Regina Maria di Romania e i suoi gioielli
Sovrana di Romania tra il 1914 e il 1927, come consorte di Re Ferdinando, Regina Maria visse tra il 1875 e il 1938. Era una nipote della regina Vittoria di Gran Bretagna per parte del padre - il duca Alfredo di Edimburgo, il secondogenito della sovrana.
Christine Leșcu, 02.04.2019, 10:51
Sovrana di Romania tra il 1914 e il 1927, come consorte di Re Ferdinando, la Regina Maria visse tra il 1875 e il 1938. Era una nipote della regina Vittoria di Gran Bretagna per parte del padre – il duca Alfredo di Edimburgo, il secondogenito della sovrana inglese, nonchè cugina dell’ultimo zar della Russia, Nicola II, per parte della madre, la Granduchessa Maria Aleksandrovna. Rimasta nella memoria collettiva dei romeni principalmente per i suoi impegni diplomatici nella Grande Unificazione del 1918, Regina Maria affascinava in ugual misura grazie alla sua forte personalità. Amava tanto le arti e promuoveva le tradizioni dei romeni. Evidentemente, come per tutti i sovrani, la sua vita pubblica si incrociava con quella privata.
Una storia apparentemente intima, come quella dei gioielli personali, è collegata anche alle vicissitudini della storia vissuta dalla Romania nel Novecento. Lungo la sua vita, Regina Maria ha ricevuto, ereditato o acquistato quasi 400 gioielli e gemme. Purtroppo, molti sono andati smarriti e il recupero fu impossibile. Un inventario informale è stato raccolto nel volume I gioielli di Regina Maria, firmato da Diana Mandache e pubblicato dall’editrice Corint. L’autrice è stata spinta a scriverlo dopo aver scoperto negli archivi del Consiglio Nazionale per gli Studio degli Archivi della Securitate, l’ex polizia politica del regime comunista, dei disegni e acquerelli raffiguranti buona parte di questi gioielli. Queste immagini, accompagnate da foto d’epoca e ritratti, hanno rappresentato il punto di partenza di Diana Mandache nel ripercorrere la storia dei gioielli della sovrana, a partire da quelli ereditati dalla sua celebre nonna, Regina Vittoria.
Dall’epoca vittoriana sono sopravvissuti a parecchi cambiamenti di regimi e legislazioni, due bracciali interessantissimi. Uno in turchese, avendo incastonate ciocche dei capelli dei primi quattro figli, era appartenuto alla regina Vittoria. L’altro era un bracciale d’oro con miniature dipinte – i ritratti dei figli del duca di Edimburgo, tra cui anche quello dell’allora principessa Maria, la futura regina di Romania. Pur essendo di proprietà privata, i gioielli vennero confiscati dal regime comunista. Un’abitudine bolscevica, seguita anche dai comunisti romeni a partire dal 1948. Alcuni non vennero inventariati, bensì addirittura smembrati per essere trasformati in pezzi più piccoli, spiega Diana Mandache.
Oltre ai gioielli ereditati dalla nonna, Maria ne ricevette tanti in dote, quando sposò Re Ferdinando. Ma tutti questi pezzi pregiati furono inviati in Russia, insieme al Tesoro della Romania, dopo l’entrata del Paese nella prima Guerra mondiale, nel 1916. Pochi oggetti del Tesoro sono stati recuperati fino ai nostri giorni, e i gioielli della sovrana si ritrovano, purtroppo, fra i pezzi mai rimpatriati e impossibile da trovare.
Il primo carico del Tesoro partì per Mosca il 14 dicembre 1916 insieme alle due scatole di ferro che custodivano i gioielli di Regina Maria. Le due scatole furono spedite senza inventario, il che dimostra la fretta con cui si agì. Già nel 1920, su canali diplomatici, era pervenuta la notizia che, tramite il bolscevico Lev Kamenev, una parte dei brillanti della regina sarebbe stata venduta a Londra, ma non all’asta, bensì a collezionisti privati. Un’analoga notizia arrivò nel 1921: alcuni gioielli della sovranna sarebbero stati venduti nei Paesi scandinavi sempre a collezionisti privati. Dopo la guerra, durante le trattative diplomatiche della Conferenza di pace di Parigi, la regina non si era messa nessun gioiello. In primo luogo, non ce ne aveva più, come ricordava anche nei diari e nella corrispondenza. In secondo luogo, voleva mettere in risalto e avvalersi di questo fatto davanti alla commissione per la riparazione dei danni di guerra, che discuteva anche la questione della restituzione del Tesoro, aggiunge Diana Mandache.
Dopo la Grande Unificazione del 1918 e la coronazione del 1922, la collezione di gioielli della Regina fu rifatta tramite nuove acquisizioni, principalmente a cura di Ferdinando. Il re acquistò per la consorte una tiara di zaffiri e diamanti, che, praticamente, comprò da Victoria Melita, la sorella della sovrana. Sempre Ferdinando acquistò la celebre collana Cartier con un enorme zaffiro, un pezzo del tutto particolare. Tramite il Parlamento di Romania, alla gioielleria Falize, venne ordinata la corona – un pezzo eccezionale, con un design particolarissimo, celebre sia per l’abbinamento delle gemme incastonate, che per l’oro della Transilvania in cui venne forgiata. Dopo il 1948, quasi tutti i gioielli rimasti in Romania vennero distribuiti al Ministero delle Finanze e alla Banca Centrale ovvero Statale, come veniva chiamata nel comunismo. Successivemente, arrivarono anche in alcuni musei. Per testamento, Regina Maria lasciò i gioielli alla famiglia. Ovviamente, a volte, l’esilio impose anche la loro vendita. Ad esempio, sua figlia Ileana, arciduchessa d’Austria, fu costretta a vendere la tiara di zaffiri che, secondo le sue parole, non le faceva nè caldo nè freddo, mentre i suoi figli dovevano vivere. Lo stesso valse per l’altra figlia Mignon, già regina della Jugoslavia, che nel 1960 fu costretta a vendere il diadema a raggi di diamante, conclude Diana Mandache.
Attualmente, al Museo Nazionale di Storia della Romania sono esposti alcuni gioielli della regina, rimasti nel Paese dopo l’insediamento del comunismo: poche spille, bracciali, una croce di Malta con ametista e una cintura d’argento, opale e ametista.