Racconti da Casa Capşa
Nell’epoca in cui Bucarest era conosciuta come la Piccola Parigi, veniva fondata la pasticceria Casa Capşa, apparsa alla metà dell’Ottocento per iniziativa di quattro fratelli – Vasile, Anton, Constantin e Grigore – nipoti di un pellicciaio macedo-romeno.

Ana-Maria Cononovici, 23.04.2025, 18:01
Nel tempo la pasticceria situata su Calea Victoriei diventò conosciuta in tutta Europa e intorno ad essa furono create delle leggende boeme. Qui venivano personalità importanti dell’epoca, attori, scrittori, poeti e politici romeni, ma anche tutta una serie di fannulloni, era un luogo in cui prendere in giro o raccontare barzellette era una regola. Casa Capşa cadde in oblio durante il periodo comunista e si rivitalizzò leggermente dopo il 1989. Oggi, diversi eventi organizzati in questa pasticceria raccontano le storie inedite accadute in questo edificio storico. Mirona Noru, direttrice delle vendite, ci ha raccontato: “Organizziamo spesso visite guidate in cui raccontiamo la storia dell’albergo, della pasticceria e del caffè che ci ha resi famosi. Passeggiamo all’interno dell’albergo, nel Salone rosso, nel Salone blu, raccontiamo la storia di ogni elemento che vediamo, e alla fine ci fermiamo a prendere una torta squisita, raccontiamo la storia di ogni dolce, soprattutto della Jofra, il dolce che ha fatto diventare famosa la pasticceria a livello internazionale. La storia, dalla nostra prospettiva, è che è stato creato nel 1920 dalla squadra di Casa Capșa, non da Grigore Capșa, perché nel 1920 Grigore Capșa non era più in vita, era morto nel 1902. Però siamo orgogliosi del fatto che il suo nome sia rimasto così famoso tale da pensare che sia stato lui a inventare questo dolce. Fu creato per il maresciallo Joffre, dopo la vittoria nella prima Guerra mondiale. E’ di forma cilindrica per ricordare il berretto francese ed è fatto di cioccolato nero, perché si sa che il Maresciallo Joffre soffriva di diabete. Però il cioccolato nero è una base importante per la maggior parte dei nostri dolci e caramelle, perché anche Grigore Capşa soffriva di diabete. E’ uno dei motivi per cui usiamo molto il cioccolato nero nella nostro produzione. E’ un piccolo segreto che vi racconto adesso e che raccontiamo a tutte le persone che vengono da noi quando organizziamo visite guidate.”
Le iniziative non si fermano qui, come ci ha raccontato Mirona Noru: “Ci auguriamo di tentarvi con visite guidate nelle stanze dell’albergo. Al momento, siamo in fase di documentazione, cerchiamo di identificare quale personalità ha alloggiato in quale stanza. Ad esempio, Păstorel Teodoreanu, era un influencer per la Casa Capsa, se possiamo usare questo termine, attirava qui numerosi clienti. Una peculiarità dell’hotel, aperto nel 1881, era che non si poteva fare check-in come oggi, non si poteva presentare chiunque alla reception per chiedere una stanza, doveva essere raccomandato da qualcuno. E’ una sua particolarità. E Păstorel Teodoreanu faceva molte raccomandazioni. In base alla documentazione che abbiamo, cerchiamo di renderci conto chi ha alloggiato nelle stanze, per fare la visita guidata quanto più interessante e le informazioni quanto più vicine alle realtà dell’epoca.”
Secondo la storia, molte opere letterarie sono nate qui, in questo luogo che ha ospitato dibattiti formali o informali. “Questi dibattiti avevano luogo nell’attuale Salone rosso, ovvero l’ex ristorante. Una parte si è trasformata nella caffetteria aperta nell’anno 1893. Un cliente fedele della Casa era, ad esempio, Liviu Rebreanu. Veniva spesso qui assieme al suo vicino, Ion Minulescu. Ad un certo momento Rebreanu si sa che era molto attratto dai romanzi gialli. E scrisse il suo unico giallo intitolato “Amândoi” – “Entrambi” – sulla base di una sfida lanciata qui, a Casa Capşa. Un altro elemento che può essere notato da ogni cliente che viene alla pasticceria adesso è che quasi ogni tavolo ha dei cartoncini personalizzati, sui quali c’è scritto, ad esempio, “il tavolo di Tudor Arghezi”. Sappiamo dai suoi diari e lettere che gli piaceva stare nella zona dei divani di peluche, quindi ci siamo resi conto qual era il suo tavolo e il cartoncino è apparso presto sul tavolo. Quindi, se venite a visitarci, potete sedervi a uno dei tavoli celebri degli scrittori o degli artisti che sono passati da noi”, conclude Miruna Noru.
Racconti di altri tempi che ricordano il luogo che ha contribuito al cambiamento dei gusti romeni in materia di cibi da quelli dei dolci d’influenza turca, a quelli europei.