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“Arrivederci, Romania!”

Gli emigrati romeni rappresentano la quinta più numerosa comunità di stranieri nel mondo.

“Arrivederci, Romania!”
“Arrivederci, Romania!”

, 21.09.2021, 21:25

Gli emigrati romeni rappresentano la quinta più numerosa comunità di stranieri nel mondo e la sesta nei Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCDE), e il calo visibile della popolazione del nostro Paese è dovuto all’emigrazione. Sono le conclusioni di un rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCDE). La maggior parte degli emigrati romeni hanno mestieri a bassa qualifica professionale e tra quelli laureati molti sono sovraqualificati. Quasi la metà dei romeni in possesso di una laurea emigrati nei Paesi OCDE ocupanno posti di lavoro che richedono una bassa qualifica. Gli uomini lavorano, di solito, nel settore edile, mentre le donne in quello delle attività domestiche. Ciononostante, i medici romeni emigrati rappresentano una folta comunità. Noi, romeni, sentiamo sulla propria pelle la scarsezza di medici e personale sanitario. Perchè emigrano i medici romeni? Cosa possiamo fare per fermarli? Qual è il modello di relazione medico-paziente in Romania e in altri Paesi? Ci ha risposto il sociologo Vladimir Ionaș.



La maggior parte della migrazione dei medici possiamo dire sia avvenuta prima delle crescite salariali che sappiamo tutti che sono scattate solo qualche anno fa. Purtroppo, questo è il principale problema con cui si confronta il sistema sanitario romeno. Inclusivamente oggi possiamo parlare di un’emigrazione dei medici. Qui non si tratta solo del livello salariale, bensi’ delle condizioni negli ospedali, delle mancanze negli ospedali romeni, del sottofinanziamento del sistema sanitario romeno. Possiamo parlare del rispetto di cui godono i medici in Romania, del modo in cui è costruita la relazione tra medico e paziente nei Paesi occidentali rispetto a quella in Romania. Purtroppo, in Romania, la relazione tra medico e paziente è una basata solo sul bisogno, mentre nei Paesi occidentali è una basata su rispetto e fiducia da parte del paziente. I romeni non hanno una fiducia totale nei medici, anzi, considerano che il medico sia quella persona dalla quale vanno allorquando hanno un bisogno acuto, immediato. Ciò si vede chiaramente nei risultati della campagna vaccinale contro il Covid-19 in Romania.



Il documento di cui parliamo rileva, inoltre, che il 25% degli abitanti della Romania (in maggioranza giovani) hanno espresso il desiderio di stabilirsi definitivamente all’estero. È una delle maggiori percentuali registrate nella regione. Quasi la metà delle persone tra i 15 e i 24 anni hanno dichiarato l’intento di emigrare. Le implicazioni per la forzalavoro sono colossali. I giovani, afferma Vladimir Ionaș, non vanno via solo per più soldi, ma anche per un altro stile di vita.



Anche nel caso dei giovani possiamo parlare innanzittutto del modo di vita. Non dobbiamo credere che la maggioranza di quelli che sono andati via siano rimasti all’estero per un reddito molto più alto che possono ottenere là. Molte volte, per chi non ha un’ottima preparazione professionale, il livello salariale non è di molto superiore a quello che potrebbe avere in Romania. Si tratta del tenore di vita, dello stile di vita, dei servizi di cui beneficiano allorquando interagiscono con le istituzioni dello stato, con il sistema sanitario, dell’educazione di cui possono godere i loro figli. Parliamo di un insieme di fattori che portano a questo desiderio dei romeni di poter andare via e stabilirsi all’estero. Ovviamente che, di nuovo, come anche nel caso dei medici, è un grande problema per la forzalavoro il fatto che una percentuale importante di chi va via è rappresentata dai laureati. Ma non dovrebbe essere una sorpresa perchè, ripeto, lo stile di vita che hanno all’estero li fa desiderare di restarci per sempre, specialmente per se stessi, ma anche per offrire ai propri figli un futuro molto più sicuro, ha precisato Vladimir Ionaș.



Negli ultimi anni il tasso di natalità in Romania è calato visibilmente, ma Vladimir Ionaș afferma che nel 2021, in modo inaspettato, le cose sono cambiate per il meglio. Il problema della natalità è uno stringente per la Romania perchè da moltissimi anni c’è un trend discendente. Il 2021 è un anno in cui la natalità ha registrato una lieve crescita, dovuta piuttosto all’attuale pandemia. È difficile dire se la tendenza possa essere invertita. Servirebbero dure misure da parte dello stato. Possiamo guardare, ad esempio, a Paesi come Ungheria e Francia, dai quali possiamo copiare misure atte a far crescere il tasso di natalità. L’Ungheria è il Paese con una delle più dure politiche per l’aumento della natalità, perchè anche loro si confrontano con un grande problema di calo delle nascite. La classe politica dovrebbe capire quali sono le priorità del Paese, capire che la situazione demografica è una estremamente preoccupante e promuovere politiche pubbliche di incentivazione della natalità. Esse sono abbastanza facili da implementare. La Romania non è un Paese povero, è un Paese ricco, che ha risorse per creare simili programmi. Occorre, prima di tutto, volontà politica, ha ricordato Vladimir Ionaș.



Occorrono politiche pubbliche ben mirate e applicate in modo efficiente. Ma, in un Paese in cui la percentuale di pensionati è superiore a quella dei dipendenti, il futuro non sembra roseo. È difficile credere che, in questo senso, la tendenza possa essere invertita. Circa il 20% delle persone oltre i 18 anni desidererebbero, a medio termine, lasciare la Romania e intorno al 50% degli studenti universitari del primo o del secondo anno desiderano di emigrare, a studi ultimati, per avere più opportunità di sviluppo ed essere meglio retribuiti. Non lo so se le istituzioni dello stato abbiano pensato a una soluzione a questo problema, ma dobbiamo capire tutti che una simile tendenza porterà al crollo di molti sistemi, innanzittutto del sistema pensionistico. Lo stato non credo che potrà più pagare le pensioni se il 30% dei cittadini lavorano e il 70% sono pensionati o con sussidio di disoccupazione. Allo stesso tempo, il sistema sanitario sarà sottofinanziato e crollerà, quindi abbiamo un grave problema. Questo dovrebbe essere il principale tema di dibattito nella società romena e per tutte le istituzioni dello stato, per individuare soluzioni atte a fermare questo esodo e per evitare di avere due volte più pensionati che lavoratori, ha spiegato sempre Vladimir Ionaș.




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