Un nuovo Parlamento a Bucarest
Le elezioni politiche del 6 dicembre, in Romania, hanno registrato un record negativo: il più basso tasso di partecipazione della storia democratica del Paese.
Corina Cristea, 15.12.2020, 14:30
Al termine di una campagna elettorale insolita, in cui la pandemia – con tutte le sue conseguenze – è stata il tema dominante, le elezioni politiche del 6 dicembre scorso hanno registrato un record negativo: il più basso tasso di partecipazione della storia democratica della Romania. Per oltre due terzi dei romeni aventi diritto lopzione è stata di non recarsi alle urne. Non è stata necessariamente una sorpresa, perchè, a giudicare dalla presenza alle precedenti elezioni politiche, esse non suscitano un grande interesse, in Romania, in generale. Ospite a Radio Romania, lanalista politico Radu Tudor ha parlato, tra laltro, dei motivi che hanno portato a questa scarsa presenza alle urne.
“Cè, indiscutibilmente, una paura del nuovo coronavirus,e credo sia stata questa la principale causa.La seconda credo sia stata limpossibilità di trovare unopzione diciamo convincente per molti dei cittadini che avrebbero dovuto votare. Ho sentito questa replica tante volte non cè nessuno da votare – non voto per la sinistra perchè per consuetudine non voto per la sinistra, non voto per la destra perchè ha avuto un modo di governare piuttosto incoerente, non posso votare per i partiti nuovi perchè alcuni sono nazionalisti, estremisti ecc., e altri sono accusati di mancanza di identità ideologica. Gli impegni non mantenuti sono riusciti a suscitare unavversione così forte allidea di voto, di elezioni, che il segnale dallarme che abbiamo oggi in seguito al basso tasso di partecipazione al voto dovrebbe essere una doccia fredda per tutti i partiti politici in Romania. Ci sono, purtroppo, certe particolarità del parlamentare e del Parlamento romeni che rendono listituzione fondamentale della democrazia listituzione che gode del più basso tasso di fiducia tra i cittadini. I nostri istinti sono profondamente democratici. Inoltre, la Romania è un Paese con un forte sentimento di appartenenza al sistema di valori occidentali, allUe, alla Nato, ma il Parlamento non riesce ad essere allaltezza delle aspettative dei cittadini. È da 30 anni che il Parlamento non riesce a superare il tasso di fiducia di solo il 15%”, ha precisato Radu Tudor per RRI.
Le opzioni di coloro che hanno tuttavia votato hanno delineato un Parlamento in cui si sono aggiucati seggi parlamentari 5 strutture politiche: il PSD, PNL, USR-PLUS, lAlleanza per lUnione dei Romeni (AUR) e lUDMR. Partito politico quasi sconosciuto, AUR, fondato un anno fa, si è aggiudicato alle politiche del 6 dicembre i voti di oltre metà milione di romeni, il che lha portato direttamente sulla quarta posizione nel nuovo Parlamento. In altre parole, con unevoluzione fulminante, AUR afferma che i valori che promuove sono la famiglia, la nazione, la fede cristiana e la libertà, mentre i suoi leader smentiscono la definizione di estremisti affibiata loro dalla maggior parte degli analisti, affermando di essere solo radicali. Certo è che lAlleanza per lUnione dei Romeni sarà, sicuramente, seguita con molta attenzione sia nel Paese, che dai partner esteri della Romania. Il sociologo Dan Jurcan dellIstituto Romeno per la Valutazione e la Strategia ritiene che AUR sia in qualche senso la risposta, sulla scena politica, allapparizione, qualche anno fa, dellUSR – un partito progressista, che milita per la tutela dei valori liberali – sia, quindi, una risposta della società al liberalismo.
“Cosè AUR in fin dei conti? Ai diritti LGBT loro oppongono la famiglia, al globalismo, alla multiculturalità della società a tutti i costi essi oppongono il patriottismo o il nazionalismo, alla secularizzazione essi oppongono la fede, al mercato libero in assoluto oppongono il protezionsimo economico ecc. Sono cose che già succedono in Europa, soprattutto in Ungheria e Polonia, ed ecco che sono giunte anche da noi in Parlamento. Certo, è molto strano come ci siano giunte, perchè nessuno se lo aspettava, essi non si sono fatti campagna elettorale alla tv, al contrario cè stato nei loro confronti un embargo implicito, soprattutto presso le tv private, ma hanno avuto invece una strategia di guerriglia su Facebook – sono riusciti a penetrare in assolutamente tutti i gruppi a prescindere dallorientamento politico – e una strategia di lavoro da persona a persona, tramite una serie di reti molto ben costituite nel Paese e allestero e sembra sia stata questa la ricetta del loro successo”, ha spiegato Dan Jurcan a RRI.
Al di là di qualsiasi analisi, sembra che, nonostante le aspettative che queste elezioni politiche chiarissero la situazione, per ora si sta delineando piuttosto unequazione difficile da gestire.