Obiettivi energetici
Le emissioni nette di gas serra dell’Unione Europea sono attualmente inferiori del 37% rispetto ai livelli del 1990, mentre il PIL è cresciuto del 68% nello stesso periodo, dimostrando il continuo disaccoppiamento delle emissioni dalla crescita economica, afferma i decisori a Bruxelles.
Corina Cristea, 09.12.2024, 16:51
Le emissioni nette di gas serra dell’Unione Europea sono attualmente inferiori del 37% rispetto ai livelli del 1990, mentre il PIL è cresciuto del 68% nello stesso periodo, dimostrando il continuo disaccoppiamento delle emissioni dalla crescita economica, afferma i decisori a Bruxelles.
Allo stesso tempo, il Rapporto Intermedio sull’Azione per il Clima 2023, pubblicato dalla Commissione Europea, mostra che nel 2023 le emissioni dell’Unione sono diminuite dell’8,3% rispetto all’anno precedente: un record, essendo la più grande diminuzione annuale degli ultimi decenni, fatta eccezione per il 2020, quando la pandemia di Covid-19 ha portato a una riduzione delle emissioni di gas serra del 9,8%, si legge in un comunicato stampa dell’Esecutivo comunitario.
Tutti questi dati mostrano che l’Unione – pioniera nella transizione pulita e attualmente responsabile del 6% delle emissioni globali di gas serra – rimane sulla buona strada per rispettare il suo impegno di ridurre le emissioni dovute all’effetto serra di almeno il 55% entro il 2030.
I dati sono incoraggianti: a livello globale, lo scorso anno è entrato nel sistema un livello record di energia verde, compresa una capacità di energia rinnovabile di oltre 560 gigawatt, ha annunciato l’Agenzia internazionale per l’energia. Tuttavia, la produzione di energia pulita non sta tenendo il passo con la crescente domanda globale di elettricità, ammonisce l’agenzia, che rileva anche che nelle ultime settimane le incertezze geopolitiche hanno mantenuto i prezzi volatili, evidenziando la vulnerabilità dell’offerta europea.
In tutto questo contesto, la Romania può considerare di avere una posizione privilegiata: beneficia di ricche risorse energetiche, anche nel Mar Nero, e le risorse offshore di gas naturale ed energia eolica possono contribuire alla sua trasformazione in un hub energetico regionale, un pilastro della sicurezza energetica nella regione. Con una produzione di 2,3 miliardi di metri cubi di gas nel secondo trimestre, la Romania è diventata, detronizzando i Paesi Bassi, il più grande produttore di gas dell’Unione Europea.
George-Sergiu Niculescu, presidente dell’Autorità nazionale di regolamentazione dell’energia: “Prima di tutto, ciò non potrebbe avvenire senza uno sforzo sostenuto di investimenti da parte delle società che producono gas naturale in Romania, perché sappiamo tutti che i giacimenti di gas naturale registrano un calo naturale della produzione ogni anno; man mano che si sfrutta un giacimento per un periodo più lungo, esso si svuota e si fa più fatica a portare in superficie il gas naturale rimasto nel giacimento. Ma Romgaz, la compagnia statale romena, si è impegnata e, attraverso uno sforzo sostenuto di investimenti, è riuscita inizialmente a mantenere la produzione di gas naturale, cioè a ridurre praticamente il declino naturale attraverso gli investimenti, ed ecco che in questo momento è riuscita attraverso investimenti ad aumentare la produzione di gas naturale. Non dobbiamo dimenticare che dal 2022, da giugno, abbiamo un ulteriore miliardo di metri cubi che entranno nel sistema dei trasporti nazionale attraverso l’investimento della società Black Sea Oil&Gas, che estrae gas dal Mar Nero.”
Quali vantaggi può portare alla Romania questa posizione di leadership a livello europeo? George-Sergiu Niculescu, presidente dell’Autorità nazionale di regolamentazione dell’energia: “Cosa significano queste cose per noi? Innanzitutto, la posizione di leader regionale, soprattutto di maggior produttore di gas naturale a livello comunitario, vi dà la possibilità che le vostre politiche energetiche, che fate a livello della Romania, influenzino la regione. La vostra voce è molto più forte tra i decisori a Bruxelles e quindi i nostri bisogni, i bisogni dell’economia romena, i bisogni dei consumatori domestici in Romania possono essere meglio soddisfatti da queste politiche posizionando le risorse della Romania, in particolare il gas naturale di cui stiamo parlando, come combustibile accessibile e il più possibile presente per i consumatori domestici.”
Un rapporto della Commissione Europea ha recentemente rilevato che la dipendenza dell’Unione dal gas russo è scesa dal 45% nel 2021 a solo il 15% nel 2023, vale a dire che l’Europa ora riceve circa 12 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo, mentre circa 2-3 anni fa riceveva 155 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia. E la tendenza al ribasso di questa dipendenza continua.
Il presidente dell’Autorità nazionale di regolamentazione dell’energia: “Abbiamo visto quanto tossica sia o sia stata questa relazione di concubinato tra il gas naturale della Federazione Russa e le economie europee. Questa cosa dovrebbe darci qualcosa su cui riflettere, dovremmo imparare dalla storia recente e la Romania ha la possibilità di essere indipendente al 100% da qualsiasi tipo di gas naturale importato. Nel 2027, sono sicuro che avremo il gas naturale estratto dal giacimento Neptun Deep che entrerà nel sistema dei trasporti nazionale.”
La Romania dispone di capacità di interconnessione con tutti i suoi vicini, per un totale di 3.300 MW di capacità di esportazione e 2.900 di capacità di importazione, afferma George-Sergiu Niculescu – ma, affinché l’energia possa circolare senza alcun tipo di ostacolo, dalla fonte di produzione più economica verso il luogo di consumo, significherebbe che tutti gli stati della regione svolgano facciano il loro compito così bene come la Romania.