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Le maggiori sfide del 2025

La guerra in Ucraina, la situazione in Medio Oriente, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, le elezioni in Francia, Germania e Polonia: questi sono gli eventi che segnano il 2025.

Le maggiori sfide del 2025
Le maggiori sfide del 2025

, 02.02.2025, 17:51

La guerra in Ucraina, la situazione in Medio Oriente, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, le elezioni in Francia, Germania e Polonia: questi sono gli eventi che segnano il 2025.

Un anno in cui l’Unione Europea, convinta per molto tempo che in Europa una grande guerra non è più possibile, deve continuare a dare risposte adeguate. Istituita come entità per la gestione della pace, nel 2022 l’UE si è scontrata con una dura realtà con l’inizio del conflitto in Ucraina da parte della Federazione Russa. Un conflitto che va avanti già da quasi tre anni e non si sa quando e come finirà.

Lo shock dell’Europa è stato lo shock del continente, che capisce che sul suo territorio è possibile una grande guerra, afferma il professore universitario Dr. Dan Dungaciu. Cosa ha imparato finora l’Europa? In particolare che i rapporti, l’interazione, i contatti, le connessioni economiche producono la pace, così come l’UE è nata nel secondo dopoguerra attraverso la cooperazione economica della Francia e Germania, così come l’UE si è manifestata successivamente, quando l’interconnessione produceva pace e sicurezza, tutto ciò che l’Unione ha conosciuto fino ad oggi è crollato, ritiene il professor Dungaciu: “Le connessioni non significano più pace, le relazioni economiche non portano più sicurezza. Al contrario, le connessioni, le connettività, le interazioni possono produrre la guerra. Da qui il disaccoppiamento dalla Federazione Russa, poi il disaccoppiamento dalla Cina e così via. La grande sfida dell’Unione Europea è quella di reinventarsi nella sua stessa sostanza. La seconda sfida, meno visibile, è che l’UE, nata come progetto post-nazionale – non necessariamente antinazionale, ma post-nazionale – si ritrova oggi in una realtà fortemente nazionale, attraverso la guerra in Ucraina. Perché la resistenza dell’Ucraina all’aggressione della Federazione Russa è, prima di tutto, una resistenza nazionale. L’Ucraina si reinventa, ritrova se stessa, si sviluppa e così via. Ecco quindi due grandi sfide che l’Unione deve affrontare, in una forma o nell’altra. Come le gestirà misurerà ovviamente la capacità dell’Ue di portare avanti questo progetto iniziato molto tempo fa, ma che oggi forse si trova ad affrontare la sfida più grande”.

Verso la fine del 2024, la guerra in Ucraina è entrata in una sorta di cono d’ombra a causa degli sviluppi in Medio Oriente, compresa la caduta del regime di Assad in Siria. Una vittoria politica strategica per Israele, ritiene il professore universitario Dan Dungaciu: “In pratica, la caduta della Siria oggi significa un grave svantaggio per lo stato iraniano, che si vede in un certo senso espropriato del corridoio più importante attraverso il quale alimentava il suo più forte rappresentante, vale a dire Hezbollah. Allora cosa significa? Ciò significa che assisteremo, dal momento in cui la Casa Bianca si avvicinerà a questo dossier, probabilmente il primo sarà quello ucraino, assisteremo ad un ridisegno dell’intero Medio Oriente. Perché quello che è successo in Siria ovviamente non rimarrà in Siria.Cosa succederà con questo Paese, da molti punti di vista una costruzione quasi artificiale, resta da vedere, ma è chiaro che dalla Siria partono raggi strategici estremamente importanti. Uno che porta alla Turchia, un altro che porta all’Iran, un altro che porta a Israele e così via, e tutto questo dovrà essere organizzato in una forma o nell’altra. Non possono farlo dall’interno. In un modo o nell’altro, l’amministrazione Trump dovrà cercare di tracciare una linea per gli sviluppi futuri”.

Siamo di fronte a un dossier estremamente complicato, ma che alla fine dovremo seguire nel 2025, perché sarà uno dei più importanti. Anche se poco visibili, i grandi cambiamenti che stanno avvenendo oggi nel Medio Oriente sono, oserei dire, senza precedenti, aggiunge Dan Dungaciu: “Sarà molto interessante il modo in cui l’amministrazione americana di Donald Trump cercherà di gestire il Medio Oriente, essendovi coinvolta, ma senza entrarvi, senza avere una presenza militare in quella regione. Perché se c’è qualcosa che Donald Trump teme all’inizio della sua amministrazione è di non finire in una guerra, la ricetta del fallimento per un Donald Trump che ha un solo grande progetto, diventare il più grande presidente americano, almeno degli ultimi anni cent’anni.”

Tornando all’Europa, una grande sfida rimane la guerra dell’informazione informatica intrapresa dalla Russia – una guerra ibrida che alimenta la corrente estremista. Nel 2025 ci saranno elezioni decisive in Europa – in Francia, in Germania, elezioni presidenziali in Polonia, tutte con una posta in gioco importante, ricorda Dan Dungaciu, il quale sottolinea che il pericolo maggiore per la sicurezza è la creazione di un clima in cui la propaganda della Federazione Russa attecchisce e dilaga.

Non la propaganda in sé, ma il clima che si instaura in certe società, insiste il professore universitario Dr. Dan Dungaciu – questo è stato il grande fallimento del mainstream europeo e penso che la rivalutazione dello spazio pubblico europeo debba partire da lì affinché possa essere meglio protetto dalle evidenti ingerenze della Federazione Russa.

Foto: geralt / pixabay.com
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