Moniti dei climatologi
Presenti alla recente conferenza dell'ONU sul clima a Bonn, che ha riunito 19.000 partecipanti, gli scienziati hanno anticipato un aumento delle emissioni globali di diossido di carbonio nel 2017, per la prima volta negli ultimi quattro anni.
Corina Cristea, 07.12.2017, 14:11
Presenti alla recente conferenza dell’ONU sul clima a Bonn, che ha riunito 19.000 partecipanti, gli scienziati hanno anticipato un aumento delle emissioni globali di diossido di carbonio nel 2017, per la prima volta negli ultimi quattro anni. La principale causa della crescita, stimata a circa 2 punti percentuali, è l’uso più intensivo del carbone in Cina. D’altra parte, un’altra causa deriva dalla siccità che ha abbassato il livello dei fiumi e, implicitamente, la generazione di idroenergia. Però gli esperti dicono che anche gli Stati Uniti – dove il consumo di carbone è aumentato per la prima volta nel corso di cinque anni in seguito al rincaro del gas naturale, e l’UE hanno fatto fronte difficilmente ai problemi nel 2017 rispetto agli anni precedenti. Questo incremento fa seguito a tre anni di livello costante delle emissioni globali, preceduti da un altro decennio, fino al 2014, in cui le emissioni erano aumentate del 3% all’anno.
In stretto legame con queste crescite, l’aumento delle temperature lascia, a sua volta, l’impronta. Un rapporto reso pubblico dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale in apertura della conferenza di Bonn, indica la probabilità che il 2017 sia uno degli anni segnati dalle più alte temperature della storia. Le statistiche indicano che gli ultimi 10 anni sono stati i più caldi nella storia delle misurazioni scientifiche internazionali, e il numero dei disastri naturali si è quintuplicato rispetto a 40 anni fa. Le cattive notizie mettono sotto pressione la comunità internazionale, tenuta ad adoperarsi congiuntamente per ridurre le emissioni, nel tentativo di limitare i cambiamenti climatici.
Ospite a Radio Romania, il professor Mircea Dutu, presidente dell’Università Ecologica di Bucarest, ha spiegato cosa si intende per cambiamenti climatici. Si tratterebbe di mutamenti attribuiti direttamente o indirettamente ad un’attività umana che altera la composizione dell’atmosfera a livello globale e che si aggiunge alla variabilità naturale del clima osservato nel corso di periodi paragonabili. Esiste anche la variabilità naturale, il che significa che alcuni mutamenti sono generati dall’evoluzione normale, naturale, ad esempio l’attività solare, quella dei poli e così via. Però, quando parliamo di cambiamenti climatici, teniamo in vista le modifiche provocate dall’attività umana. Ciò significa che, in seguito alle emissioni di gas a effetto serra, come il diossido di carbonio, il metano, i vapori di acqua e così via, l’effetto serra aumenta, come conseguenza dell’inquinamento, un fenomeno naturale e in assenza del quale la superficie della Terra potrebbe avere una temperatura media di 18 gradi centigradi sotto zero, il che renderebbe impossibile la vita sul nostro pianeta. E allora avvengono questi mutamenti climatici, ha spiegato il prof. Dutu.
L’opinione unanime ritiene indispensabile un piano comune di azione nello sforzo di fermare il riscaldamento globale. E’ facilmente raggiungibile? Direi che non è facile, però delle modalità ce ne sono. Praticamente è assolutamente necessario ridurre le emissioni. A questo punto, si tratta di acquistare tempo, poichè noi abbiamo già modificato il sistema climatico e già stiamo vivendo i cambiamenti. Il 2017 sarà uno dei più caldi anni, probabilmente al terzo posto, e abbiamo tutt’una serie di record non solo nel riscaldamento graduale a livello globale, ma anche nella statistica dei fenomeni estremi. Le intese globali per ridurre le emissioni ci aiutano a comprare tempo, cioè poter adattarci al ritmo in cui riusciamo a tenere le cose sotto controllo. Altrimenti, se il cambiamento si accelererà, con emissioni che superano quanto pianificato, allora non potremmo più tenere il passo con questo mutamento che è comunque velocissimo, se lo paragoniamo a quanto accaduto nel passato geologico della Terra. Praticamente, entro poco più di 200 anni potremmo arrivare a una crescita della temperatura di pochi gradi centigradi, uguale al lasso di tempo tra l’ultimo massimo glaciale e il periodo interglaciale, cioè oltre 10.000 anni. Orbene, ciò indica che siamo usciti dalla scala geologica e dobbiamo ritornare e abbassare le emissioni, spiega Roxana Bojariu, capo sezione Climatologia dell’Amministrazione Nazionale di Meteorologia.
La buona notizia è che le emissioni hanno raggiunto un tetto negli ultimi anni, il che dimostra che lo sviluppo economico è possibile anche con emissioni più basse. Il problema dei mutamenti climatici si pone anche dal punto di vista dell’impatto sulla salute della gente, aggiunge il prof. Mircea Dutu: Un rapporto pubblicato il 31 ottobre 2017 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che i cambiamenti climatici hanno già un impatto concreto sulla salute. Le ondate di caldo provocano lo stress termico e peggiorano l’insufficienza cardiaca, aumentando allo stesso tempo il rischio di insufficienza renale collegata alla disidratazione. Il documento conclude che i sintomi provocati dalla crescita delle temperature medie e la molteplicazione dei fenomeni meteo estremi sono chiari da parecchi anni, e il loro impatto sulla salute è più grave di quanto si pensasse. La conferenza di Bonn è stata la prima grande riunione su temi climatici dopo l’annuncio del presidente americano Donald Trump sul piano di ritirare gli USA dall’Accordo di Parigi.