L’Accordo di libero scambio Moldova – UE
Il 13 novembre 2014, la plenaria del Parlamento Europeo ha votato a favore della ratifica dell'Accordo di associazione tra la Moldova e l'UE.
Corina Cristea, 17.11.2017, 12:50
Il 13 novembre 2014, la plenaria del Parlamento Europeo ha votato a favore della ratifica dell’Accordo di associazione tra la Moldova e l’UE – trattato internazionale che prevede la cooperazione in settori come il commercio, la politica di sicurezza e la cultura, contribuendo ad un’integrazione più profonda sotto profilo politico ed economico tra le due entità. L’Accordo di associazione include anche un Accordo di libero scambio, volto a ridurre le barriere commerciali tra l’ex stato sovietico e l’Unione. Il documento concede a ciascuna delle parti un migliore accesso al mercato ed ha come obiettivo anche l’eliminazione dei dazi doganali per l’importazione (ed esportazione, se c’è).
Secondo le procedure di Bruxelles nello stabilire con i suoi partner commerciali delle Aree di libero scambio, anche nel caso della Moldova sono stati inclusi più settori, che vanno al di là del commercio abituale, prendendo lo spunto dal fatto che esso non può essere staccato dalle politiche interne relative ad acquisti, concorrenza, proprietà intellettuale o sviluppo durevole. Lo statuto di membro del Partenariato orientale ha conferito alla Moldova una posizione speciale nella relazione con Bruxelles, e i provvedimenti dell’accordo sono conformi all’acquis comunitario. Tutto ciò per modernizzare l’economia, attirare investimenti comunitari nel Paese e per un ambiente più prevedibile delle politiche.
L’accordo di libero scambio con l’UE offre una serie di vantaggi alla Moldova, però esiste anche un potenziale non utilizzato, ha richiamato l’attenzione a Chisinau la commissaria europea per il commercio, Cecilia Malmstrom. La recente visita è avvenuta nel contesto in cui il governo della Moldova si pronuncia per l’approfondimento dell’implementazione dell’accordo di libero scambio, mentre il presidente filo-moscovita Igor Dodon sollecita la sua revisione. In una conferenza stampa congiunta con il premier Pavel Filip, la commissaria UE ha fatto riferimento anche alla negoziazione della possibilità di esportare sul mercato comunitario i prodotti di origine animale dalla Moldova. Cecilia Malmstrom ha spiegato che, oltre ai requisiti tecnici da riunire, tra cui le norme per garantire la sicurezza alimentare, vanno implementate anche delle leggi prevedibili e trasparenti, in grado di offrire sicurezza agli investitori.
Le esportazioni della Moldova sul mercato europeo sono in crescita e attualmente si discute di possibili forniture di carne e uova nell’UE, ha precisato Pavel Filip. Parlo in primo luogo anche della possibilità di esportare dei prodotti di origine animale. Certamente, in tal senso anche noi abbiamo tanto da fare, però per noi le prospettive sono molto chiare, ha detto il premier moldavo.
L’opinionista Vlad Turcanu ritiene che il commercio con l’UE ha sostenuto la Moldova a mantenersi in equilibrio dopo i successivi shock subiti dalla sua economia negli ultimi 20 anni. Allo stesso tempo, però, l’opinionista ha criticato le idee del presidente Igor Dodon sulle esportazioni di materie prime dalla Moldova verso la Federazione Russa. Vlad Turcanu è del parere che l’idea inoltrata dal leader filorusso non sarebbe favorevole ai produttori interni.
Quello che mi è rimasto in mente da tutta questa fraseologia di Igor Dodon, che lui agita in tutte le occasioni, è che dovremmo puntare sulla relazione con la Federazione Russa per esportare frutta, verdura e vino. Esattamente il modello di funzionamento della RSS Moldava (la denominazione dello stato nel periodo sovietico), fino al 1991. Ciò significa fornire materia prima nella Federazione Russa e il valore aggiunto che otterrebbero i nostri produttori sarebbe inferiore ad un punto percentuale, ha detto Turcanu.
Una situazione del tutto particolare in questa equazione è quella della Transnistria, regione separatista filo-moscovita all’est della Moldova. Una volta siglato l’Accordo di associazione, a novembre 2013, a Vilnius, la regione della Transnistria ha beneficiato di facilitazioni commerciali autonome da parte dell’UE. Perciò, per due anni, circa il 50% delle merci esportate dalla riva sinistra del fiume Dniester sono arrivate sul mercato dell’Unione Europea. Le facilitazioni commerciali sono, però, scadute alla fine del 2015, e l’area di libero scambio si è allargata, dal 1 gennaio 2016, all’intero territorio della Moldova, la Transnistria compresa. Cosicchè tutte le imprese della Moldova, quelle della Transnistria incluse, hanno esportato merci nell’UE in base allo stesso regime di libero commercio.
Però le autorità di Tiraspoli hanno annunciato di non implementare l’Accordo di libero scambio con l’UE, in quanto sarebbe in contraddizione con la loro politica estera, stabilita col referendum sull’avvicinamento alla Russia, tramite l’integrazione nell’unione eurasiatica. La Transnistria ha ottenuto un regime asimmetrico, in cui Tiraspoli applica i dazi doganali, e le sue esportazioni arrivano sul mercato dell’UE senza tasse. L’inclusione della Transnistria anche in questa formula è stata definita da alcuni analisti come l’aspetto di una meta molto più importante – la riunificazione del Paese, muovendo dall’idea che un’integrazione economica più intensa della Moldova con l’UE consentirà la soluzione del conflitto relativo alla Transnistria.