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Ospedale “Regala vita”, aperto a Bucarest

L'ospedale "Regala vita" di Bucarest ha iniziato a funzionare di fatto a metà aprile.

Carmen Uscatu e Oana Gheorghiu (sursa foto: Facebook /
Carmen Uscatu e Oana Gheorghiu (sursa foto: Facebook /

, 17.05.2024, 21:10

L’ospedale “Regala vita”, di Bucarest, ha iniziato a funzionare di fatto a metà aprile. Sono già 50 i bambini trasferiti dai vecchi reparti di oncologia, neurochirurgia e chirurgia dell’ospedale per bambini “Marie Curie”, in un processo gestito con attenzione, con particolare attenzione al comfort mentale e fisico dei piccoli pazienti. Il 15 aprile e’ gia’ stato operato il primo bambino. L’associazione “Regala vita”, l’ONG che ha costruito l’ospedale dal nulla, grazie alle donazioni di 350.000 persone e 8.000 aziende, ha annunciato, attraverso le fondatrici Carmen Uscatu e Oana Gheorghiu, di non avere l’intenzione di fermarsi qui e di voler iniziare la costruzione di un nuovo edificio dove si trasferiranno anche gli altri reparti dell’ospedale “Marie Curie”.

Si è trattato di un lungo iter burocratico, ingiustamente lungo per i piccoli beneficiari di questo progetto unico in Romania. Carmen Uscatu racconta cosa ha significato dal punto di vista umano: “È importante precisare che noi non stiamo lottando con le istituzioni statali, anzi, crediamo che sia necessaria la collaborazione con esse affinché questo progetto raggiunga davvero il suo potenziale. Questo progetto è un ospedale del futuro e qui i bambini saranno curati secondo gli standard più elevati, se continueremo a collaborare con la direzione dell’ospedale “Marie Curie”, con il Ministero della Salute, con il Governo della Romania. Certo, i bambini sono stati trasferiti e la gioia che ho letto sui loro volti non credo che potrò mai dimenticarla. Infatti, quello è stato il momento in cui ho capito che in tutti questi anni in cui, a volte, è stato molto difficile per noi, tutte le battaglie che abbiamo combattuto con le mentalità sono valse la pena, perché il loro sorriso e la speranza dei genitori sono ciò che ci rende capaci di andare avanti”.

Oana Gheorghiu parla di cosa significa credere nel proprio progetto, nei propri sogni, nonostante tutti gli ostacoli. “Ci sono state molte persone che, forse, all’inizio non credevano nel nostro progetto, non credevano, forse, che avremmo potuto raccogliere tutti i soldi, o forse non credevano che saremmo riusciti a costruire un ospedale agli standard che volevamo. Per fortuna, però, queste cose sono accadute e speriamo che, chi era riluttante all’inizio, abbia visto che un progetto del genere è possibile, con coinvolgimento, con determinazione, con perseveranza. Ero in un programma radiofonico e gli ascoltatori chiamavano e facevano domande o davano la loro opinione, e una delle persone che hanno chiamato ha detto che non si fidava e non aveva donato, gli dispiaceva di non averlo fatto, ma ha promesso che d’ora in poi sosterrà tutti i progetti dell’associazione, perché è più che evidente che abbiamo fatto quello che avevamo promesso e che abbiamo mantenuto la parola data. Penso che il fatto che questo progetto sia giunto al termine e che i pazienti siano già in cura in ospedale e che stiano beneficiando di queste condizioni sia la prova migliore che insieme, se ci riuniamo, se siamo solidali, possiamo fare cose straordinarie, e come lezione di vita si vede quanto conta il lavoro di squadra, che impatto abbiamo insieme, solidali e con la voglia di fare cose buone per gli altri”.

Parliamo un po’ dei diritti dei pazienti in Romania. Oana Gheorghiu : “Purtroppo in Romania spesso i pazienti sono messi nella condizione di lottare per i propri diritti. Il più delle volte parliamo di pazienti affetti da patologie oncologiche, pazienti in situazioni difficili e per i quali la battaglia è difficile da combattere. Ecco perché spesso le famiglie si rivolgono alle associazioni. A volte capita che siamo noi quell’associazione che sostiene la lotta delle famiglie e dei pazienti. Non di rado abbiamo potuto assistere con avvocati pro bono pazienti che necessitavano di determinate cure che non potevano ottenere, o perché lo Stato non le pagava, o perché non erano disponibili sul mercato e, fortunatamente, i tribunali sono abbastanza comprensivi e abbastanza saggi, direi, da concedere rapidamente il diritto alle cure ai pazienti tramite ordini presidenziali, fino a quando il processo viene portato a termine e la Cassa Assicurazioni Sanitarie e’ in qualche modo in grado di trovare una soluzione a lungo termine. Il sistema sanitario in Romania non è tra i più favorevoli ai pazienti, lo sappiamo tutti, tutti affrontiamo ostacoli nel trovare soluzioni terapeutiche, soprattutto in situazioni difficili. Proprio per questo notiamo che spesso i nostri politici, i nostri ministri, i nostri medici, i professori universitari scelgono di farsi curare all’estero quando hanno malattie gravi. Questo è qualcosa che la dice lunga sulla qualità dell’atto medico in Romania e forse questo dovrebbe essere un motivo di riflessione per i politici, soprattutto in questo anno elettorale”.

Alle infrastrutture talvolta precarie si aggiunge la crisi sanitaria. Carmen Uscatu su come possiamo ridurre questo handicap : “Credo che le soluzioni alla crisi delle medicine possano essere trovate solo se mettiamo insieme, allo stesso tavolo, autorità, ONG e pazienti. Purtroppo questo dialogo non è ancora stato avviato. “Regala vita” ha presentato molti anni fa una relazione sulla mancanza di citostatici e alcune soluzioni, ma a quel tempo esse non sono state implementate. Il dialogo, però, è quello che genererà soluzioni, che possano poi essere applicate”.

Foto: Markus Spiske / unsplash.com
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