Umorismo letterario romeno
Con un forte senso dell'autoironia, i romeni trovano sempre dei motivi per prendersi gioco di se stessi, con più o meno clemenza.
Christine Leșcu, 24.03.2020, 11:18
Con un forte senso dell’autoironia, i romeni trovano sempre dei motivi per prendersi gioco di se stessi, con più o meno clemenza. Nel corso della loro storia, hanno preso di mira, ad esempio, città o regioni, diventate bersagli di derisione nazionale. Durante la seconda metà del XIX secolo e per gran parte del XX secolo, i burloni puntarono sulla piccola città di Mizil, in provincia di Prahova, collocata quasi a metà strada tra le più importanti Ploieşti e Buzău nella Romania sud-orientale. Il Paese viveva all’epoca all’insegna di una modernizzazione accelerata, ma anche complicata per certi versi. Tuttavia, nell’immaginazione popolare, la città di Mizil diventò rapidamente un simbolo dell’ambizione per la modernizzazione affrettata e, in alcuni casi, incompiuta.
La città è citata anche in opere letterarie, come i volumi di aforismi di Cilibi Moise. Commerciante ebreo di Bucarest, noto per la sua bancarella piena di cinafrusaglie nella zona commerciale di via Lipscani, nel centro della capitale, Cilibi Moise non sapeva né leggere né scrivere. Dettava semplicemente le sue battute a un tipografo che le pubblicò fino al 1870, anno della sua morte. Nelle sue ricerche sui riferimenti letterari e umoristici della città di Mizil, il giornalista Eugen Istodor ha scoperto aspetti interessanti sul commerciante ebreo.
Questo personaggio, Cilibi Moise, non era solo un narratore di talento, ma aveva anche capito che le sue storie divertenti potevano essere stampate. Trovò, quindi, un tipografo che stampava instancabilmente le sue parole scherzose negli opuscoli, fino al 1870 all’incirca. Dai suoi detti scherzosi e pungenti allo stesso tempo, ispirati alla città di Mizil, ce n’è uno rimasto famoso: Mizil, ponte grandioso, acqua mancante. Una frase che è rilevante ancora oggi e io lo posso confermare. Durante un mio recente viaggio nella zona, ho visto con i miei occhi un ponte su un filo di acqua, troppo anemico per giustificare le dimensioni della struttura. Era, quindi, uno scherzo fatto dal nostro personaggio, dice Eugen Istodor.
All’inizio del Novecento, parecchi scrittori rivisitarono le battute sulla città di Mizil. Nel 1900, il grande drammaturgo Ion Luca Caragiale – lui stesso nato in provincia di Prahova – pubblicò il famoso racconto schizzo O zi solemnă / Una giornata solenne, in cui parlava non solo del borgo, ma anche del sindaco all’epoca, Leonida Condeescu, personaggio reale e suo conoscente. Il giornalista Eugen Istodor presenta il contesto in cui venne pubblicato lo schizzo, citando dall’opera stessa.
Possiamo dire Termopili senza dire Leonida? Certo che no. Ebbene, allo stesso modo, chi dice Leonida dice Mizil. Non possiamo immaginare altrimenti nè Mizil nè Leonida. È impossibile dettagliare in un quadro così ristretto ciò che Leonida ha fatto per il suo borgo. Pertanto, sono contento di notare solo alcuni dei suoi gesti più importanti, spinti sempre dal desiderio ardente di affermare l’importanza di Mizil, di accelerare lo sviluppo di Mizil, di far fiorire Mizil, scrive Caragiale. Ecco anche i fatti. Il problema sembra essere stata l’ambizione sproporzionata di Leonida che si era messo in testa di risolvere il problema storico della distanza tra le città di Ploiești e Buzău, e in particolare dello status e dell’identità del borgo di Mizil. Fa del suo meglio, va persino in udienza al Re al quale dice: Maestà, tutto è stato fatto per le altre città e niente per Mizil! Non siamo capoluogo provinciale, non abbiamo un tribunale, nessun vescovado, nessun 32° reggimento, nessuna scuola superiore, nessuna facoltà di medicina, nessun teatro nazionale, nessun ponte sul Danubio – non abbiamo niente, assolutamente niente!… Preghiamo Vostra Maestà di darci anche un po’ di tutto questo. Infine, qualcosa si risolve: viene creato il treno espresso che collega Bucarest e Berlino, via Breslavia. Leonida osserva il percorso ufficiale e nota una svista: il treno non si ferma a Mizil. Dopo un anno di insistenze e suppliche, il sindaco finalmente ottiene qualcosa. Il 1° maggio 1900, il treno n. 5 Bucarest-Berlino e il treno n. 6 Berlino-Bucarest si fermarono alla stazione di Mizil, ricorda ancora Eugen Istodor.
È un lieto fine che ha confermato la fama umoristica della città di Mizil, ma che ha anche messo a prova l’amicizia tra Caragiale e il sindaco Leonida Condeescu. Le battute su Mizil si moltiplicarono nella stampa dell’epoca. Il noto scrittore e giornalista d’avanguardia Geo Bogza dedica alla piccola città il servizio intitolato 175 minuti a Mizil, l’esito di una sua sosta, che pubblicò nel 1938.
Geo Bogza suggerisce di essersi annoiato a morte nel borgo di Mizil. E inizia a elencare cosa ha visto e fatto lì. 20° minuto: Torno in piazza. Un recinto di legno. 23° minuto: Arrivo in mezzo alla piazza. Non mi muovo più. Immaginiamo Geo Bogza in piedi fermo per un minuto! Anzi, vorremmo cronometrarlo! 24° minuto: Mizil! 26° minuto: Un cane passa per strada. 27° minuto: Sono a Mizil. Al 31° minuto, il cane che aveva visto al 26° torna, sembrando piuttosto annoiato, conclude il giornalista Eugen Istodor.
Le battute su Mizil prendono in giro una città provinciale troppo ambiziosa, che non coglie la vera misura della sua realtà. Intanto, nell’immaginazione popolare e nelle opere letterarie, Mizil ha lasciato il posto a città quali Caracal, Vaslui o Focşani.