Personaggi storici femminili nel cinema comunista romeno
Come tutti i regimi dittatoriali, di destra o di sinistra, anche il comunismo ha trasformato in Romania il film storico in un mezzo di propaganda.
Christine Leșcu, 20.05.2022, 10:59
Come tutti i regimi dittatoriali, di destra o di sinistra, anche il comunismo ha trasformato in Romania il film storico in un mezzo di propaganda. L’ideologia che il cinema doveva riflettere era quella nazional-comunista con tutte le sue distorsioni storiche ed eliminazioni della verità. Nel comunismo, il film era intento ad avere anche un ruolo pedagogico, educando generazioni sulla storia nazionale e sul tipo di patriottismo che i romeni dovevano adottare nel loro comportamento. Soprattutto dopo il 1974, è più pronunciato il coinvolgimento programmatico del cinema romeno nel progetto di propaganda del partito comunista, di creare l’uomo nuovo, costruttore consapevole della società socialista multilateralmente sviluppata e della nazione socialista.
I soggetti di questi film risalivano al periodo dell’antichità daco-romana, del Medioevo, quando i principati di Moldavia e Valacchia si coagularono meglio, e del XIX-XX secolo, evitando sempre di menzionare il contributo della monarchia alla modernizzazione dello stato romeno. Tra gli altri, nella realizzazione di questi film si sono distinti i registi Mircea Dragan, Gheorghe Vitanidis, Doru Nastase, ma soprattutto Sergiu Nicolaescu, prolifico regista e, forse, il più efficace creatore di film storici, che ha fondato e alimentato la mitologia nazionalista -comunista, come lo definisce la professoressa Mihaela Grancea dell’Università Lucian Blaga di Sibiu. Ma come sono apparsi i personaggi storici femminili in questo universo cinematografico manicheo dominato da uomini, eroi e nemici? Le donne in questi film sono state descritte in modo realistico – sebbene le fonti storiche forniscano poche informazioni sulle mogli, le madri e le figlie dei governanti – o sono state anche incluse nell’ideologia? Ci risponde sempre la professoressa universitaria Mihaela Grancea.
Nella maggior parte dei film, la presenza delle donne è fugace ed esotica. Abbiamo solo alcune apparizioni nel forse più famoso film storico romeno – Mihai Viteazul/ Michele il Bravo. Si tratta della signora Stanca e dell’amante di Mihai, colei che gli facilitò alcuni legami esterni per l’agevolazione di prestiti finanziari. Gli stereotipi maschili hanno giocato un ruolo importante in questi film. E le donne erano, piuttosto, assenti, alcune assenze notevoli che incontriamo, soprattutto nei film girati da Sergiu Nicolaescu. Attraverso la sua personalità e le sceneggiature che scrisse da solo o in collaborazione con alcuni degli storici più popolari dell’epoca, ridusse il più possibile l’esistenza delle donne d’élite dei due principati romeni nei rispettivi film, spiega Mihaela Grancea.
C’è però un’eccezione: il film diretto da Malvina Urșianu, Il ritorno del Principe Lăpușneanu, girato nel 1980, e tratto dal racconto classico Alexandru Lăpușneanu di Costache Negruzzi. In questa produzione, che presenta il secondo regno, tragicamente conclusosi, del sovrano moldavo Alexandru Lăpușneanu, si notano pienamente due presenze femminili: la moglie di Alexandru Lăpușneanu, Ruxandra, e la signora Chiajna, sua sorella, che a quel tempo era colei che dominava la scena politica interna e non solo. Le due donne – le figlie di Petru Rareș, quindi nipoti di Stefano il Grande – furono reggenti mentre i figli erano minorenni.
Le due donne hanno caratteri diversi e il film lo sottolinea. Nel film seguiamo l’evoluzione caratteriale di Ruxandra che, da essere apatico e poco entusiasta, che ha dovuto sposare l’usurpatore Joldea, si adatta in qualche modo nei primi anni al suo matrimonio con Alexandru Lăpușneanu, che in gioventù sembrava più ragionevole in come leader politico. Mentre la paranoia avvolge Lăpușneanu, notiamo come si allontani da lui e sia attenta a preservare il suo status e quello dei suoi figli. Farà il gesto ipotetico ma radicale di avvelenare il marito. Per quanto ne so, le fonti della cronaca sono piuttosto ambigue. Invece, nel film, secondo il racconto di Negruzzi, è lei che avvelena Alexandru Lăpușneanu. E lei sale al trono di Moldova suo figlio, Bogdan, essendo lei in questo periodo reggente, aggiunge la nostra ospite.
L’altro personaggio femminile principale nel film è la signora Chiajna, un’altra figlia del sovrano della Moldova Petru Rareș e moglie del principe della Valacchia, Mircea Ciobanul. La signora Chiajna, infatti, è anche oggetto di altre opere letterarie, essendo un simbolo di crudeltà e ambizione, una sorta di controesempio al modello di femminilità docile e gentile che a lungo ha circolato nella storia. E proprio questo ruolo, già un luogo comune nella storiografia e nella letteratura, è interpretato dalla signora Chiajna nel film di Malvina Urșianu.
La signora Chiajna è un personaggio stereotipato. Si pensa che abbia un aspetto molto arrogante, privo di sottigliezza. Però mostra una parte della straordinaria volontà reale di questa donna che, in un tempo di crisi politica – il XVI secolo fu pieno di tali crisi politiche e crudeltà – riuscì ad imporre la sua volontà. E non è finita nè troppo presto nè in modo drammatico, come la signora moldava morta all’età di 32 anni per una malattia naturale. Il film si distingue per i suoi cromatismi, per l’espressività della sua immagine, per la sua ricostruzione storica. Notiamo anche la volontà di presentare una scenografia prossima alle proiezioni dopo i brani shakespeariani. In tali proiezioni, infatti, si incontrano ombre e chiaroscuri. Penso in primis a quello realizzato da Orson Wells tratto da Macbeth, conclude Mihaela Grancea.