Adolescenti ed educazione ai media
Nel contesto dello sviluppo senza precedenti di internet e delle reti sociali negli ultimi anni, è cresciuto anche il numero delle fonti di informazione. Credibili o meno.
Christine Leșcu, 21.04.2021, 17:09
Nel contesto dello sviluppo senza precedenti di internet e delle reti sociali negli ultimi anni, è cresciuto anche il numero delle fonti di informazione. Credibili o meno. E lespressione “fake news” è entrata nel nostro vocabolario di base, anche se non è sempre capita correttamente. Sembra che non ci sia mai stato così necessario, come durante lattuale pandemia, fare la differenza tra verità e menzogna, tra una notizia redatta correttamente e una destinata a indurre in errore. E labilità di fare questa differenza dovrebbe essere acquisita sin da giovani, ad esempio sin dalla scuola secondaria. In Romania, una delle istituzioni responsabili di questo aspetto è long iIl Centro per il Giornalismo Indipendente, come racconta la direttrice esecutiva Cristina Lupu. “Noi teniamo corsi di educazione ai media sin dalla nostra creazione, nel 1994. Però non li abbiamo chiamati necessariamente corsi di educazione ai media. Ma, dal 2017, abbiamo avviato, ufficialmente, ciò che adesso si chiama il Programma di Educazione ai Media. Rappresenta il nostro tentativo di far crescere il grado di autonomia e consolidare il pensiero critico dei giovani. Con questo programma lavoriamo direttamente con gli adolescenti, sia formandoli noi, sia con laiuto degli esperti. Ad esempio, in questo periodo organizziamo una serie di incontri tra giornalisti e adolescenti, dove i giornalisti possano rispondere alle domande degli adolescenti. Ma, siccome ci auspichiamo di implicarci strategicamente, abbiamo deciso di lavorare insieme agli insegnanti. Per quanto siano numerosi i corsi che teniamo presso il nostro centro, non bastano per determinare una cambiamento a livello nazionale. Perciò, abbiamo avviato uniniziativa di formazione degli insegnanti di varie discipline. E, in questo momento, puntiamo soprattutto sugli insegnanti di romeno e letteratura romena, assieme ai quali sviluppiamo le competenze media dei giovani.”
Come vengono inserite le informazioni sui media nelle lezioni di romeno ci racconta sempre Cristina Lupu. “Nella nona e nella decima classe, quando il curriculum è molto più permissivo, si lavora moltissimo sui contenuti media. Ad esempio, nella nona classe, ai corsi di teoria della comunicazione, possiamo discutere su come funziona la comunicazione, su come sono costruiti i messaggi che hanno tutti un autore e una finalità. Se si tratta di testi giuridici, possiamo parlare della libertà di espressione e della Costituzione. Nel momento in cui nella nona classe si arriva alla discussione sul testo giornalistico possiamo discutere anche di come si scrive una notizia. A noi interessa che gli adolescenti imparino a scrivere in questo modo notizie. Attraversando il processo di redazione di una notizia, loro imparano quali sono gli elementi di una notizia ben costruita. E nel momento in cui consumeranno notizie, potranno capire cosa manca o quali tasti emozionali intende toccare lautore se la notizia desta, ad esempio, una reazione fortissima.”
Ma da che tipo di informazioni sono attrati gli adolescenti e da dove le ottengono? Risponde sempre la direttrice esecutiva del Centro, Cristina Lupu. “Anche se non consumano media nel senso in cui consumiamo noi, gli adulti, loro giungono, tramite le discussioni con gli insegnanti, gli amici e i colleghi, alle informazioni veicolate dalla stampa. Una serie di studi recenti hanno rivelato che la disinformazione durante la pandemia è avvenuta in maggiore misura, ad esempio, su Instagram che su Facebook, e Instagram è una rete più usata dagli adolescenti che dagli adulti. Certo che ci sono moltissimi elementi di cui dobbiamo tener conto ogni momento. Ma, allo stesso tempo, sebbene i principali interessi degli adolescenti siano i film e la musica, loro sono interessati anche ad altre cose, soprattutto gli allievi liceali con cui lavoriamo noi, quelli delle classi terminali. Vogliono sapere cosa succede con leducazione, cosa succede con i possibili futuri posti di lavoro, cosa succede con la pandemia e la vaccinazione. Noi crediamo ci dovrebbe essere più informazione scritta in un modo interessante per loro prima di lamentare il fatto che gli adolescenti non consumino notizie.”
Quindi, il modo in cui percepiamo gli adolescenti deve cambiare e, allo stesso tempo, leducazione ai media deve raggiungere anche i bambini delle zone disagiate. E, a tal fine, il Centro per il Giornalismo Indipendente già lavora da anni con lUNICEF Romania, spiega Despina Andrei, manager di comunicazione e raccolta di fondi. “Il bisogno di educazione ai mediadalla nostra prospettivanon è uno nuovo, ma è diventato ancora più evidente nellultimo anno dallinizio della pandemia di COVID-19 perchè i giovani e i bambini passano molto più tempo davanti ai computer e tablet, su internet, e ciò li rende più vulnerabili alle false notizie e alla disinformazione, come anche a fenomeni come il cyberbullismo o altri tipi di abusi che avvengono online. Daltra parte, ci auspichiamo che i giovani e i bambini sappiano decodificare i messaggi che vedono, sappiano prendere le informazioni da più fonti e non cadere preda di false informazioni che hanno conosciuto una crescita esponenziale in questo periodo, ma anche proteggersi contro le umiliazioni, le vessazioni che possono avvenire molto facilmente in rete nel contesto in cui non sono preparati e non conoscono il fenomeno.”