La radio in piena evoluzione digitale
Negli ultimi decenni, i mass-media hanno attraversato una vera rivoluzione.
Eugen Cojocariu, 23.10.2017, 10:32
Negli ultimi decenni, i mass-media hanno attraversato una vera rivoluzione. La televisione si è orientata a gran velocità verso nuovi standard di qualità e verso nuovi modi di trasmissione, mentre l’Internet è diventato una delle principali modalità per diffondere l’informazione. Eppure, la radio, che a breve celebrerà il suo 100/o anniversario, resta uno dei più grandi mezzi di informazione e intrattenimento. Più timido rispetto ad altri settori, quello della radiodiffusione ha seguito, a sua volta, il trend della digitalizzazione. Per rispondere alle nuove sfide tecnologiche generate dai limiti dello spettro di emissione e per offrire agli ascoltatori una migliore qualità del suono e una ricezione superiore, la radio ha cercato nuove modalità per farsi sentita. Così ha cominciato a emettere in maniera massiccia via Internet, ma anche a livello terrestre, attraverso tre standard principali. Il primo è stato il DAB ovvero il Digital Audio Broadcasting, messo a punto a partire dagli anni ’80 dello scorso secolo, volto principalmente a sostituire la radio analogica su onde ultracorte. Sempre per le onde FM, principalmente, è stato creato anche lo standard HD Radio, presente soprattutto negli Stati Uniti. Per le onde lunghe, medie e corte, le caratteristiche delle trasmissioni a lunga distanza è stato invece messo a punto lo standard DRM, ovvero il Digital Radio Mondiale. Non in ultimo, il DRM è compatibile anche con l’emissione in FM.
Radio Romania Internazionale si è annoverata tra i pionieri delle emissioni digitali in DRM. Ruxandra Obreja, presidente del Consorzio DRM, ex giornalista della sezione romena della BBC, presenta i vantaggi di questo sistema e le sfide affrontate oggi dai promotori dell’emissione digitale radio a lunga distanza: Questo sistema DRM è semplicemente un modo tramite cui la nostra vecchia radio in onde medie e persino corte, che registrava grossi disturbi nell’ascolto, è in grado di raggiungere il suono perfetto di un’emissione in FM. Porta con sè la possibilità di presentare informazioni dell’ambiente Internet, anche delle immagini, e la possibilità di arricchire in un certo qual modo questa dieta radiofonica molto importante, ma che finora si è limitata esclusivamente all’audio. Perchè in Romania? I Paesi grandi non possono impiantare migliaia di piccoli trasmettitori per coprire ogni singola località. La Romania è un Paese grande, il secondo nell’Europa orientale, dopo la Polonia. Ha delle montagne, delle vallate, tantissimi villaggi, e l’unico modo che rende raggiungibile questo contenuto nuovo, digitale, del XXI/o secolo, è lo standard DRM.
Come va, però, il passaggio dall’analogico al digitale? La Norvegia è il Paese più avanzato in tal senso e ha previsto il 2017 come scadenza per l’eliminazione definitiva dell’analogico. Nel resto del mondo, le cose si muovono molto più lentamente. La presidente del Consorzio DRM, Ruxandra Obreja, spiega: In alcuni Paesi, si parla del 2022, 2027 e così via. In alcuni stati di parla di un passaggio molto veloce, in altri di una transizione analogico-digitale…Però una cosa è certa: abbiamo un ecosistema digitale! Tutte le cose che percepiamo sul telefonino, in tv, sono create in un sistema digitale. Sarà molto caro mantenere un piccolo angolo analogico mentre tutto il resto è digitale. In fin dei conti, un segnale, un trasmettitore può coprire un intero Paese. Fino a questo momento, non è stato dimostrato che ci sia un sistema migliore di coprire un Paese, di offrire dei servizi a tutti i cittadini se non la trasmissione terrestre. Il DAB sicuramente parla di numeri, di milioni di ricevitori e così via, però la realtà è che i Paesi dell’Europa sono molto diversi e le loro velocità nell’adottare questo sistema sono a loro volta diverse. In più, il DAB è un sistema estremamente efficace per le grandi città con tante stazioni, però meno efficiente quando si tratta di una piccola città. Forse – ad esempio – Varsavia è perfetta, però se vai in un paesino polacco o in una città con due stazioni radio, il DAB non funziona.
Un grande problema dello standard DRM è il prezzo molto alto dei ricevitori. Se un apparecchio in standard DAB si compra anche con 20 euro, uno in DRM può essere invece per quattro o cinque volte più caro. Ruxandra Obreja spiega il prezzo con la complessità superiore di questi apparecchi: I ricevitori DRM sono venuti dopo quelli del DAB. Noi abbiamo una visione diversa rispetto, forse, ad altri standard. Noi crediamo in un ricevitore che ha tutti gli standard compresi. Mica ti compri oggi un ricevitore per uno standard, domani per un altro, e poi appare una cosa e poi magari un’altra. Noi abbiamo scelto questa soluzione. I ricevitori sono apparsi, ora abiamo un modello da lanciare sul mercato, meno costoso, in realtà un tablet e allo stesso tempo radio analogica e digitale in qualsiasi standard.
Un modo per promuovere i ricevitori digitali radio è la loro inclusione nella dotazione delle auto nuove. Molte macchine di gamma superiore hanno già la radio DAB nel cruscotto. Lo standard DRM è entrato di recente sul mercato automobilistico, però Ruxandra Obreja guarda con ottimismo al futuro: I produttori installeranno nella loro auto lo standard richiesto nel rispettivo Paese. Se la Romania, per coprire l’intero Paese, sceglierà il DRM, vi assicuro che tutte le aziende produrranno auto equipaggiate con ricevitori DRM. Però più interessante mi sembra ora che, praticamente, i grossi produttori di auto sono stanchi di scegliere tra DRM o DAB, e in un’auto in cui si ha impressione che ci sia solo il DAB, c’è anche il DRM.
Il principale concorrente del digitale radio terrestre è l’Internet, accessibile da computer, tablet o smartphone. Ci sono però dei limiti tecnologici, spiega la presidente del Consorzio DRM, Ruxandra Obreja: L’Internet è un flusso di infomazione che va da me a te. Quindi, servono moltissimi simili flussi. Questa banda che sostiene tutti noi in quello che facciamo è però una risorsa limitata. Si è già arrivati alla fine e vi faccio un esempio. In Gran Bretagna, il più ascoltato programma è quello che va in onda tra le 6 e le 8 del mattino. E’ stato calcolato che, se questo programma fosse diffuso esclusivamente via Internet, con lo stesso numero di ascoltatori, probabilmente l’intera rete britannica crollerebbe in pochi minuti. Per ora, l’ascolto in Internet sfiora il 10% rispetto al terrestre.
L’evoluzione delle tecnologie digitali ci può portare ancora nuove sorprese. Una cosa è certa: la via verso la digitalizzazione totale e definitiva della radio, pur essendo lunga, è senza ritorno. (traduzione di Iuliana Anghel)