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Il fenomeno DeepSeek

Le azioni di diverse grandi aziende americane, come Nvidia, Microsoft o Meta, sono crollate a gennaio dopo che la società cinese DeepSeek, coinvolta nello sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale, ha messo in dubbio "l'aura di invincibilità" che circonda l'industria tecnologica statunitense.

(Photo by Solen Feyissa on Unsplash)
(Photo by Solen Feyissa on Unsplash)

, 25.02.2025, 16:14

Le azioni di diverse grandi aziende americane, come Nvidia, Microsoft o Meta, sono crollate a gennaio dopo che la società cinese DeepSeek, coinvolta nello sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale, ha messo in dubbio “l’aura di invincibilità” che circonda l’industria tecnologica statunitense. Più precisamente nel giorno in cui DeepSeek ha presentato un modello di intelligenza artificiale con prestazioni paragonabili a quelle offerte dai chatbot occidentali come ChatGPT, ma ad un costo decisamente inferiore. Il suo modello a basso costo è diventato rapidamente l’app gratuita più scaricata sull’App Store di Apple negli Stati Uniti subito dopo il suo lancio, superando ChatGPT. È il “momento Sputnik dell’intelligenza artificiale”, ha stimato Marc Andreessen, venture capitalist della Silicon Valley e consigliere di Donald Trump, riferendosi al satellite lanciato dall’Unione Sovietica nel 1957, quando gli Stati Uniti furono colti di sorpresa dai risultati tecnologici del loro rivale.

Quanto è prezioso il risultato ottenuto dall’azienda cinese e quali sfide comporta? Florin Zeru, specialista in comunicazione strategica presso la Scuola Nazionale di Studi Politici e Amministrativi: “Vedo il momento DeepSeek come un vaso di Pandora. Cioè ampia accessibilità, immenso potere e rischi nascosti. Immagina il vaso di Pandora della mitologia greca. Ma questa volta, invece di una scatola fisica, abbiamo un programma per computer, un modello di intelligenza artificiale molto potente, pieno di vaste conoscenze e capacità impressionanti. Ma proprio come nel mito, anche questa scatola porta con sé un monito. Non è una scatola qualsiasi, ma una scatola che una volta aperta rilascia nel mondo cose buone e cose cattive. E la natura open source di DeepSeek e la notevole efficienza rendono questa scatola accessibile quasi a chiunque. E qui sta il grosso problema, qui nasce il parallelo con il mito di Pandora: una volta aperto il vaso, non si può più tornare indietro. Una volta che viene reso disponibile a chiunque uno strumento così potente, non si ha più il controllo completo su come verrà utilizzato. E purtroppo DeepSeek ha anche un punto debole: può essere ingannato. Attraverso istruzioni speciali, chiamate Jailbreak prompt, gli utenti possono aggirare le restrizioni imposte dai programmatori e ottenere risposte che DeepSeek normalmente rifiuterebbe. E ragioniamola così, se nelle mani di specialisti DeepSeek può essere utilizzato per accelerare la ricerca scientifica, per creare nuovi farmaci, per sviluppare soluzioni a problemi complessi, nelle mani di malintenzionati lo stesso strumento può essere utilizzato per generare disinformazione, creare malware o addirittura pianificare attacchi. È come dare a chiunque l’accesso a una tecnologia altamente avanzata senza assicurarsi che la usi in modo responsabile.”

La produzione dell’applicazione costa circa mille volte meno di quanto investono le grandi aziende americane di intelligenza artificiale. Come può DeepSeek permettersi di avere prezzi così bassi? Perché è sostenuto dallo stato cinese, spiega Florin Zeru. ”È un simbolo delle ambizioni della Cina di diventare un leader globale nel campo dell’intelligenza artificiale. È un segnale che Pechino sta investendo molto in questo settore e che è determinata a raggiungere gli Stati Uniti. Finora gli Stati Uniti hanno avuto un chiaro vantaggio nel campo dell’intelligenza artificiale grazie alle loro aziende come OpenAI, Google, Microsoft, ma DeepSeek dimostra che questo dominio non è più garantito e che la Cina sta recuperando fortemente e il divario si sta riducendo rapidamente.”

Il successo di DeepSeek è stato una sorpresa anche perché arriva mentre gli Stati Uniti, invocando la sicurezza nazionale, spingono da anni per limitare la vendita di chip IA avanzati alla Cina. Le preoccupazioni riguardano anche il fatto che i dati raccolti dagli utenti vengono archiviati su server in Cina sotto il controllo di due società registrate in Cina, come ha confermato DeepSeek. Si tratta di informazioni sul profilo, richieste degli utenti, informazioni tecniche, informazioni sull’utilizzo, cookie e informazioni di pagamento. Cosa c’è in gioco in questo aspetto? Flavia Durach, specialista della comunicazione. “Non si tratta solo di ciò che sappiamo di una determinata persona, ma di ciò che sappiamo di un particolare profilo utente di Internet. Di solito si lavora con le tendenze. Certo, puoi letteralmente spiare una persona in base alla sua attività su Internet. Ma dal punto di vista della concorrenza, ad esempio, tra paesi, come tra gli Stati Uniti e la Cina, penso che si ponga piuttosto il problema dell’accesso a grandi serie di dati, che possono essere interpretati come statistiche. E che, da un lato, possoni contribuire a migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi di quell’azienda. Essa può migliorare rispetto ai suoi concorrenti proprio perché ha accesso a dati che gli permettono di sviluppare tutti i tipi di servizi adiacenti, sapendo già qual è il profilo del pubblico, cosa vuole, qual è il suo comportamento. Per quanto riguarda la lotta tra Stati, può anche trattarsi di tentativi di manipolazione, influenza, interferenza nelle elezioni quando possono prendere di mira il pubblico, conoscendone il profilo, il comportamento e le preferenze, con messaggi personalizzati per influenzare.”

A livello personale, spiega Flavia Durach, si può parlare di tentativi di hacking, di furto di dati personali, e ci sono tanti modi in cui si possono danneggiare i dati, a seconda, ovviamente, del contesto e delle circostanze.

Foto: geralt / pixabay.com
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