paese è difficile, come succedeva nel 2014, e se ci sono meno opportunità, appare anche la tendenza di pianificare o desiderare lemigrazione.
Quando vogliamo rispondere alla domanda “chi desidera di più emigrare?”, appaiono dei risultati sorprendenti, nota sempre Daniel Sandu.
“Infatti, ad unanalisi più attenta, notiamo che abbiamo a che fare con una distribuzione bimodale dellintento di emigrazione. Ci sono due gruppi molto diversi e collocati agli estremi. Un gruppo è formato di giovani provenienti da famiglie con accesso a dei beni, ma beni ottenuti non grazie allaffluenza della famiglia, bensi al fatto che membri della famiglia hanno già emigrato. Essi mandano soldi nel Paese e offrono a questi giovani accesso a beni, ma non offrono loro stabilità, non offrono loro una prospettiva di futuro in patria”, ha detto Daniel Sandu.
Del resto, la prospettiva sul futuro è basata sulla percezione del presente, e, in questo senso, “Lo studio sui giovani in Romania 2018-2019” conferma altre statistiche, ritiene Victoria Stoiciu, rappresentante della Fondazione Friedrich Ebert Romania.
“Cosi come risulta non solo dal nostro studio, ma anche da altre indagini: i giovani sono certamente una categoria a disagio, innanzittutto dal punto di vista economico. Se guardiamo la povertà di giovani – parlo prima di tutto di quelli tra i 15 e 25 anni -, essa si attesta ad un altissimo livello, maggiore di quella delle altre fasce detà. Di solito, pensiamo agli anziani o ai pensionati quando facciamo questi paragoni. Non significa che questa categoria – la terza età – non abbia dei problemi, ma rispetto alla sua situazione economica, quella dei giovani è molto peggiore. Inoltre, i giovani sono anche sottorappresentanti a livello politico”, spiega Victoria Stoiciu.