Aiuto civico per un ghetto di Bucarest
Il quartiere Ferentari di Bucarest è diventato nel tempo sinonimo di insalubrità, povertà, violenza, precarietà estrema e generalizzata delle condizioni di vita. Abitato da moltissimi cittadini di etnia rrom, Ferentari è simile a un ghetto.
Christine Leșcu, 22.04.2020, 08:00
Nel sud-ovest di Bucarest, il quartiere Ferentari è diventato nel tempo sinonimo di insalubrità, povertà, violenza, precarietà estrema e generalizzata delle condizioni di vita. Abitato da moltissimi cittadini di etnia rrom, il quartiere Ferentari è diventato, inoltre, simile a un ghetto, in quanto succede molto raramente che gli abitanti superino i suoi confini reali e simbolici alla ricerca di una vita migliore altrove. Quindi, la soluzione sarebbe il miglioramento della vita di queste persone all’interno del ghetto, cosa che Valeriu Nicolae fa da oltre 10 anni. Informatico con esperienza di lavoro negli Usa e in Canada, fondatore del primo think-tank dedicato ai problemi dei rrom in Romania, membro dell’Alto Commissariato per i Diritti dell’Uomo dell’Onu, direttore regionale per l’advocacy dell’World Vision Internazionale e segretario di stato presso il Governo romeno nel 2016, Valeriu Nicolae ha sempre militate per i diritti delle persone disagiate. Lui stesso proveniente da un ambiente disagiato, come etnico rrom, Valeriu Nicolae conosce i problemi degli emarginati e sa quanto sia importante che soprattutto i bambini abbiano una chance di uscire dal ghetto. Perciò, nel 2007-2008, assieme ad altri volontari ha cominciato a lavorare in una delle scuole di Ferentari, aiutando gli allievi prima di tutto con i compiti. La rispettiva scuola si trovava nei pressi della cosiddetta Strada della droga del quartiere, un posto in cui ogni giorno ci si può imbattere in almeno 40-50 persone con la sidrome d’astinenza, racconta Valeriu Nicolae. Immondizia, topi, scarafaggi, monolocali piccolissmi di 14 metri quadri in cui vivono anche 5-6 pesone sono la realtà quotidiana di quelli aiutati da Valeriu Nicolae. Con tenacia e appoggio da parte dei volontari, nell’estate dell’anno scorso, il sabato e la domenica, i bambini del quartiere che venivano per essere aiutati con i compiti occupavano ben 5 aule, si ricorda Valeriu Nicolae.
Li aiutavamo con i compiti e facevamo un sacco di cose in più: abbiamo ottenuto certificati di disabilità per i genitori con disabilità, abbiamo aiutato persone con problemi di salute, da quelli che avevano bisogno del dentista o di interventi sul cuore fino a quelli che avevano bisogno di interventi sui seni paranasali, estrazioni dentali e di apparecchi ortodontici. Abbiamo cercato di aiutare con tutto ciò che era necessario. Quasi tutti i bambini con cui lavoravamo erano in procinto di abbandonare la scuola. Alla fine, nessuno di loro l’ha abbandonata e adesso solo due degli oltre 100 bambini hanno dei problemi. Prima c’era un disastro. Appena giunti nella quinta classe, la maggioranza vi rinunciavano. Adesso abbiamo bambini che vanno al liceo, quindi la situazione è molto migliore. Offrivamo loro anche un pasto caldo, ci ha detto Valeriu Nicolae.
Tutto andava bene, forse troppo bene, visto che il Comune del rione 5, in cui si trova il quartiere Ferentari, ha deciso di implementare il proprio programma di assistenza nella rispettiva scuola, sospendendo le attività introdotte da Valeriu Nicolae e dai suoi volontari. Ma Valeriu Nicolae non vi ha rinunciato e ha creato la Casa Buona. Adesso, i bambini del ghetto vengono portati in un edificio vicino alla sua abitazione, nei pressi di Ferentari, per continuare l’educazione dopo la scuola. Sempre grazie alla generosità dei donatori e volontari che hanno lavorato al suo allestimento con molta abnegazione, la Casa Buona è stata aperta a un mese dall’acquisto, nell’autunno del 2019. Valeriu Nicolae. Abbiamo comprato due pulmini e, assieme alle auto dei volontari, portavamo i bambini alla Casa Buona, ogni weekend, e poi a casa. Eravamo giunti di nuovo a oltre 100 bambini il sabato e la domenica, andava ancor meglio. La Casa Buona è il posto in cui possiamo fare tutto quello che ci siamo proposti. Abbiamo creato anche una biblioteca molto bella e le cose andavano bene, perchè siamo stati aiutati da moltissime persone, ad esempio chef celebri che sono venuti a cucinare per i bimbi, ha precisato Valeriu Nicolae.
Tutto è andato liscio finoaquando è stato proclamato lo stato d’emergenza a causa della pandemia di COVID-19, le scuole sono state chiuse e tutti sono andati in isolamento. I bambini non potevano più essere portati alla Casa Buona, ma sono state trovate delle soluzioni. I bimbi facevano progressi e non potevamo interrompere le attività con essi proprio adesso. Motivo per cui ho installato computer e hotspot nel ghetto. Abbiamo ricevuto in donazione schede con accesso illimitato a internet e cellulari più vecchi da diverse persone. Ci siamo mossi rapidamente e io sono tornato al mio vecchio mestiere di informatico e ho installato tutto il necessario. Ho collegato i computer e li ho dotati di soft educativi e adesso abbiamo oltre 50 volontari che lavorano ogni giorno on line con questi bimbi. On line li teniamo attivi, ha raccontato Valeriu Nicolae.
Nel ghetto, le attuali restrizioni e la sospensione di molte attività economiche rendono ancora più difficile la vita degli abitanti. Ma Valeriu Nicolae e i suoi volontari ricevono donazioni da diverse compagnie e portano nel ghetto latticini, prodotti di panificazione, vari alimenti, caffè, tisane ecc. Riusciamo a coprire il fabbisogno di alimenti. Molte delle persone nel ghetto hanno perso il lavoro. Però da quando è iniziato l’isolamento domiciliare, le famiglie di cui ci occupiamo stanno bene, riusciamo a coprire i loro bisogni. Speriamo di poterlo fare anche d’ora in poi, ma le condizioni nel ghetto stanno peggiorando. Sebbene i suoi abitanti, anche i consumatori di droga, mi conoscano bene, il contesto inizia, a volte, a diventare violento, perchè anche i tossicodipendenti vogliono cibo. Loro sanno che io ci vado a portare cibo ai bambini, ma anche loro hanno bisogno di cibo. In crescita anche la violenza domestica e vari tipi di abusi. E, purtroppo, in simili zone non entra nessuno per fermare queste cose, ci ha raccontato Valeriu Nicolae.
Dalle stime di Valeriu Nicolae, solo a Bucarest ci sono alcune decine di bambini a disagio che non hanno accesso a risorse educative on line e che, in questo periodo, quando le scuole sono chiuse, possono fare dei passi indietro e abbandonare la scuola per sempre.