Opinioni sulla Brexit
Un'uscita senza accordo della Gran Bretagna dall'Ue potrebbe generare perdite di milioni di posti di lavoro e di miliardi di euro nell'industria auto. Non è l'unico timore per la fine dell'iniziativa inedita di ritiro di uno stato membro dell'Ue.
Corina Cristea, 29.10.2019, 19:12
Un’uscita
senza accordo della Gran Bretagna dall’Ue potrebbe generare perdite di milioni
di posti di lavoro e di miliardi di euro nell’industria auto, ammoniscono i
produttori europei. Le principali federazioni europee dei costruttori
automobilistici e 17 gruppi nazionali affermano che una Brexit senza accordo
significherebbe la reintroduzione dei dazi doganali, il che colpirebbe le
catene di produzione delle diverse componenti auto e comporterebbe costi
supplementari di miliardi di euro. Non è l’unico timore per la fine
dell’iniziativa inedita di ritiro di uno stato membro dell’Ue, tanto più quanto
neanche adesso, quando l’uscita sembra imminente, è chiaro come ciò avverrà. Il
monito è stata lanciato da un settore economico, quello dell’industria automobilistica
degli stati Ue, in cui lavorano 13,8 milioni di persone, ossia il 6% del totale
della manodopera, ma incertezze sorgono in tutti i settori di attività. La
Brexit è contro il senso della storia e dello spirito dell’ex uomo di stato
britannico Winston Churchill, che si pronunciava per gli Stati Uniti d’Europa,
ritiene il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, in
un’intervista al quotidiano spagonolo El Pais. Juncker rimpiange il fatto che
l’Esecutivo europeo abbia deciso di non intervenire nel 2016, quando la Gran
Bretagna organizzava il referendum sulla sua appartenenza all’Ue e quando quasi
il 52% dei votanti si è pronunciata a favore dell’uscita. C’è stata una
campagna di bugie e fake news prima di questo referendum. Nella Commissione
abbiamo deciso di non intervenire, su richiesta di David Cameron, premier del
Regno Unito all’epoca, e ciò è stato un grande errore, afferma Juncker, ammonendo
nuovamente sul pericolo rappresentato dalla reintroduzione dei controlli al
confine tra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda nell’eventualità di un ritiro della
Gran Bretagna dall’Ue senza un accordo. Nel frattempo, i tentativi per
raggiungere un accordo continua, il backstop essendo il principale problema per
cui si continuano a cercare soluzioni.
L’analista
politico Iulian Chifu, il direttore del Centro di Prevenzione dei Conflitti di
Bucarest. Là c’è il maggiore problema, perchè si tratta di un confine interno segnato anche dal celebre accordo di pace inter-irlandese. Quindi la
complicazione è estremamente grande, ha spiegato Chifu.
Il premier
britannico, Boris Johnson afferma che le sue nuove proposte sono fattibili, ma
l’Europarlamento ritiene che esse non affrontino i veri problemi da risolvere
se la rete di sicurezza irlandese dovrà essere eliminata, ossia l’economia
dell’intera isola, il rispetto integrale dell’Accordo del Venerdi’ Santo o il
Belfast Agreement, e l’integrità del mercato unico. Dalla prospettiva della
Romania, la Brexit include anche la componente importante dei romeni in Gran
Bretagna. Il Ministero degli Esteri di Bucarest monitora il processo di iscrizione
dei romeni stabiliti nel Regno Unito per ottenere il nuovo status dopo la
Brexit e concede assistenza consolare, e, nel frattempo, il governo britannico
ha dato assicurazioni fino al più alto livello che i diritti dei cittadini
europei saranno rispettati a prescindere dalla formula con o senza accordo di uscita
della Gran Bretagna. In un dibattito a Bucarest, alla fine dello scorso mese, la
direttrice dell’Ufficio Brexit del Ministero romeno degli Esteri, Adina Bădescu,
ha precisato che il numero dei connazionali che si sono registrati
ufficialmente in Gran Bretagna è di 433 mila, ma che probabilmente il loro
numero reale è maggiore.
Il
processo di registrazione per ottenere il nuovo status è iniziato in Gran
Bretagna, si svolge entro i parametri auspicati e attualmente ci sono oltre 187
mila i cittadini che hanno inoltrato i documenti, si sono registrati per
ottenere il pre-settled status o settled status. Stimiamo che sono di più quelli
che otterranno il pre-settled status rispetto a coloro che otterranno il
settled, ha precisato Adina Bădescu.
Presente al
dibattito, il consigliere del presidente della Camera di Commercio e Industria,
Lazăr Comănescu ha affermato che la lezione della Brexit è che l’Unione non
deve consentire più eccezioni dal set comunitario di regole e formati, perchè,
ad esempio, il Regno Unito ha avuto sin dall’inizio, nel 1973, uno status
speciale nell’Unione.
Una prima
conclusione – la costruzione del progetto europeo nel futuro dev’essere più
rigorosa. Le regole sono per tutti. In secondo luogo, dobbiamo imparare dal
fatto che l’Ue si è potuta esprimere e affermare come attore che conta su scala
globale laddove le politiche sono state effettivamente comunitarie, ha detto Lazăr
Comănescu.
Se vogliamo
che l’Ue continui a essere assertiva su scala globale, deve estendere le aree
in cui le politiche siano veramente comuni, ha aggiunto Lazăr Comănescu.