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Quanto vulnerabili siamo davanti ai virus?

Quanto vulnerabili siamo davanti ai virus? Se i vaccini riescono a tenere sotto controllo la situazione nel caso dei virus già noti, resta la vulnerabilità davanti a un virus nuovo per cui va sviluppato al più presto un vaccino.

Quanto vulnerabili siamo davanti ai virus?
Quanto vulnerabili siamo davanti ai virus?

, 15.04.2020, 18:26

Definita come un processo infettivo che si verifica in una regione geografica, si diffonde su aree molto estese e colpisce unalta percentuale della popolazione, la pandemia è provocata da un ceppo dellagente patogeno nei confronti del quale la popolazione non ha esperienza antigenica. La pandemia tiene attualmente banco su tutti i notiziari e concentra tutti gli sforzi a livello globale a causa del nuovo coronavirus segnalato per la prima volta in Cina nel mese di dicembre del 2019, chiamato SARS COV-2. Non è, però, la prima pandemia con cui si confronta lumanità, lungo il tempo ce ne sono state altre più o meno simili, con pesanti bilanci. Parliamo di pandemie come quella di vaiolo, del 1870-1874, oppure di influenza. Nel XXesimo secolo si sono verificate tre pandemie gravi provocate dal virus influenzale di tipo A – linfluenza spagnola, del 1918, importata dalla Cina, che ha provocato la morte di circa 50 milioni di persone, linfluenza asiatica, del 1957, che ha fatto circa 1,1 milioni di vittime, e linfluenza aviaria, del 1997, che ha colpito milioni di uccelli domestici e alcune centinaia di persone, di cui 168 sono morte. Altre battaglie importanti dellumanità sono quelle contro lHIV/AIDS, lEbola, scoppiata in Africa, e il morbillo, che, in assenza della vaccinazione, produce spesso epidemie, poi contro la Sindrome respiratoria da coronavirus Medio-orientale (MERS) e, in precedenza, la Sindrome respiratoria acuta severa (SARS COV-1), apparsa nel 2002, a Hong Kong. E, affinchè il quadro sia completo, va ricordata anche la febbre tifoide, che tra il 1914 e il 1922 ha fatto milioni di vittime nellEuropa Orientale e negli Usa, di cui circa 300 mila in Romania.



Nelle statistiche, il bilancio tragico delle pandemie è di circa 200 milioni di persone. Quanto vulnerabili siamo davanti ai virus? Difficile dirlo esattamente, perchè se i vaccini riescono a tenere sotto controllo la situazione nel caso dei virus già noti, resta la vulnerabilità davanti a un virus nuovo, quindi con un comportamento sconosciuto, per cui va trovata una cura e sviluppato al più presto un vaccino. Ospite a Radio Romania per analizzare diversi aspetti della pandemia di SARS COV-2, Gindrovel Dumitra, coordinatore del gruppo di Vaccinologia della Società Nazionale di Medicina di Famiglia, ci ha spiegato limportanza di questi due strumenti nella lotta ai virus – la cura e il vaccino.



“Ambedue sono altrettanto importanti. Certamente, dalla prospettiva della salute pubblica, il vaccino è il più importante, in quanto la componente che assicura la più efficiente protezione per la maggioranza della popolazione. Ma per chi è già infetto dal virus, la cura è essenziale. E perchè parliamo della cura – attualmente sappiamo tutti che non cè un farmaco che guarisca i pazienti dal virus SARS COV-2, attualmente, nel mondo, ci sono circa 82 studi clinici, con farmaci già esistenti sul mercato e per cui si cerca lestensione dellindicazione terapeutica per il nuovo coronavirus. Daltra parte, è molto importante mettere le nostre speranza nei vaccini cui si sta lavorando attualmente”, ha spiegato Gindrovel Dumitra.



Che progressi abbiamo fatto nello sviluppo di un vaccino contro il nuovo coronavirus, che ha già infetto oltre 2 milioni di persone e ucciso circa 130 mila? “Gli sforzi compiuti in questo momento sono notevoli, è una corsa contro il tempo per sviluppare un vaccino e vi posso dire che è stata raggiunta una performance assolutamente eccezionale nel senso che sono state saltate tappe nel processo normale di sviluppo di un vaccino – a sette settimane dalla decodificazione del genoma del virus è stato sviluppato un vaccino che è entrato nel cosiddetto studio di prima fase” – ha spiegato Dan Zaharescu, direttore esecutivo dellAssociazione romena dei Produttori Internazionali di Farmaci.



“Lo studio di prima fase significa lo studio su volontari sani, quando vengono testati gli effetti collaterali oppure quanto dannoso potrebbe essere il vaccino per una persona sana. Dopo la prima fase dello studio clinico segue la seconda fase, che si fa su un numero maggiore di volontari, alcune centinaia. In questa seconda fase si valuta se il vaccino è sicuro e immunogenico, si analizza il dosaggio necessario e si stabilisce il calendario di somministrazione per garantirne lefficacia. Nello studio clinico di terza fase, che, di solito, dura anchesso, 2-4 mesi, si valuta la sicurezza e lefficacia su ampia scala. Inoltre, si fa lanalisi della somministrazione di questo vaccino in concomitanza con altri vaccini per evitare le interferenze e problemi supplementari. Nel momento in cui si concludono queste fasi della ricerca clinica, si considera pronto il dossier per lautorizzazione del vaccino. La procedura di approvazione di un vaccino, se avviene in regime durgenza, potrebbe durare anchessa 2-3 mesi, quindi, finoaquando si arriverà allapprovazione di un vaccino potrebbero passare, nel migliore dei casi, tra 6-8 mesi”, ha precisato Dan Zaharescu.



Le ricerche per lo sviluppo di un vaccino contro il nuovo coroanavirus godono di un sostegno finanziario di centinaia di milioni di euro a livello mondiale, somme che alla fine potrebbero ammontare a miliardi. Sono 80 i vaccini sui quali si sta lavorando attualmente nei laboratori di tutto il mondo, gli studi più avanzati essendo quelli in Cina e negli Usa. Tra i vaccini che si trovano in fasi pre-cliniche in questo momento anche quello sviluppato dai romeni di OncoGen (il Centro di Terapie Geniche e Cellulari nel Trattamento del Cancro) di Timişoara (nellovest della Romania).




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