Una proposta controversa
Ci troviamo davanti a grandi sfide, in un mondo in cambiamento e i mutamenti avvengono ogni giorno, a velocità vertiginosa. Questo lo spunto dei fattori decisionali di Bruxelles nell'ideare il bilancio comunitario per l'esercizio 2021-2027.
Corina Cristea, 10.05.2018, 11:29
Ci troviamo davanti a grandi sfide, in un mondo in cambiamento e i mutamenti avvengono ogni giorno, a velocità vertiginosa. Questo lo spunto dei fattori decisionali di Bruxelles nell’ideare il bilancio comunitario per l’esercizio 2021-2027. Un budget presentato come pragmatico e moderno, per un’Unione che protegge, capacita e difende. Questa proposta è una risposta onesta alla realtà attuale, quando viene auspicato un ruolo più importante dell’Europa nella sicurezza e nella stabilità in un mondo in cambiamento, in un momento in cui la Brexit lascierà un vuoto considerevole nel bilancio dell’Unione, ritengono le autorità di Bruxelles. La risposta a questa doppia sfida include tagli di spese e l’individuazione di nuove risorse.
In un’iniziativa senza precedenti, la Commissione Europea ha proposto anche l’accesso ritretto ai fondi comunitari per i Paesi membri che violano lo stato di diritto. La Commissione Europea propone il consolidamento della connessione tra il bilancio comunitario e il rispetto dello stato di diritto. L’osservanza dei criteri dello stato di diritto è un’esigenza preliminare e indispensabile per una gestione finanziaria corretta e per un’implementazione efficiente del budget. Perciò, proponiamo un meccanismo che proteggerà il bilancio da rischi finanziari legati alle mancanze generalizzate sul rispetto dello stato di diritto. Questo meccanismo costituisce una regola generale, non punta contro certi stati membri, però è una parte importante nell’architettura del nuovo budget europeo, ha detto il presidente della CE, Jean-Claude Juncker.
Eppure, la Polonia e l’Ungheria si sentono prese nel mirino. Non accetteremo dei meccanismi arbitrari in grado di rendere la gestione dei fondi uno strumento di pressione politica su richiesta, è subito venuta la reazione di Varsavia. Per la Polonia, è stata sollecitata l’attivazione dell’articolo 7 del Trattato UE. Per l’Ungheria ancora no, però le deviazioni dallo stato di diritto sono già state constatate dalla Commissione Europea. L’attivazione equivale alla sospensione del diritto di voto per il rispettivo stato.
Simili vincoli non quantificabili non sono possibili. Si rischiano dei processi alle intenzioni e atteggiamenti partigiani a favore di altri stati. A nostro avviso, su questo argomento sarà sollecitato chiaramente un parere giuridico, forse si arriverà persino alla Corte Europea di Giustizia, ritiene l’eurodeputata romena Norica Nicolai, scettica che la proposta della Commissione venisse attuata.
E’ solamente una proposta. Una proposta che sicuramente non verrà convalidata, poichè l’attuale forma del Trattato di Lisbona non consente questa cosa, priva di supporto legale. Certo, capisco la Commissione Europea che si trova in crisi e sta cercando di individuare dei fondi per colmare la perdita che rimarrà nel budget dopo l’uscita della Gran Bretagna. Sicuramente, questo aspetto e qualche altro in più che riguardano la politica di coesione e la politica agricola comune non sono bene accolti. Ad esempio, la Francia ha grandi obiezioni in materia di politica agricola comune. Sicuramente altri stati, come la Polonia e l’Ungheria, hanno annunciato di non accettare questo vincolo. Di conseguenza, ci troviamo davanti a una proposta che sarà dibattuta nei mesi prossimi. Comunque, a Bruxelles si dibatte se la Commissione in carica sia in grado di prendere delle decisioni relative alla politica e alle azioni della successiva Commissione, ha spiegato Norica Nicolai.
Invece, l’analista politico Adrian Zabava è del parere che il tema non sia estraneo al dibattito elettorale a livello europeo, dal momento che l’anno prossimo si terranno le elezioni per l’Europarlamento. Sono sicuro che le cose non sono arrivate a caso nel programma di Bruxelles. E sono altrettanto sicuro, come risulta in questo momento, che questo sarà uno dei temi – chiave di volta delle europee dell’anno prossimo, in quanto Bruxelles vuole beneficiare dell’anno elettorale per risolvere una volta per sempre le cose riguardanti le sviste – chiamiamole così – di alcuni membri dell’UE in materia di stato di diritto, ha detto l’analista.
Per ognuno di noi, è importante capire che lo stato di diritto non è una semplice formalità, bensì uno stato d’anima. Esso consiste nella giustizia basata sul riconoscimento e la piena accettazione del valore supremo dei diritti dell’uomo, delle istituzioni forti e della tolleranza zero nei confronti della corruzione, ha valutato, a sua volta, il capo dello stato romeno, Klaus Iohannis. A suo avviso, in questo momento l’Europa sta al bivio e si confronta con crisi interne ed esterne senza precedenti.
La storia della costruzione europea ci ha mostrato ripetutamente che la nostra forza consiste in unità, solidarietà, coesione e in una visione del futuro ambiziosa e innovativa. Questi principi e valori-guida stanno alla base del progetto europeo. La Romania considera che essi vanno riconfermati come fondamento del suo sviluppo futuro, per il nostro beneficio comune, ha detto ancora Klaus Iohannis, valutando che l’UE resta un progetto indispensabile.