La Romania, tramite gli occhi degli investitori
Annualmente, la Banca Centrale romena realizza una ricerca sulla dinamica degli investimenti stranieri diretti, e la più recente simile analisi indica un flusso di investimenti di 5,26 miliardi di euro nel 2018.
Corina Cristea, 09.10.2019, 18:14
Annualmente,
la Banca Centrale romena realizza una ricerca sulla dinamica degli investimenti
stranieri diretti, e la più recente simile analisi indica un flusso di
investimenti di 5,26 miliardi di euro nel 2018. È il più alto livello
registrato dopo il 2008, anche se lontano dal valore-record di allora, di 9,5 miliardi
di euro. Il flusso netto di investimenti stranieri si è orientato nel 2018
prevalentemente verso il commercio, seguito dall’industria di lavorazione, dalle
intermediazioni finanziarie e dalle assicurazioni, e verso il settore edile e
delle transazioni immobiliari. La struttura per Paesi del saldo degli
investimenti stranieri diretti rileva il fatto che l’Olanda resta al primo
posto, seguita da Germania, Austria, Italia, Cipro, Francia e Svizzera. La
tendenza di crescita registrata dagli investimenti stranieri è rallegrante,
afferma, a Radio Romania, l’analista economico Aurelian Dochia, attirando, però,
l’attenzione che, rispetto al numero di abitanti, il valore di questi
investimenti colloca la Romania dietro Paesi come l’Ungheria, la Polonia o la
Repubblica Ceca.
Il flusso di
investimenti diretti è estremamente importante per la Romania. Certo che è una
fonte di sviluppo, ma, allo stesso tempo, dev’essere visto anche dalla
prospettiva del deficit che abbiamo nella bilancia commerciale. Tutti sono
preoccupati per questo deficit, ma finchè è coperto tramite flussi di capitale,
come gli investimenti stranieri diretti, credo che dovremmo guardarlo come un
fattore positivo, favorevole allo sviluppo della Romania, specialmente quando
questi flussi di investimenti vanno verso settori dell’economia che hanno la
chance di produrre nel futuro di più e, soprattutto, più valore aggiunto. Da
questo punto di vista, però, i dati statistici che abbiamo adesso sugli
investimenti stranieri diretti rilevano che una buona parte di essi sono andati
verso settori come il commercio e qui è ovvio che è un settore che si rivolge
al mercato interno e che non offrirà nel futuro una crescita della produzione
che porti al rimborso di questi prestiti e all’equilibrazione dei flussi di
capitale. Tuttavia, per l’economia romena, l’attrattività della Romania resta
importante per gli investitori romeni, in quanto c’è un divario notevole per
quanto riguarda la saturazione del mercato interno per molti settori di attività.
Continuiamo ad avere costi con la manodopera più bassi, sebbene questi siano
cresciuti rapidamente negli ultimi anni, ma restano a livelli di molto
inferiori a quelli su mercati come la Germania e la Francia e evidentemente il
processo di integrazione molto forte con i mercati dell’Unione Europea rendono
la Romania un posto attraente per gli investimenti stranieri, ha spiegato Aurelian
Dochia.
Ci saranno
ancora sfide per gli investimenti stranieri diretti – soprattutto le tensioni
sul mercato del lavoro e l’intensificazione dei deficit gemelli: quello fiscale
e quello di conto corrente – anticipano gli analisti, ma, a medio termine,
continueranno a registrarsi entrate importanti di investimenti stranieri
diretti in Romania, nel contesto dei divari importanti rispetto alla media
europea in materia di infrastruttura e dato l’alto potenziale di evoluzione
della produttività totale dei fattori di produzione in Romania rispetto agli
altri Paesi della regione. La fiducia di cui gode l’economia romena tra gli
investitori si riflette, d’altra parte, nella recente decisione di una delle
maggiori agenzie di servizi di indicizzazione nel mondo, FTSE Russel, che ha promosso
la Borsa Valori di Bucarest dallo status di mercato di confine a mercato
emergente secondario. Grazie a questo qualificativo, la Romania ha, adesso,
accesso a fondi di investimenti 30 volte maggiori rispetto al precedente
periodo. Secondo il presidente del Consiglio di Amministrazione della Borsa
Valori di Bucarest, Lucian Anghel, non si tratta di una decisione politica,
bensi’ della decisione di una serie di comitati di cui fanno parte investitori
internazionali, banche-custodi, grandi broker internazionali, e che gestiscono
centinaia di miliardi di euro. Praticamente, afferma Lucian Anghel, questi
investitori hanno votato il fatto che desiderano investire sul mercato di
capitale in Romania.
Secondo WOOD&Company,
il valore dei fondi di investimenti internazionali che potrebbero investire sui
mercati emergenti è 128 volte maggiore rispetto al valore dei fondi che
potrebbero investire sui mercati di confine. Evidentemente, non sono obbligati
a investire in Romania, ma, almeno finora, non era consentito loro, secondo le
regole, di investire in Romania. Avanziamo in un’altra categoria come mercato
di capitale, ci ha detto sempre Aurelian Dochia.
È l’inizio
di un bel viaggio, affermano gli specialisti, ma gli sforzi di ammodernamento e
sviluppo della Borsa Valori romena devono continuare per il consolidamento del
neo acquisito status e persino per un progresso ancora più importante.