Donne uscite dalla violenza domestica
In caso di violenza domestica o di genere, le discussioni sono generalmente incentrate sui segni fisici o corporali lasciati dai colpi del partner. Ma ogni volta questi colpi sono accompagnati da effetti psicologici.
Christine Leșcu, 14.04.2023, 18:53
In caso di violenza domestica o di genere, le discussioni sono generalmente incentrate sui segni fisici o corporali lasciati dai colpi del partner. Ma ogni volta questi colpi sono accompagnati da effetti psicologici. Si parla, però, meno della violenza psicologica a cui sono quotidianamente sottoposte le donne maltrattate, sebbene sia menzionata negli atti normativi e sebbene sia forse la causa principale del blocco che impedisce alle vittime di uscire dalla relazione dannosa. La violenza psicologica è il soggetto principale dello spettacolo “Restart” scritto da Ozana Nicolau e da lei messo in scena al Centro Educativo Replika di Bucarest. Ispirato alle storie delle vittime che sono riuscite a liberarsi dalla relazione violenta, lo spettacolo “Restart” ha goduto della collaborazione di organizzazioni non governative come Aleg di Sibiu e Anais di Bucarest. Inoltre, lautrice Ozana Nicolau si è ricordata di situazioni della sua infanzia quando ha sentito parlare di donne che conosceva, picchiate dai mariti o dai partner ed è rimasta sorpresa dal fatto che nessun adulto abbia reagito per venire loro in aiuto o condannare la situazione.
Ora la legislazione romena consente anche lemissione di unordinanza restrittiva provvisoria nei confronti dellaggressore e lintervento della polizia dopo una semplice chiamata di emergenza. Sebbene attualmente la vittima riceva più aiuto dalle autorità e dalle organizzazioni non governative, labuso emotivo la tiene ancora a lungo prigioniera della relazione dannosa. Come sconfiggere questo tipo di violenza apprendiamo dallo spettacolo “Restart” e dalla regista Ozana Nicolau. “La violenza fisica è quella che si vede, è evidente, è punibile per legge. Ma essa è possibile perché cè una violenza emotiva che non si vede e che la legge non sanziona. Questo è molto difficile da dimostrare. E da lì è partita lidea: vedere cosa succede nella mente di una donna che, pur soffrendo, si sente sempre lei in colpa. Viene spesso manipolata per essere fatta sentirsi in colpa o impotente, sentire di non poter andarsene, senza soluzioni. E mi è sembrato importante mostrare che la mente può giocarci brutti scherzi e talvolta può trattenerci. Certo, quando ritroviamo la nostra forza, è la mente che ci aiuta a partire da lì, a ricostruire tutto.”
Nello spettacolo ci sono solo due personaggi interpretati dalle attrici Mihaela Radescu e Nicoleta Lefter. Questultima ci ha raccontato cosa lha portata a interpretare prima il ruolo di vittima, poi diuna donna che è riuscita a superare la violenza di genere. “Prima di tutto, lofferta di Ozana. Volevo tanto lavorare con lei e con lattrice Mihaela Radescu. E il soggetto mi ha attratto perché è un soggetto che deve avere una voce. Ed è vero che nei teatri statali quasi non ci sono spettacoli con un tema del genere. Poi le storie mi hanno davvero commosso e, dopo averle lette, ho conosciuto alcune di quelle donne perché erano presenti allo spettacolo. E sì, penso che sia importante. Mi sembra che sia un passo che va fatto e sostenuto. E ti assumi anche una grande responsabilità, sapendo che le storie sono vere, che queste donne esistono, che sono venute a vedere lo spettacolo. Ti rendi conto che il tuo gesto conta molto in questo momento. Quando sei sul palco a raccontare la loro storia, senti unenergia provenire dalla sala.”
È vero che lo spettacolo ha il dono di destare lempatia degli spettatori per le tribolazioni della vittima. E Nicoleta Lefter, dal canto suo, si è commossa per certe vicende recitate sul palco e vissute da alcune delle donne maltrattate. “Mi hanno colpito le testimonianze. Una è quella della donna che racconta che dopo la separazione o il divorzio, lex marito lha vessata per anni con querele contro di lei, gli amici che lhanno aiutata, i genitori e la polizia. Cioè non tutto finisce con una rottura, con una separazione. Questo mi sembra un calvario. E la cosa peggiore è che il trauma non è solo della donna. Quando ci sono i bambini in mezzo, mi sembra molto peggio, perché non sanno superare queste cose. Tu, da adulto, riesci in qualche modo a superare il momento, ma per un bambino è già abbastanza brutto perché può lasciare unimpressione duratura su di lui. E forse se le cose non vengono discusse e risolte correttamente, è possibile che anche il bambino diventi un aggressore o addirittura una vittima.”
“Restart” non è il primo spettacolo di Ozana Nicolau ispirato alle realtà sociali. Qualche anno fa ha messo in scena “Foreplay”, unopera teatrale scritta sempre da lei sulle madri adolescenti e presentata sempre al Centro Educativo Replika. Questo tipo di teatro socialmente ancorato è un modo per attirare lattenzione su problemi frequenti nella vita di tutti i giorni. Qual è limpatto? “Penso che limpatto ci sia. A dire il vero, è sicuramente molto più piccolo di quanto avremmo voluto, perché un teatro ha solo decine di posti o qualche centinaio, se è una sala più grande. Ma il messaggio si diffonde perché le persone vanno a parlare ulteriormente con i colleghi, con gli amici, con le loro famiglie. Proprio laltro giorno ho ricevuto un feedback davvero interessante da una spettatrice che è venuta con suo figlio di 14 anni che inizialmente non voleva andare a teatro. Lui aveva avuto limpressione che teatro significasse solo teatro per bambini o teatro di marionette. E poi è venuto, ha visto lo spettacolo Restart e ha detto: “Se questo significa teatro, voglio di più”. Ho pensato fosse fantastico che lui fosse venuto e che gli fosse piaciuto, anche se è un argomento abbastanza difficile per la sua età. Penso che le persone vogliano vedere temi presenti nella loro vita quotidiana. Penso che forse non trovino in uno spettacolo teatrale la soluzione esatta al loro problema, ma possano trovare una direzione, un modo di vedere le cose o almeno un incoraggiamento, la speranza che ci sia un altro modo o che non sono soli”, ha raccontato Ozana Nicolau.
Un altro messaggio di uno spettatore pre-adolescente di “Restart” è stato quello di ringraziare sua madre per averlo portato allo spettacolo dove ha potuto vedere cosa non voleva diventare: un marito e un padre abusante.