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Statistiche e strategie per gestire la migrazione

Un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo è stato elaborato a livello europeo al fine di portare equilibrio tra responsabilità e solidarietà.

Statistiche e strategie per gestire la migrazione
Statistiche e strategie per gestire la migrazione

, 07.10.2020, 19:28

Nel 2015, l’UE si è confrontata con l’arrivo sul suo territorio di uno schiacciante numero di migranti. La situazione ha generato una crisi, che ha avuto bisogno di una risposta adattata e coordinata da parte degli stati membri dell’Ue. Sono state trovate delle soluzioni, però esse non hanno soddisfatto tutti al 100%, i Paesi in prima linea come destinazione dei migranti – Italia, Grecia e Malta -, specialmente, lamentando il fatto che devono fare fronte a un peso sproporzionato. Sin dall’inizio del mandato, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha reso la riforma della politica migratoria dell’Ue una delle sue priorità, e alla metà dello scorso settembre, nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione, ha affrontato anche il dossier estremamente delicato della migrazione. Un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo è stato concepito a livello europeo al fine di portare equilibrio tra responsabilità e solidarietà.



Ospite a Radio Romania, l’eurodeputato Iuliu Winkler ha fornito maggiori dettagli. Sicuramente, se guardiamo le statistiche, potremmo avere un certo sentimento di sollievo perchè, a partire dal 2015, quando abbiamo avuto oltre 1.800.000 persone arrivate sul territorio dell’Ue – uso la parola arrivate perchè dovremmo, ovviamente, fare la distinzione, innanzittutto, tra rifugiati e migranti e poi parlare di arrivi legali o illegali – abbiamo avuto, quindi, oltre 1.850.000 nel 2015, e tale numero è calato da un anno all’altro – nel 2019 si registravano meno di metà milione di arrivi sul territorio dell’Ue. Il commissario Johansson parla di una valutazione secondo la quale, circa due terzi di questi arrivi dell’ultimo anno statisticamente concluso, il 2019, sono persone che non si qualificano per lo status di futuro residente di qualsiasi tipo di uno stato Ue, circa un terzo essendo le persone che si qualificherebbero in base ai criteri e alle regolamentazioni vigenti attualmente. Quindi, potremmo tirare un respiro di sollievo solo guardando queste cifre. Però non lo possiamo fare, dobbiamo invece essere consapevoli che il problema dei rifugiati e dei migranti per ragioni economiche resta uno che pone pressione sull’Ue. In primo luogo, perchè non abbiamo convenuto su un set di regole e a tal fine la Commissione Europea fa questa proposta, che sarà la base di discussione nei prossimi mesi tra Parlamento, Consiglio Europeo, stati membri e tutte le entità abilitate nel settore. Allo stesso tempo, dobiamo essere consapevoli del fatto che i motivi che creano divisione tra gli stati membri dell’Ue sul tema della migrazione e dell’asilo non sono scomparsi. Essi esistono, sono lì, sono motive molto molto complessi, a partire dalla tradizione e storia fino all’atteggiamento che i governi dei rispettivi Paesi hanno sul problema della migrazione e dell’asilo. Quindi, abbiamo bisogno, credo io, anche d’ora in avanti, di molto dialogo, ha spiegato Iuliu Winkler.



In essenza, il nuovo patto rivede il principio dei Regolamenti di Dublino, stando al quale il primo Paese Ue in cui arriva un migrante extracomunitario è responsabile della soluzione della sua domanda d’asilo. Secondo la nuova proposta, il Paese che esaminerà la domanda d’asilo sarà quello in cui il migrante ha un parente oppure in cui ha lavorato oppure studiato. Negli altri casi, il primo Paese di arrivo resta responsabile della soluzione di tale domanda, ma questo può sollecitare alla Commissione, nel caso di una pressione migratoria, l’attivazione di un meccanismo di solidarietà obbligatoria. Appena la Commissione da il via libera all’attivazione di questo meccanismo, essa decide pure il numero di migranti di cui gli altri stati membri dovrebbero farsi carico dal Paese sotto pressione e tutti i Paesi dovranno recare il proprio contributo a seconda della forza economica e della popolazione. Gli stati Ue potranno optare tra l’accoglienza dei richiedenti d’asilo, un contributo alla costruzione di campi profughi e il finanziamento del rimpatrio di quelli senza diritto d’asilo, questi ultimi essendo principalmente i migranti economici che hanno lasciato il proprio Paese non a causa di una guerra, bensì alla ricerca di una vita migliore nell’Ue. Le soluzioni proposte mirano a convincere gli stati che hanno rifiutato le quote rifugiati obbligatorie, soprattutto i membri del Gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) e l’Austria, la quale ha ribadito che una ripartizione dei migranti tra gli stati Ue non funziona. Possono risolvere i provvedimenti del patto la situazione dei migranti? Cerca di rispondere sempre Iuliu Winkler.



Ci sono sicuramente soluzioni per fermare o almeno per regolamentare i flussi migratori, perchè dobbiamo porci la domanda – davvero tutti nell’Ue desiderano fermare questi flussi? Non ci sono anche stati membri le cui economie hanno bisogno di un afflusso di forza lavoro? Sicuramente alla seconda domanda la risposta è positiva. E allora, il problema è quello di gestire le attese e di creare procedure prevedibili. Perchè sulle isole greche, in altre zone, esistono campi rifugiati in cui avvengono delle crisi umanitarie. E ciò non dev’essere nè accettato, nè tollerato dall’Ue. Noi poniamo alla base della nostra Unione i diritti dell’uomo. Allo stesso tempo, dobbiamo porre anche la competenza della sussidiarietà, della decisione di ciascuno stato membro che è, per quanto riguarda la residenza, l’asilo e la migrazione, a portata di mano oppure di competenza del governo di ciascuno stato membro. La Commissione Europea parla anche del problema pesante della tratta di persone. Perchè sappiamo tutti che quei rifugiati che molte volte sono salvati dai barconi sul Mediterraneo arrivano sotto la gestione molto efficiente e ben organizzata dei trafficanti. Alcuni di questi trafficanti non sono europei, ma altri oppure membri di queste reti sono cittadini Ue. Tutte queste operazioni di traffico illegale sono punite per legge oppure andrebbero punite per legge. Ecco che si fa un passo in avanti anche in questo senso, ci ha detto Iuliu Winkler.



Iuliu Winkler richiama, d’altra parte, l’attenzione che nel nuovo patto non c’è una proposta sulle quote di ridistribuzione obbligatoria dei migranti, ma esistono proposte alternative.




Foto: pixabay.com
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