I diritti dei contadini in Romania
La zona rurale romena, conosciuta come luogo prediletto in cui si conservano le tradizioni popolari, include anche regioni con problemi economici e sociali.
Christine Leșcu, 23.11.2017, 13:46
La zona rurale romena, conosciuta come luogo prediletto in cui si conservano le tradizioni popolari, include anche regioni con problemi economici e sociali. Molti di questi problemi si ritrovano nell’organizzazione del villaggio romeno post-comunista: si tratta delle fattorie di sussistenza. Secondo le statistiche, il 46% della popolazione della Romania vive nei villaggi dove, in 3,6 milioni di masserie, l’agricoltura viene praticata solo per assicurare il mangiare alla propria famiglia. Questi dati fanno della Romania il Paese che rappresenta circa la metà dell’agricoltura di sussistenza dell’UE. Qui vivono i contadini di oggi che, purtroppo, con il loro modo di lavorare la terra, difficilmente fanno fonte alle compagnie che praticano un’agricoltura industriale. Ad esempio, secondo dati più vecchi, forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica, dal 2002 al 2010, sono scomparse 150.000 piccole fattorie, mentre la percentuale di quelle grandi è aumentata del 3%. Inoltre, negli ultimi anni, sono aumentati i terreni detenuti da queste grandi compagnie, come spiega Ramona Duminicioiu, coordinatrice di campagne presso l’associazione Eco Ruralis: Molte corporazioni, sia romene che straniere, hanno acquistato milioni di ettari di terreni agricoli negli ultimi 20 anni. Al momento, quasi la metà dei terreni agricoli della Romania sono di proprietà delle corporazioni, mentre milioni di contadini — in Romania ci sono più di 4,7 milioni di contadini attivi — detengono l’altra metà. Quindi i nostri terreni diminuiscono da un giorno all’altro.
A causa dell’invecchiamento o della mancanza dei mezzi tecnici necessari per continuare a lavorare la terra, molti vendono. Le piccole fattorie, tipicamente contadine, di cui fanno parte anche quelle di sussistenza, difficilmente fanno fronte anche ad altre regolamentazioni volte a incoraggiare la produzione su larga scala dei prodotti agricoli. E i contadini, assieme alla civiltà tipica rurale che hanno creato e che portano avanti con sempre più fatica, si sentono minacciati e vedono trasgrediti molti dei loro diritti, è del parere Ramona Duminicioiu: Non possiamo produrre niente se non compriamo sementi dalle grandi compagnie, oppure dalle cosiddette fonti autorizzate. E le nostre sementi che producono cibo nutriente e sano sono considerate non conformi agli standard. Le sementi devono rispettare certe regole per avere accesso al mercato, secondo alcune norme internazionali che la Romania ha adottato. Si tratta dei seguenti criteri: le sementi devono essere uniformi, stabili e distinte. Quelle contadine sono distinte, ma non rispettano gli altri due criteri. Sono assai diverse dal punto di vista genetico ed è proprio per questo che si possono adattare a condizioni ambientali difficili e dare ai prodotti contadini un alto valore nutritivo. A differenza di esse, quelle ibride, moderne o geneticamente modificate sono meno nutrienti e non si possono coltivare senza l’aiuto di concimi chimici e dei mezzi di produzione intensamente automatizzati, utilizzati nell’agricoltura industriale.
Questi problemi, assieme ad altri, sono stati considerati abbastanza gravi, per cui l’ONU ha avviato un processo di adozione della Dichiarazione per i Diritti dei contadini, delle contadine e di chi lavora nell’ambiente rurale. Formulato sulla base della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il testo è stato già messo in dibattito pubblico in tutto il mondo e contiene 27 articoli. Ramona Duminicioiu elenca quelli che includono i diritti dei contadini romeni che vanno difesi: Abbiamo bisogno che il diritto di riutilizzare le sementi sia un diritto legalmente riconosciuto. Abbiamo bisogno che i nostri mercati contadini non siano più privatizzati o affidati ad amministratori privati e invasi da intermediari. Siamo del parere che dobbiamo e possiamo partecipare a progetti di acquisto pubblico di alimenti, avviati dallo stato per mense, scuole, ospedali e servizi di catering pubblico. Abbiamo bisogno che le terre comunali siano veramente tutelate per legge. Quando sono messe in vendita, la comunità locale deve avere la precedenza e non si devono vendere semplicemente sul mercato libero, perché ciò creerebbe una concorrenza sleale alla quale i contadini non possono partecipare, in quanto dispongono di mezzi finanziari ridotti.
Affinché i prodotti contadini arrivino dai produttori direttamente ai clienti, senza gli intermediari che li vendono nei mercati, l’Associazione Sviluppiamo la Romania Insieme sta implementando da più di un anno il progetto “Adotta un contadino”, progetto volto a mettere in contatto meglio l’ambiente rurale con quello urbano. In che modo? Sta scritto sul sito dell’associazione: “Ti incoraggiamo a scegliere i prodotti romeni, adottando un contadino che vive intorno alla tua città. Compra da lui tutto quello che ti serve, sotto la forma di un cestino settimanale (se vende prodotti alimentari), oppure in qualsiasi altro modo che concorderete tra di voi.” In questo modo, i contadini vendono meglio i propri prodotti, evitano gli intermediari, mentre i cittadini mangiano più sano, è del parere Mihai Mihu, coordinatore di campagne: Adotta un contadino” è la componente sociale di un progetto più ampio che cerca di far avvicinare l’ambiente urbano a quello rurale. Noi individuiamo piccole fattori rurali, presentiamo la loro storia, ci incontriamo con i contadini che vi lavorano. Poi li promuoviamo, con le loro storie, sulla nostra piattaforma online e sulle reti sociali. Cerchiamo di sostenere e promuovere il concetto di economia locale. In questo modo, i soldi restano nella comunità e la comunità vive meglio.
Fino alla conclusione dei negoziati e all’adozione della Dichiarazione per i Diritti dei Contadini, iniziative locali come questa possono aiutare a creare una catena commerciale breve fra contadini e cittadini, ma anche ad aiutare le comunità rurali a sopravvivere. (tr. G.P.)