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La migrazione, tra sfide e benefici

Si stima che siano quasi 10 milioni i romeni che vivono attualmente all'estero.

La migrazione, tra sfide e benefici
La migrazione, tra sfide e benefici

, 06.01.2022, 17:05

Lo scorso 18 dicembre, presso la Basilica dei Santi XII Apostoli di Roma si è tenuta la sesta edizione del Concerto di Natale “Le tradizioni attraverso gli occhi dei bambini”. Gli organizzatori – lAssociazione “Insieme per lAthos – Onlus”, lAccademia di Romania in Roma e la Diocesi Ortodossa Romena dItalia – hanno sottolineato, in quella occasione, che la maggioranza dei bambini che hanno partecipato al concerto sono nati in Italia, ma sono sensibili alle vecchie usanze e tradizioni popolari tramandate dai loro genitori e hanno imparato a conoscere meglio le tradizioni frequentando le parrocchie romene in Italia e corsi di lingua romena. Parliamo di un pezzo di Romania allestero, un esempio di integrazione di millioni di romeni nei loro Paesi di adozione. Ospite a Radio Romania, leurodeputato Eugen Tomac, un buon conoscitore della problematica dei romeni allestero, ha parlato dei problemi e delle situazioni che ha incontrato nelle comunità di romeni, del modo in cui essi si sono organizzati e di come li potrebbe sostenere meglio lo stato romeno. “Abbiamo le scuole domenicali, abbiamo tantissime chiese ortodosse, cattoliche, uniati, protestanti e neoprotestanti nellintero mondo. Ne ho visitate moltissime. Quindi i romeni laddove hanno sentito il bisogno di organizzarsi si sono organizzati. E cè unaltra cosa estremamente importante. Ho incontrato romeni che hanno lasciato da anni il Paese e a casa parlano la lingua del Paese in cui vivono con i figli e hanno figli che dopo qualche anno non parlano più il romeno. E ho incontrato romeni che hanno lasciato il Paese da 40-50 anni, hanno avuto figli allestero e a casa hanno parlato solo in romeno, hanno celebrato tutte le feste romene, quindi è anche una questione di volontà. Se uno ci tiene alla propria identità, la coltiva e la mantiene cosi come lha ereditata, a seconda dellattaccamento. Se uno non ha questo bisogno di mantenere il legame con le proprie radici, viene decisamente assimilato. È una realtà che ho incontrato. Ciò che deve fare lo stato romeno è creare strumenti con cui sostenere queste scuole domenicali, le istituzioni culturali che abbiano unagenda molto più consistente, molto più ricca di eventi ed è chiaro che internet ci aiuta tutti a comunicare in tempo reale e a seguire tutto ciò che succede nel Paese e senza grandi sforzi.”



Si stima che siano quasi 10 milioni i romeni che vivono attualmente allestero, sia emigrati romeni, che etnici romeni delle comunità storiche/tradizionali nei Paesi confinanti con la Romania. La maggioranza di coloro che hanno scelto di lasciare il Paese sono andati in Italia, Spagna e Gran Bretagna, mentre la maggioranza dei romeni delle comunità storiche si trovano in Repubblica di Moldova, Ucraina e Serbia. Le statistiche rilevano un cambio di tendenza negli ultimi anni tra quelli che lasciano la Romania – dopo che per molto tempo le destinazioni predilette sono state Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, i romeni hanno cominciato a preferire lEuropa Occidentale (Francia, Gran Bretagna) e Settentrionale (Benelux, Germania, Danimarca, i Paesi scandinavi).



Le statistiche rilevano inoltre che inclusivamente i romeni delle comunità storiche nei Paesi confinanti con la Romania seguono questa tendenza regionale della migrazione economica. Più vicino o più lontano dal Paese, i romeni si sono adattati, ma si confrontano con diverse sfide. La minoranza romena in Serbia, ad esempio, si confronta con il mancato riconoscimento della Chiesa Ortodossa Romena in questo Paese come chiesa tradizionale e della confessione religiosa degli etnici romeni della Valle del Timoc. E al di là di Voivodina, i servizi di radiodiffusione pubblica in lingua romena sono estremamente limitati, come succede anche con lacesso allistruzione e ai servizi religiosi in lingua romena.



“La problematica dei romeni nei Paesi confinanti con la Romania è diversa e ha varie sfumature da un Paese allaltro – la Repubblica di Moldova è di per sè un argomento estremamente complesso, la relazione con i romeni in Serbia o nellintera Penisola Balcanica ha altre sfumature, estremamente importanti e che necessitano di un certo tipo di attenzione e delluso anche di altri strumenti, diversi da quelli bilaterali. E certo che non possiamo trascurare una realtà che, purtroppo, e lo dico con rimpianto, certe istituzioni dello stato romeno trattano superficialmente, e non parlo del Ministero degli Esteri, la relazione con i metà milione di romeni nello stato confinante, parlo di quello in Bucovina, nel sud della Bessarabia e nel Maramureș storico, in Ucraina”, ci ha detto Eugen Tomac.



Del tutto diversa la situazione dei romeni che lavorano nellUe, e uno dei problemi con cui si confrontano a volte riguarda le condizioni lavorative. Una buona conoscenza dei propri diritti e unassistenza adeguata da parte delle autorità dei rispettivi Paesi possono ridurre al minimo gli abusi sui romeni allestero, afferma Eugen Tomac, ricordando quanto sia importante che loro conoscano i propri diritti, ma anche che la rete di addetti per questioni di lavoro che la Romania ha in Europa funzioni bene. Molti romeni vivono anche fuori dai confini europei. Ma ovunque si trovassero, i romeni allestero andrebbero meglio assistiti dai servizi consolari affinchè sia evitato qualsiasi tipo di abuso nei loro confonti, ha sottolineato Eugen Tomac.




Foto: geralt / pixabay.com
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