Gli idrocarburi, il tesoro del Mar Nero
I fondali del Mar Nero nascondono riserve enormi di idrocarburi. La Romania ha avviato le prospezioni sin dagli anni '70 dello scorso secolo, per scoprire i primi giacimenti di petrolio e gas nel 1980.
Florin Orban, 22.05.2018, 14:41
I fondali del Mar Nero nascondono riserve enormi di idrocarburi. La Romania ha avviato le prospezioni sin dagli anni ’70 dello scorso secolo, per scoprire i primi giacimenti di petrolio e gas nel 1980. Successivamente, l’allora regime ha avviato anche lo sfruttamento delle risorse, però con scarsi risultati. All’inizio del nuovo millennio, le tecnologie hanno reso possibile anche una migliore valutazione dei giacimenti. I risultati sono subito arrivati, soprattutto per il gas naturale. Le grandi compagnie del mercato mondiale hanno subito mostrato l’interesse per lo sfruttamento di questi giacimenti.
Il primo passo importante è stato compiuto nel 2008, quando il gigante mondiale ExxonMobil ha firmato un partenariato con la OMV Petrom, la principale compagnia romena nel settore. Il secondo riferimento importante è stato segnato a febbraio 2009, quando la Romania ha vinto alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja la causa con l’Ucraina sulla delimitazione della piattaforma continentale del Mar Nero. Alla Romania sono stati concessi i diritti su 9700 kmq, cioè l’80% della superficie contesa. Da quel momento, si è verificato anche l’impegno massiccio delle compagnie internazionali.
Ad esempio, solo ExxonMobil e OMV Romania hanno investito insieme 1,5 miliardi di dollari per prospezioni ed esplorazioni nel Mar Nero. Nel 2012, le due compagnie annunciavano la scoperta di un giacimento stimato tra i 42 e gli 84 miliardi di metri cubi di gas, in un’area di grande profondità. Tre anni più tardi, un gruppo di imprese con Lukoil in testa presentava la scoperta di un altro giacimento stimato a circa 30 miliardi di metri cubi.
In questo momento si contano dieci petrimetri di sfruttamento dati in concessione dallo stato romeno nel Mar Nero. Le compagnie coinvolte hanno costituito l’Associazione Romena dei Concessionari Offshore nel Mar Nero, il cui obiettivo proncipale è quello di sostenere lo sfruttamento del potenziale economico nella zona romena del Mar Nero, assicurando inoltre i più alti standard di tutela ambientale, salute e sicurezza per tutti quanti sono coinvolti nelle attività offshore.
Di recente, l’Associazione ha commissionato alla compagnia Deloitte uno studio sul contributo dei progetti di investimenti nel Mar Nero allo sviluppo dell’economia romena. La principale conclusione dello studio, presentata dall’ex ministro dell’Energia romeno, Razvan Nicolescu, attualmente esperto presso la Deloitte, indica che, una volta avviata l’estrazione dal Mar Nero, la Romania non avrà più bisogno di importare gas dalla Federazione Russa, e il nostro Paese potrebbe salire in testa alla classifica dei Paesi europei con la minore dipendenza dalle importazioni di energia.
Tra i 28 stati membri, in materia di dipendenza da importazioni di risorse, credo che siamo superati solo da Estonia e Danimarca. Secondo me, potremmo anche migliorare questa più che onorabile terza posizione, ha detto Razvan Nicolescu.
Responsabili dell’Agenzia Nazionale per le Risorse Minerario di Bucarest, citati da Razvan Nicolescu, stimano che nel fondale del Mar Nero si trovassero circa 200 miliardi mc di gas naturale. I calcoli dello studio ordinato dai concessionari dei giacimenti indicano circa 170 miliardi mc. Il documento stima che il 65% del gas estratto dal Mar Nero sarà destinato al consumo interno, mentre il 35% verrà esportato, consolidando la posizione della Romania di player sul mercato europeo del gas.
Entro il 2040, la scadenza fissata dal rapporto, i benefici si annunciano enormi. Però, lo sfruttamento delle risorse richiede investimenti notevoli sia diretti che provenienti da altri operatori coinvolti nella valorizzazione del gas, particolareggiati dallo studio della compagnia Deloitte.
Se nel Mar Nero verranno investiti i 15 miliardi da noi previsti e se arriveremo a quella produzione di 170 miliardi di metri cubi, stimiamo anche altri 8,9 miliardi di dollari di investimenti adiacenti. Si tratta, quindi di investimenti collaterali, non realizzati dai player del Mar Nero. Quindi, se questi investimenti diventeranno realtà, il Prodotto Interno Lordo della Romania aumenterà complessivamente in questi 23 anni di circa 42 miliardi dollari, ha detto ancora Razvan Nicolescu.
Queste mete richiedono anche altre condizioni, al di là della quantità di gas dei fondali del Mar Nero o del prezo stabilito sul mercato, indica inoltre lo studio. Principalmente, si tratta del quadro legislativo, che deve assicurare una stabilità quanto maggiore per gli investitori. D’altra parte, molto importante è anche il modo in cui il resto dell’economia romena saprà sfruttare le nuove opportunità.