Cambiamenti nel sistema fiscale romeno
In Romania, l'inizio del 2018 ha portato una serie di cambiamenti nel sistema fiscale.
Florin Orban, 15.02.2018, 14:38
In Romania, l’inizio del 2018 ha portato una serie di cambiamenti nel sistema fiscale. Per primo, si tratta dell’imposta sul reddito, diminuita dal 1 gennaio dal 16 al 10%, per i salari e i redditi assimilati, le attività indipendenti, i redditi provenienti dagli affitti, dalla cessione di usufrutto beni, da attività agricole, silvicoltura o pesca. L’imposta è applicabile anche alle pensioni, però in maniera limitata. Il reddito mensile sottoposto alla tassazione viene stabilito tramite la deduzione, dalla pensione totale, dell’importo non tassato di 2.000 (circa 425 euro). Concretamente, le pensioni mensili inferiori al 2.000 lei sono esenti da imposte.
Se gli imprenditori e i sindacati non si sono lamentati della diminuzione della flat tax, la stessa cosa non si può dire delle autorità locali. Ai budget dei comuni viene stanziata una certa aliquota dell’imposta sul reddito dei cittadini, compresa tra il 20 e il 40%, orientata principalmente agli investimenti di interesse locale. Cosicchè la riduzione dell’imposta potrebbe avere serie conseguenze a livello locale. Ad esempio, sarebbero intaccati i lavori di ammodernamento delle scuole o delle strutture sanitarie subordinate alle autorità locali.
Però la più controversa misura riguarda i contributi sociali. Fino alla fine del 2017, una parte veniva coperta dal datore di lavoro e l’altra dal dipendente. Dal 1 gennaio 2018, i contributi sono stati trasferiti integralmente a carico del dipendente, però continuano ad essere versati sempre dal datore di lavoro. Si tratta del 35% del salario che va al sistema di pensioni e assicurazioni sanitarie. A carico del datore di lavoro resta solamente il cosiddetto contributo assicurativo di lavoro, pari al 2,25%, che sostituisce quattro contributi precedenti più bassi, per fondo disoccupazione, indennità di malattia, rischio professionale e crediti salariali.
Il trasferimento dei contributi al dipendente è stato criticato ugualmente da sindacati e padronati. I datori di lavoro hanno spiegato di non capire la motivazione di una simile misura e che le sue implicazioni sono difficilmente prevedibili. A loro volta, i sindacalisti hanno richiamato l’attenzione che questo trasferimento elimina il principio della solidarietà e della responsabilità sociale sul quale si basa la costruzione dei sistemi di sicurezza sociale, cui, nell’intera Europa, contribuiscono sia i datori di lavoro che i dipendenti.
Intanto, per non intaccare i redditi netti dei dipendenti, molti datori di lavoro del settore pubblico e privato hanno aumentato i salari lordi di percentuali in grado di compensare gli effetti negativi della misura. In tal senso, è stato importante anche il fatto che, sempre dal 1 gennaio 2018, il salario minimo mensile in Romania è salito a 1900 lei, poco più di 400 euro. Gli effetti di queste misure si vedranno nel successivo periodo. Le autorità anticipano, tra l’altro, una migliore raccolta delle tasse e dei contributi, il che aumenterebbe le entrate alle casse dello stato, ma anche ai sistemi di pensioni e assicurazioni sanitarie. Però, gli specialisti ammoniscono che se i cambiamenti non avranno effetti positivi, potremmo assistere a nuove tasse o alla crescita di quelle già esistenti.
Il ministro delle Finanze, Eugen Teodorovici, insediato a fine gennaio insieme al nuovo governo di Bucarest, ha risposto a questi timori sin dall’inizio del mandato. Quanto tempo sarò ministro delle Finanze, non aggiungerò nuove tasse e non le aumenterò. Non parlo oggi della riduzione di altre tasse. Oggi abbiamo un certo livello. In materia di fiscalità, la Romania si trova in una posizione abbastanza confortevole rispetto ad altri stati della zona. Il nostro grande problema è diverso e riguarda principalmente l’aspetto burocratico. Il grande problema in Romania consiste in tutto quanto significa il lavoro dello stato con il mercato, partendo dalle autorizzazioni e il modo in cui il funzionario che sta dietro lo sportello tratta il contribuente, e non solo, ha detto il ministro.