In volo, è tutto diverso
La tenente comandante Simona Maierean è la prima donna in Romania ad aver volato con un aereo supersonico.
Ana-Maria Cononovici, 29.04.2024, 20:05
Il volo più lungo è stato verso e dalla Corea, un volo di 40 ore andata e ritorno, per un trasporto di equipaggiamenti medici. Un volo che l’ha fatta pensare è stato uno, con il massimo di visibilità, sopra il deserto di Sahara. Parliamo della tenente comandante Simona Maierean: la prima donna in Romania ad aver volato con un aereo supersonico; la prima donna in Europa ad aver ottenuto la certificazione di pilota comandate di aeronave del Gruppo di Trasporto Aereo Strategico della SAC (Strategic Aircraft Capability), nell’ambito dell’Unità Multinazionale di Trasporto Strategico della NATO, della Base Aerea di Papa in Ungheria. Tutta una serie di prime che hanno avuto come punto di partenza il sogno di una giovane che, fino a frequentare i corsi dell’Accademia delle Forze Aeree non aveva volato nemmeno con un aereo di trasporto passeggeri. La tenente comandante Simona Maierean ci ha parlato degli inizi della sua carriera: “Sono entrata nel sistema militare 20 anni fa, anzi di più. Volevo tanto volare e allora ho cercato una variante a portata di mano, per così dire, poiché è molto meno cara, da una parte, e d’altra parte è del tutto diverso volare un aereo da caccia o un aereo militare in generale, rispetto a un aereo di linea. Questo mi ha spinto a cercare soluzioni per far avverare questo mio sogno.”
La tenente comandante Simona Maierean ha detto a Radio Romania che l’addestramento ti aiuta a non sentire la paura: “Nell’aviazione sentirete parlare di farsi nella mente “immaginarsi un video del volo”, ovvero immaginarselo non so quante volte prima di metterlo in atto. Così fanno anche i piloti acrobatici, è una cosa normale. Hai un piano, di non salire a bordo dell’aereo senza un piano di riserva. Hai il piano pronto, lo applichi, hai un back-up plan e così via, non hai tempo per pensarci troppo, diciamo, fra virgolette.”
Il 13 marzo 2009, Simona Maierean ha pilotato un MiG-21 LanceR. La prima donna in Romania ad aver volato un aereo supersonico ci ha offerto particolari: “Se fai una svolta troppo stretta a un’inclinazione molto grande, ad alta velocità, puoi arrivare ad accelerazioni abbastanza grandi, non c’è bisogno di volare un supersonico per farlo. Nel supersonico rompi la soglia sonica, ma non è qualcosa che senti a livello del corpo, non si sente come un’accelerazione gravitazionale in più. La senti piuttosto al livello dell’apparecchiatura. Almeno questo vale per il MIG 21, non so com’è con l’F16, quindi parlo dai ricordi. Quando si passa dal subsonico al supersonico, attraversando la fase trans-sonica, c’è un momento in cui l’apparecchiatura può indicare dati erronei, per un breve periodo, a causa delle onde che si formano e delle pressioni e così via. Ma non è così impegnativo per il corpo. Comunque il volo con un aereo da caccia è impegnativo di per sé. Pensate che a ogni uscita si vola per un’ora o due, dipende dal raggio di ogni aereo, mentre gli aerei di trasporto fanno voli di diverse ore, 4, 5, 6, 10. Nessuno potrebbe volare per 10 ore consecutive con un aereo da caccia, perché è tutt’un’altra cosa.”
Dal 2012 non vola più i MIG, è passata agli Spartan di trasporto militare. Com’è stato il passaggio? “Non devi ricominciare da zero, perché hai già alcune nozioni di aviazione, invece si tratta del volo in equipaggio e allora tutta questa comunicazione, così come anche il cosiddetto “crew resourse management”, com’è definito nel linguaggio specialistico, la gestione dell’equipaggio, è, infatti l’elemento di novità, perché l’aereo uno lo impara. Si fa il passaggio a un’altra categoria di aereo, si impara a volare il rispettivo aereo. Questo va fatto, però la gestione dell’equipaggio è un’arte. Devi sapere anche ascoltare ordini e ubbidire, non solo darli. Sono stata comandante, sono stata anche trainer su un C17 Globemaster, nell’ambito del Distaccamento di Papa, dell’aviazione di trasporto strategico, sono rientrata nel Paese e sto riprendendo le cose. Sono copilota su un aereo Spartan e mi sto preparando per fare il comandante. Come dicevo prima, non si può portare a termine una missione di ogni tipo, senza le persone. E allora conta molto come riesci a mantenere l’equilibrio tra avere una missione di successo e anche avere intorno persone contente, con un mindset corretto: che ti aiutino e che le cose si svolgano in condizioni di sicurezza.”
Lavorando così tanto con piloti stranieri, la tenente comandante Simona Maierean ha potuto raccontarci quali sono le sfide dei piloti romeni: “C’è stato un periodo in cui c’erano pochissime ore di volo, per tutte le categorie. Soprattutto i più giovani, che avevano appena finito gli studi, volavano poco. Le cose sono cambiate, soprattutto dopo il 2014. E le differenze sono cominciate a farsi vedere. Le ore di volo sono state più numerose e si è visto il cambiamento per quanto riguarda il modo in cui ci percepivano dall’estero, perché facevamo delle cose straordinarie con il poco che avevamo a disposizione. Ma facevamo sforzi per tenere il passo con qualcuno che aveva già alle spalle migliaia di ore di volo. Ricordo che io stessa, quando ho fatto il passaggio al C-17, negli Stati Uniti, avevo volato solo 10 ore quell’anno, mentre il mio partner di addestramento, perché c’erano gruppi di due persone, era un olandese che aveva volato per 700 ore. Sono stati 4 mesi in cui ho imparato 12 ore al giorno per poter arrivare a un certo livello. Ce l’ho fatta, ma è stato uno sforzo costante!”
Sebbene abbia volato in tutto il mondo, la tenente comandante Simona Maierean afferma che niente si può paragonare alla sensazione che ha quando atterra a casa.