Aspettative dei romeni dai datori di lavoro
Un anno estremamente sorprendente, con grandi problemi e cambiamenti, il 2020 ha generato turbolenze sia sul mercato del lavoro, che nel modo in cui le persone percepiscono il proprio lavoro e l'evoluzione professionale.
Christine Leșcu, 16.02.2021, 08:27
Un anno estremamente sorprendente, con grandi problemi e cambiamenti, il 2020 ha generato turbolenze sia sul mercato del lavoro, che nel modo in cui le persone percepiscono il proprio lavoro e levoluzione professionale. Dopo lo shock dellanno scorso, il 2021 ha trovato, però, i dipendenti un po più tranquilli e meglio preparati, cosa indicata anche dallalto grado di ottimismo rilevato da un recente sondaggio realizzato dalla piattaforma di reclutamento online e richieste di lavoro eJobs. Lottimismo si manifesta attraverso la speranza che la pressione al lavoro diminuisca, ha notato il direttore eJobs, Bogdan Badea, per cui lo stress al lavoro è dovuto a un mix di fattori.
“Il mix tra la pressione creata dalla crisi sanitaria, dalle insistenze dei datori di lavoro che i dipendenti lavorino di più per raggiungere i risultati dellanno precedente in un anno difficile segnato dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni, e il timore di perdere il lavoro. Chi aveva un posto di lavoro stabile non ha cercato un altro lavoro, migliore, bensi si è augurato di poter mantenere lattuale posto di lavoro. Ma dal punto di vista delle iscrizioni totali sulla piattaforma, il 2020 ha segnato per noi un record assoluto. Cinque mesi del 2020 hanno rappresentato il migliore periodo dellintera storia di 21 anni della piattaforma. Ma si è trattato, soprattutto, di persone che avevano bisogno di un lavoro: sia avevano perso il precedente, sia erano sul punto di restare disoccupati, in quanto la loro ditta non andava bene. Perciò, il numero di iscrizioni ha superato un milione al mese, il che è di molto oltre la media normale, ossia di oltre il 40% e persino 50% in più rispetto al 2019”, ha precisato Bogdan Badea.
Queste cifre indicano non solo il fatto che molti hanno perso il lavoro in seguito alla crisi sanitaria, bensi anche che molti desiderano psoti di lavoro più sicuri nel 2021 per mettersi al riparo nel caso di una situazione simile, ritiene Bogdan Badea. E la prova è il crescente bisogno di riconversione professionale e il calo della domanda di lavoro allestero dove gli spostamenti restano incerti. “Nel 2020, il desiderio di riconversione professionale è cresciuto. Tra il 10 e il 15% degli interpellati hanno attraversato un simile cambiamento, e dopo lultimazione dei corsi di riconversione professionale, per fortuna è stato più facile per loro trovare lavoro. Invece, per quanto riguarda la domanda di lavoro allestero, si è constatato un calo spettacolare. Nel 2019, su un totale di 10 milioni di domande registrate sulla piattaforma, intorno a 2 milioni erano per posti di lavoro allestero. Quindi, in quel periodo, il desiderio dei romeni di lavorare allestero era grande. Ma nel 2020, questa percentuale è calata dal 20% al 2%. Un calo spettacolare, e nel 2021, proprio da gennaio, si nota che la percentuale resta abbastanza bassa”, ha detto Bogdan Badea.
Quali altre aspettative hanno i dipendenti nel 2021, sempre nel contesto della pandemia? La flessibilizzazione dellorario di lavoro, risponde sempre Bogdan Badea. “Che lora di inizio del lavoro e lora di partenza dal lavoro siano flessibili. Questa flessibilità cera anche prima in molte compagnie, soprattutto nelle multinazionali. Credo che, cosi come si diffonderà il lavoro da remoto nella variante ibrida, abbinato, quindi, al lavoro in ufficio, cosi saranno flessibilizzate anche lora di arrivo e lora di partenza dal lavoro in Romania. Il desiderio cè da ambo le parti, sia dei datori, che dei dipendenti. E la maggioranza dei candidati cercano posti di lavoro con un orario flessibile e che permettano il lavoro da remoto”, ha spiegato Bogdan Badea.
La flessibilità vuol dire prevedibilità dopo un anno estremamente difficile come il 2020, considera Petru Păcuraru, direttore di una ditta di risorse umane. “Cred che ciò che hanno cercato, prima di tutto, i dipendenti in questanno sia stata la prevedibilità. Anche se un anno molto difficile da tanti punti di vista, la gente ha sofferto molto perchè non sapeva cosa sarebbe successo nel successivo periodo: se sarebbe stato realizzato un vaccino o meno, quanto avrebbe dovuto lavorare da casa oppure isolarsi. Al secondo posto, cè stato il bisogno di flessibilità. Lavorando da remoto, i figli non potendo andare a scuola o allasilo nido, è apparsa la necessità di risolvere tutti questi problemi simultaneamente. Ciò comporta un grando consumo di energia e un orario di lavoro meno rigido affinchè, ad un certo, punto, sia fatto posto anche per la vita privata”, ha precisato Petru Păcuraru.
Accolto inizialmente con molta speranza ed entusiasmo, il lavoro da remoto ha mostrato rapidamente i suoi limiti. Resta, tuttavia, unopzione valida sia per i datori, che per i dipendenti che, probabilmente, preferiranno un regime ibrido: una parte della settimana al lavoro e il resto lavorando da remoto. “Credo che il telelavoro sarà qualcosa che resterà valido anche nei prossimi 50 anni. Esso vuol dire che una parte dei costi e del tempo necessari per lo spostamento verso il lavoro saranno orientati verso altri obiettivi. Ovviamente, il telelavoro comporta una serie di abilità che i dipendenti non possiedono sin al principio. Un altro aspetto riguarda la separazione delluniverso professionale da quello personale nello stesso spazio, ossia nella propria abitazione. È questa la grande lezione che dobbiamo imparare rispetto al telelavoro. E perchè non abbiamo saputo fare questa distinzione, abbiamo registrato, nel 2020, il più alto tasso di burn out da quando questo fenomeno viene monitorato. Ma, nel futuro, questa abilità può essere sviluppata anche grazie ad appositi corsi. Ma mano la gente sarà più disciplinata in questo senso anche nel 2021, che è un anno ibrido: ossia molte compagnie sceglieranno di lasciare i propri dipendenti lavorare da remoto due-tre giorni alla settimana”, ha spiegato Petru Păcuraru a RRI.