La Romania e la sicurezza cibernetica
In un'intervista a Radio Romania, il capo della diplomazia di Bucarest, Teodor Melescanu, ha ricordato che il nostro Paese concede un'attenzione speciale alla strategia globale di politica estera e di sicurezza e alla cooperazione tra l'UE e la NATO.
Corina Cristea, 10.11.2017, 13:20
Membro della NATO dal 2004 e dell’Unione Europea dal 2007, la Romania è profondamente impegnata, accanto agli altri stati membri, in tutti gli aspetti attinenti alla politica di sicurezza. In un’intervista a Radio Romania, il capo della diplomazia di Bucarest, Teodor Melescanu, ha ricordato che il nostro Paese concede un’attenzione speciale alla strategia globale di politica estera e di sicurezza e alla cooperazione tra l’Unione e l’Alleanza Nord-Atlantica.
Oggi, la Romania non è solo un beneficiario della NATO, ma anche un partecipante rilevante al processo decisionale e al perseguimento degli obiettivi alleati, sia che parliamo del consolidamento della posizione di difesa e scoraggiamento sul fianco est, in equilibrio e coerenze tra le aree nord e sud, sia che parliamo dell’accoglienza del sistema di difesa antimissile, dei contributi particolarmente seri che abbiamo recato in Afghanistan o dell’appoggio che offriamo alla sicurezza cibernetica dell’Ucraina. La crescita del budget della difesa al 2% del Pil quest’anno ha rafforzato questa nostra credibilità anche a livello internazionale. Dobbiamo fissare e certificare queste capacità in vista del vertice della NATO del 2018, ha spiegato il ministro.
Riunitisi questa settimana a Bruxelles in una seduta incentrata sugli sforzi di adattamento dell’Alleanza alle sfide del XXI secolo, i ministri della Difesa dei Paesi membri della NATO hanno esaminato principalmente le misure volte a migliorare il transito delle truppe alleate sia oltre l’Atlantico che all’interno dell’Europa, a rafforzare la difesa cibernetica, il programma di riarmo della Corea del Nord, ma anche l’inivio di truppe supplementari in Afghanistan. La NATO ha deciso di costituire due nuovi comandi destinati a rinforzare la capacità di intervenire a sostegno dei Paesi alleati, soprattutto europei, nell’eventualità di un conflitto. Uno dei comandi interessa la circolazione nell’Atlantico, mentre l’altro risponderà alle necessità logistiche della NATO.
D’altra parte, i ministri hanno deciso di integrare i mezzi nazionali di difesa cibernetica con quelli dell’Alleanza. Integreremo le capacità cibernetiche nazionali nelle missioni e operazioni della NATO, così come abbiamo fatto con le capacità convenzionali – navi, carri armati o aerei. Rimarranno sotto controllo nazionale, però saranno integrate con le missioni della NATO, ha spiegato il capo dell’Alleanza, Jens Stoltenberg.
Il tema sulla sicurezza riveste una nuova dimensione e questo fatto è connesso alla sicurezza cibernetica. Nessun Paese ce la fa da solo, perciò anche in sede della Commissione Europea è stato proposto un pacchetto di misure concrete, tra cui il quadro comune per la certificazione dei prodotti di sicurezza, ha dichiarato d’altra parte a Bucarest il commissario europeo per economia e società digitali, Mariya Gabriel. Per noi, questo è un passo in avanti, ha dichiarato il commissario – da una parte i consumatori devono sapere a che livello di sicurezza risponde un prodotto, e dall’altra vogliamo portare dei benefici alle compagnie europee, un certificato che sia riconosciuto nell’intera UE, riducendo il peso amministrativo e finanziario.
Il tema è stato dibattuto nel corso di una conferenza amministrativa intitolata Nuove sfide globali nel campo della sicurezza cibernetica, incentrata sul potenziale del settore digitale. Attualmente troppo contenuto su internet istiga a terrorismo o radicalizzazione. Il 41% del contenuto illegale già segnato non viene rimosso, di cui il 28% rimane per più di 24 ore. Si sa che il più forte impatto di questi materiali è nelle prime due ore, ha aggiunto il commissario europeo. A sua volta, il ministro romeno con delega agli Affari europei, Victor Negrescu, ha spiegato che ogni anno i costi della mancanza di protezione online ammonta a 400 milioni di dollari. Se non riusciamo a fare quello che ci siamo prefissi a livello europeo, nazionale, i costi possono ammontare a 2,1 trilioni di dollari, il che significa costi enormi, che avranno effetti sul consumatore, e non solo sulle compagnie e sull’amministrazione pubblica.
La Romania deve impegnarsi di più nella creazione di un reale mercato della sicurezza cibernetica e consolidare la sua posizione di leader regionale nel settore, ha valutato il ministro delle comunicazioni Lucian Sova, richiamando l’attenzione che i cittadini, ma soprattutto le compagnie, devono essere consapevoli anche dei pericoli e non solo dei vantaggi derivanti dallo scambio rapido di informazioni su internet. Dobbiamo incoraggiare l’ambiente d’affari a capire i pericoli che si trovano ovunque dalla prospettiva cibernetica, e d’altra parte contribuire in maniera attiva anche alla creazione di un mercato onesto, corretto, in grado di funzionare e recare il proprio contributo al rafforzamento della sicurezza in questo settore, ha detto il ministro.
Le cifre indicano che fino al 2020 si conteranno 4,1 miliardi di utenti internet e più di 26 miliardi di impianti di rete, praticamente la popolazione globale triplicata. Dal punto di vista economico, ciò significa un contributo in più allo sviluppo europeo e, implicitamente, a quello globale. Le stime indicano che entro il 2020 il settore digitale potrà arrecare oltre un trilione di dollari. Ma anche dei costi. E le statistiche rilevano che oltre la metà delle compagnie europee si sono già confrontate con un attacco cibernetico. (traduzione di Iuliana Anghel)